L’ATENEO FINANZI I PROPRI STUDENTI
C’è stata grande amarezza tra i rappresentanti degli studenti universitari per come si è conclusa la vicenda relativa alle borse di studio. Si sono sentiti abbandonati dal rettore che non sarebbe stato al loro fianco durante la lotta ingaggiata con la Provincia, mentre non avrebbe esitato ad apparire in conferenza stampa insieme all’assessora Sara Ferrari. Occorre ricordare che la materia del diritto allo studio è di competenza provinciale: formalmente l’università non se ne deve occupare. Una ragione teorica, quindi, spiega perché l’università non è intervenuta nel confronto tra gli studenti e la Provincia. È anche vero che quella medesima ragione rende poco comprensibile la presenza del rettore alla conferenza stampa convocata dopo l’approvazione della delibera con cui la giunta ha definito gli indirizzi generali per la programmazione degli interventi da parte dell’Opera universitaria.
Il tema del diritto allo studio è troppo importante per inseguire i formalismi. In gioco è il futuro dei nostri ragazzi, in un momento in cui la crisi rende difficile per tante famiglie mantenere i figli all’università. Sarebbe ingeneroso negare gli sforzi che la Provincia sta facendo: ha stanziato un milione di euro in più di quanto originariamente previsto. Ciò non toglie, tuttavia, che all’esito della riforma il numero dei beneficiari diminuirà rispetto a prima. Io penso sia invece importante ampliare il più possibile tale platea. Ad esempio, innalzando la cosiddetta «soglia Isee» per ottenere la borsa, allineandosi alle regioni che la tengono al limite più alto (23.000 euro l’anno).
Per fare ciò occorrono ulteriori risorse. Come trovarle, visto che la Provincia sostiene di aver fatto il massimo possibile? Con la delibera 1473 del 30 agosto scorso, la giunta provinciale ha fissato la «quota premiale» spettante all’ateneo di Trento in attuazione di quanto previsto nell’atto di indirizzo 20122014. In ragione del comportamento virtuoso tenuto, l’università si è guadagnata il diritto a ottenere 12 milioni di euro. Ebbene: di comune accordo tra Provincia e università, si utilizzi parte di quei soldi (uno o due milioni di euro) per incrementare i fondi a disposizione in modo da consentire un innalzamento della soglia Isee, garantendo quindi l’accesso di un maggior numero di giovani alle borse di studio. Una università che utilizza parte del premio per finanziare i propri studenti sarebbe davvero un bel segnale.