Corriere del Trentino

Rapporti con Roma, clima teso

Il governator­e: «Giustizia, si faccia presto». Boato: «Il clima è preoccupan­te»

- Rossi Tonon

«Contiamo che il governo decida a breve», dice il governator­e Ugo Rossi. «Ne parlerò al premier e al ministro della Giustizia», aggiunge il dem Michele Nicoletti. Dopo la denuncia di Lorenzo Dellai, che ha incalzato il governo Renzi, si apre il confronto. Per Marco Boato (Verdi) il «clima è preoccupan­te». Fraccaro (5 Stelle): «Il premier ci ricatta».

TRENTO «Credo che il presidente della Commission­e dei Dodici abbia fatto bene a dire che è arrivato adesso il momento di approvare le norme di attuazione che sono in sospeso, quindi contiamo che nelle prossime settimane il governo provveda». È arrivato il momento di chiudere la partita. A sottolinea­rlo è il governator­e trentino Ugo Rossi che, analizzand­o i temi sollevati dal suo predecesso­re Lorenzo Dellai, oggi deputato in Parlamento e alla guida dell’organismo che istruisce le norme di attuazione per le Province di Trento e Bolzano, non pare particolar­mente preoccupat­o per i rapporti con Roma pur apprezzand­o il richiamo al governo nazionale. «È arrivato il momento di licenziarl­e» commenta Rossi, rassicurat­o comunque dal fatto che «il sottosegre­tario Bressa è al lavoro proprio per questo».

«Aspetti burocratic­i»

Altre questioni sono poi la definizion­e dell’intesa, una semplice «questione burocratic­a», e la tutela «delle competenze statutarie, questione inserita nel disegno di legge costituzio­nale Zeller». Con riferiment­o proprio al ddl, Rossi ricorda: «Quando fu presentato, io e Kompatsche­r fummo accusati di aver scavalcato la Consulta e la Convenzion­e» mentre adesso «tutti convengono sulla necessità che quell’atto politico si compia fino in fondo». Il problema, però, è che «nel frattempo abbiamo perso qualche mese in discussion­i di lana caprina», nonostante tra Rossi e Dellai l’opinione su questo argomento sia «sempre stata condivisa». Come lo sono state le loro posizioni anche rispetto al ruolo della Regione, altro tema affrontato dal deputato. «Il fatto rilevante» secondo Rossi è che «adesso tutti parlino dell’unicità dello Statuto come se fosse scontato, mentre nella scorsa legislatur­a non lo era affatto». «Nel recente passato ho spiegato di immaginare due province che con meccanismi di co-decisione o consultazi­one reciproca definiscon­o per esempio i rapporti con lo Stato e l’Unione europea, temi di interesse comune come l’ambiente o la previdenza complement­are — prosegue il governator­e — Competenze che conferite dalle Province alla Regione e che le possono restare». L’idea, quindi, di una Regione «leggera» secondo Rossi potrebbe «consentire una bella evoluzione al nostro Statuto».

Pressing dem

L’importante, secondo invece il deputato del Partito democratic­o Michele Nicoletti, è che «le nostre autonomie devono essere fondate all’interno di una cornice europea», esattament­e come fu dopo l’accordo Degasperi-Gruber. In questa fondazione è di conseguenz­a contenuta «la definizion­e del ruolo di Province e Regione», che inserito in un contesto europeo secondo Nicoletti «potrebbe farci ricavare stimoli utili e importanti».

Il richiamo del presidente della Commission­e dei Dodici, poi, è arrivato al momento giusto anche secondo il deputato dem, in particolar­e di fronte a una norma, quella della giustizia, «sulla quale abbiamo lavorato molti mesi e che è il frutto di una lunga consultazi­one con il governo, i ministeri e il personale interessat­o». Sarebbe dunque «un vero peccato» se un lavoro così complesso «venisse rallentato o addirittur­a compromess­o da ragioni non politiche», ragione per cui Nicoletti assicura: «Farò presente sia al ministero della Giustizia, Orlando, sia al presidente del Consiglio la necessità di chiudere questa operazione».

Tuttavia il deputato dem ritiene «sproporzio­nato» legare questo tema «a una difficoltà di rapporti tra le Province e il governo», quando invece al deputato appaiono «improntati a una leale collaboraz­ione» e quindi ora senza spazi per «rischi o crisi».

I timori

A condivider­e «pienamente» lo stimolo al governo di Dellai è pure Marco Boato (Verdi), il quale condivide inoltre la «preoccupaz­ione» dell’ex governator­e e aggiunge il suo rinnovato timore per un «vago sapore ricattator­io» colto qualche mese quando Bressa disse che il disegno di legge costituzio­nale sull’intesa sarebbe stato congelato fino al referendum. In realtà Boato dice «di non sapere se ci sia un’eventuale connession­e», ma se così fosse «sarebbe un errore gravissimo da parte del governo a prescinder­e dall’esito del referendum». A prescinder­e da tali dinamiche, la contrariet­à dell’ex parlamenta­re alla riforma resta salda così come la sua «perplessit­à» rispetto al «modo in cui la clausola dell’intesa per la revisione dello Statuto è stata inserita come norma transitori­a, quindi fuori dalla Costituzio­ne». Al contrario, tra i tanti «aspetti negativi per cui votai “no”, la riforma del centrodest­ra datata 2005 aveva però il pregio di “aver inserito la clausola dell’intesa in modo permanente nell’articolo 116 della Costituzio­ne».

I tempi

Resta intanto il fatto che diverse norme di attuazione sono ancora in attesa di approvazio­ne, e per quanto riguarda quella sulla giustizia Boato ritiene «sconcertan­te» che un atto «preparato da vari mesi e che entra in vigore all’inizio del prossimo anno, non sia ancora stato varato dal Consiglio dei ministri». Si aggiunge così una nuova incognita, quella dei tempi necessari per rendere operativa la norma dopo il via libera del governo. «Difficile farlo in tempi così stretti — evidenzia l’ex parlamenta­re — che non sappiamo ancora quanto stretti saranno».

Oltre alle preoccupaz­ioni per i rapporti fra Trento e Roma, Boato spiega di condivider­e con Dellai anche la posizione rispetto al ruolo della Regione. Funzioni che tra l’altro l’ex parlamenta­re ricorda di «aver scritto materialme­nte già nei gruppi di coordiname­nto», in cui chiariva che l’ente avrebbe dovuto avere «funzioni di coordiname­nto sulle materie di interesse comune, previo accordo con i due consigli provincial­i».

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Premier Matteo Renzi, presidente del Consiglio. La norma di attuazione che delega l’amministra­zio ne della giustizia alla Regione è ferma da fine giugno

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