I rifiuti abbandonati
Gentile direttore, lo spettacolo desolante e direi repellente che presentano i cestini di viale Rovereto è l’ultimo esempio di come una città possa abbruttirsi per l’incuria dei suoi abitanti. Questa volta non me la prendo con il potere costituito, con il governo della città anche se chiedere e richiedere attenzione per una manutenzione magari più frequente corretta e precisa del decoro delle vie non guasta mai.
Me la prenderei con chi lascia tali sacchetti. E bisogna dire che a detta di chi abita in zona non sono solo persone che vengono dall’esterno che lasciano il loro regalo, ma anche seri e dignitosi trentini, così si dice per aver visto chi si ferma e butta. La cosa è talmente evidente che non c’è molto da aggiungere.
Però una domanda potremmo porla. Si dà per scontato che simili cittadini abitino in una unità immobiliare anche minuscola ma strutturata, non sotto una tenda. E allora va da sé che i rifiuti si pagano in collegamento con le bollette della Trenta. Allora perché buttare così i rifiuti? Unica risposta potrebbe essere di avere contratti
con altri enti erogatori o che i rifiuti sono comunque connessi alle bollette oppure non avere residenza a Trento. Le illazioni a questo punto diventerebbero alquanto machiavelliche.
Sta di fatto che al di là dei
contratti con diversi gestori e degli abusi, c’è alla base una grande maleducazione, un menefreghismo civico paradossale, un disprezzo per gli altri e per la propria città che denota una mentalità grossolana e arrogante. Se fosse possibile
inviterei gli abitanti di viale Rovereto o di altre zone così degradate a fotografare queste persone o le loro targhe.
Sarebbe una gogna mediatica, ma dobbiamo, ciascuno per la sua parte, non consentire
che si macchi una tradizione trentina di civiltà di civismo e di amore per la propria casa cui tutti teniamo. E se qualcuno parla di privacy prenda bidone, spazzolone e guanti e vada a pulire. Poi ne parliamo.
Rita Grisenti,