L’INVASIONE DEI «LAVORETTI»
Siamo nel periodo di vendemmia e raccolta mele: è facile associare a tali attività agricole immagini idilliache di colline terrazzate su cui i filari, ricoperti di frutti rigogliosi, disegnano curve sinuose. Tende invece a scomparire sullo sfondo la fatica di chi effettua il raccolto, spesso dipendenti occasionali. È perciò particolarmente opportuno lo studio recentemente pubblicato dall’Inps sul lavoro accessorio, in particolare sui buoni lavoro (o voucher) introdotti in via sperimentale nel 2008 proprio nel comparto delle vendemmie e il cui ambito di applicazione si è progressivamente ampliato.
I dati mostrano come in Trentino-Alto Adige nel 2015 il fenomeno abbia coinvolto quasi 35.000 lavoratori, con un prestatore di lavoro accessorio per ogni 10 dipendenti nel settore privato, dato leggermente superiore alla media nazionale, e quasi 14.000 committenti, con una forte presenza di alberghi e ristoranti e del settore del commercio. Lo studio nota come il fenomeno dell’occupazione accessoria sia molto eterogeneo, con una minoranza di prestazioni di alto livello professionale e una remunerazione elevata, mentre nella maggioranza dei casi si tratta di un’occasione marginale, tale da non aver «alcun rilievo ai fini della maturazione del diritto alla pensione». Nonostante le aspettative, i voucher non sembrano aver inciso sul lavoro nero, venendo anzi utilizzati in alcune istanze per mascherare l’attività irregolare.
Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione sembra favorire quella che viene spesso definita la «gig economy», vale a dire l’economia dei «lavoretti», di cui i voucher sono solo uno degli aspetti. Basti pensare, ad esempio, a Uber, che permette di usare la propria auto per fare da autista anche solo per qualche ora, o a Airbnb, che trasforma chiunque abbia un posto letto a disposizione in un potenziale «albergatore». In Trentino-Alto Adige, per la prossima domenica, ad esempio, sono disponibili sul sito più di trecento sistemazioni.
Ci troviamo pertanto davanti a un’opportunità che permette di ampliare l’offerta per consumatori e imprese e rende produttivi beni, come le stanze degli ospiti, altrimenti inutilizzati. Vengono ampliate anche le possibilità di occupazione. Il fatto che si tratti di lavoro solitamente privo di garanzie, ad esempio in caso di malattia o gravidanza, rende però necessario ripensare il nostro modello di tutela delle persone.