«Norma sulla giustizia, tempo scaduto»
Dellai al governo: se non approva il testo, i rapporti tra Roma, Trento e Bolzano perdono credibilità «Regione leggera, Consulta ok. Ma è urgente salvare le competenze con il disegno di legge Zeller»
TRENTO «Il governo sblocchi la norma di attuazione sulla giustizia, siamo già oltre i tempi prefissati. Altrimenti il sistema pattizio tra Roma, Trento e Bolzano perde di credibilità. E non è il momento più idoneo». Lorenzo Dellai, presidente della Commissione dei Dodici, lancia una bordata al governo Renzi a meno di due mesi dal referendum.
Lei ha appena incontrato il sottosegretario Bressa per caldeggiare l’approvazione delle norme di attuazione su giustizia e attività venatoria. Cosa sta succedendo?
«Se il governo non procede con rapidità a formalizzare in Consiglio dei ministri le intese che si raggiungono in Commissione dei dodici, l’intero delicato e fondamentale sistema delle relazioni istituzionali pattizie tra Roma, Trento e Bolzano perde di credibilità. E non sarebbe certo questo il momento più idoneo per simili problematiche».
Incombe il referendum del 4 dicembre.
«Non è solo questione di referendum. La norma sulla giustizia è pronta da giugno, ci sono i pareri favorevoli di tutti i ministeri, ma in Consiglio dei ministri non è ancora arrivata. La norma sulla giustizia, in particolare, richiede numerosi adempimenti organizzativi da parte della Regione».
Nella norma c’è scritto che l’amministrazione della giustizia passa alla Regione dal primo gennaio 2017.
«Siamo già oltre i tempi che ci eravamo prefissati. Per questo siamo preoccupati».
Avete parlato anche del tema degli avanzi di bilancio?
«Sì, abbiamo condiviso l’opportunità di un chiarimento che potrebbe avvenire attraverso un integrazione dell’accordo di Roma da inserire, previa intesa con le due Province autonome, nella prossima legge di bilancio dello Stato».
A Trento, intanto, la Consulta per il terzo statuto sta entrando nel merito della discussione sulla Regione. Si sta delineando una Regione «leggera», con poche materie esclusive rispetto alle Province e un coordinamento volontario sulle materie che lo rendano utile. In tal caso i Consigli provinciali voterebbero separatamente: per essere approvati, gli atti dovrebbero ottenere la maggioranza in ciascuno dei due Consigli. Questa impostazione la convince?
«Sono stati chiariti e accettati due punti, anche in Alto Adige. Il primo: lo Statuto è unitario, oggi non c’è discussione su questo. Il secondo: c'è un’evoluzione dell’istituzione regionale che non può essere la fotocopia delle due Province. Questo era chiaro fin dalla fine degli anni ‘60, ma assume via via una forma diversa. Il primo Statuto è naufragato anche per la responsabilità dei trentini, la Regione ha avuto un percorso in chiaroscuro, poi siamo arrivati alla staffetta, una soluzione politica e non giuridica. La Regione è diventato un ente più politico che amministrativo, lungo un percorso che va incontro alla vera storia delle due comunità».
Come si può interpretare il prossimo passaggio?
«Trento e Bolzano hanno un comune sentire, e hanno sempre vissuto un equilibrio tra diversità e unità. Questo rapporto, come dicevo prima, assume via via forme diverse. Di fatto, l’equilibrio tra Trento e Bolzano è stato trovato. Ora deve assumere anche una forma giuridica e mi pare che le proposte di cui leggo, discusse dalla Consulta, vadano tutte in questa direzione. Mi auguro però che nella discussione si parta non dal tetto, ma dalla base. La Regione deve avere un segno diverso rispetto agli enti di governo veri e propri. Non serve ritagliare qualche competenza marginale per la Regione».
Il carattere volontario del coordinamento non è un vincolo un po’ debole?
«Serve un meccanismo di incentivo per la collaborazione tra le due Province. Stabilito che la Regione è qualcosa d’altro rispetto agli enti di governo, che restano le Province, il percorso per collaborare dovrebbe risultare più agevole, senza timori reciproci. Penso ad esempio a incentivi finanziari per i progetti che vengono attuati insieme. E penso anche a una semplificazione degli organi e dei meccanismi di governo. La staffetta andrebbe confermata; il consiglio regionale a mio avviso potrebbe dedicarsi a compiti di indirizzo, monitoraggio e verifica. In un contesto di Unione regionale di due Comunità autonome, avrebbe senso il voto con la maggioranza di ciascuno dei due Consigli, come in una sorta di Confederazione. Tuttavia resto convinto che la cosa più urgente da fare sia un’altra».
Quale?
«Mettere al riparo le competenze statutarie prima della fine della legislatura».
Attraverso il contestato disegno di legge costituzionale proposto dai senatori?
«Sì, attraverso il meccanismo dell’intesa previsto dalla Costituzione se vincerà il sì al referendum. Il percorso di revisione degli Statuti sarà più lungo, credo che sarebbe urgente negoziare in questa legislatura la messa al riparo delle competenze statutarie. Ma il tempo è poco».
In commissione regionale il disegno di legge costituzionale Zeller si è sbloccato.
«Sì, ma considerata la necessità delle due letture parlamentari, possiamo dire che siamo agli sgoccioli».