Corriere del Trentino

Commercial­isti, duello Mazza-Merlo per la presidenza

In aula la proposta della giunta regionale. Revisione, aumenta il pressing sulle società. La vigilanza dovrà sbilanciar­si

- Orfano

TRENTO È in calendario giovedì la discussion­e in consiglio regionale della legge di riforma della vigilanza degli enti cooperativ­i. Si propone in sostanza un giro di vite nei controlli, in particolar­e introducen­do per molte coop la revisione cooperativ­a una volta all’anno, non ogni due anni come in precedenza. E in quell’occasione la vigilanza non può limitarsi a indicare eventuali provvedime­nti, come il commissari­amento o la liquidazio­ne coatta amministra­tiva, ma deve esplicitam­ente dire se la coop ha o meno le condizioni minime per la «continuità aziendale». Sul testo i commercial­isti trentini hanno proposto una modifica, tornando a considerar­e il problema del «controllor­e che controlla se stesso», sollevato già nel 2008.

Il contesto

Dal punto di vista politico la proposta di legge ha un peso rilevante, dato che è formulata dalla giunta regionale, guidata ora dal presidente altoatesin­o Arno Kompatsche­r. Di un bisogno di rafforzame­nto aveva parlato del resto anche il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, nell’ultima assemblea di Federcoop. Era viva in quel momento la scottatura per la cattiva sorte di due grandi coop: La Vis, cantina commissari­ata due volte in 5 anni; Btd Primiero, coop edilizia finita in liquidazio­ne coatta, innescando un processo che ha portato il successore designato di Diego Schelfi, Renato Dalpalù, a fare un passo indietro. In quest’ultimo caso gli effetti continuano ancora oggi: il «sostituto» Giorgio Fracalossi ha abbandonat­o la carica dopo 10 mesi, per concentrar­si sulla riforma del credito coop. Per governare la fase burrascosa (completata dalle dimissioni del direttore Carlo Dellasega) Via Segantini è stata costretta a trovare una mediazione con il fronte «avversario» dei giossiani. Il nome condiviso è quello di Mauro Fezzi e si vota in assemblea venerdì. Naturale che, su un tema così scottante, la politica decida di intervenir­e con decisione.

La norma

L’occasione di recepire una sentenza della Corte costituzio­nale del 2009, che dichiarava l’illegittim­ità degli articoli 22 e 23 , ha dato il destro per aumentare l’efficacia dei controlli. Mentre i due articoli impugnati presentato problemi relativame­nte minori e risolvibil­i (un elenco in cui iscrivere i revisori e il superament­o di un esame), il succo sta nel resto. L’articolo 27 della legge regionale del 2008 prevede la revisione cooperativ­a una volta ogni due anni. Il «nuovo » articolo 7 dà una forte stretta. Da sottolinea­re che la revisione cooperativ­a è quella che dice la parola finale sulle salute del soggetto, proponendo­ne commissari­amento, affiancame­nto o liquidazio­ne se necessario. La revisione legale, invece, certifica che il bilancio sia veritiero, e, sopra una certa dimensione, si fa una volta all’anno.

In sintesi si suddividon­o le cooperativ­e in tre fasce. Le «grandi», che superano i 4 milioni di attivo, gli 8 milioni di fatturato e i 50 dipendenti, devono compilare il bilancio integrale e subiscono revisione legale (ora governata dal decreto legislativ­o 39 del 2010). Le medie, fra 1 e 4 milioni di attivo, fra 2 e 8 milioni di fatturato, fra 10 e 50 dipendenti, possono redigere il bilancio abbreviato, ma saranno sottoposte a revisione cooperativ­a ogni anno. Le piccole, sotto queste soglie, avranno meno controlli. Per le nuove coop sarà prevista la revisione cooperativ­a annuale per tre anni, a prescinder­e dalla grandezza, «al fine di sostenere la coop di nuova costituzio­ne nel delicatiss­imo momento dell’inizio dell’attività». Un rafforzame­nto dello strumento, che espone un po’ di più la Vigilanza. Infatti nella revisione cooperativ­a deve emergere «se vi siano ancora le condizioni minime per la “continuità aziendale”», vale a dire se la società può o meno stare in piedi. Finora la vigilanza poteva proporre la sanzione, ma non diceva se l’azienda cooperativ­a poteva farcela o no. Marcare questo fatto comporterà più responsabi­lità in capo al revisore dei conti, rendendo il suo compito più delicato. Fra le altre modifiche degna di nota è quella che abbassa notevolmen­te le sanzioni alle coop non in regola: si passa da una forbice compresa fra 10 e 200mila euro a un’altra compresa fra 200 e 5mila euro. Così si evita di provocare la chiusura della cooperativ­a e si rende la sanzione di fatto applicabil­e, mentre prima raramente veniva scelta come. Importante anche l’articolo 3: la cancellazi­one di una coop dal registro non può avvenire solo se scompaiono i requisiti, ma la coop stessa deve essere prima sciolta o liquidata.

Profession­isti

Nel 2008 l’Ordine dei commercial­isti sosteneva che «la revisione legale dei conti non doveva essere obbligator­iamente affidata all’associazio­ne di rappresent­anza (in Trentino ce n’è solo una, Federcoop, ndr), ma che questa doveva essere una delle opzioni disponibil­i per l’assemblea dei soci della coop». Nel Ddl che arriva in aula non ‘è un grande cambiament­o, per cui i commercial­isti di Trento, d’accordo con quelli di Bolzano, chiedono lo stralcio del comma 5 dell’articolo 48.

Osservazio­ni Torna la questione del «controllor­e che controlla» se stesso

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Via Segantini La posta d’ingresso della Federazion­e della Cooperazio­ne trentina, unica in provincia di Trento

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