Corriere del Trentino

L’INVASIONE DEI «LAVORETTI»

- di Mirco Tonin @mircotonin

Siamo nel periodo di vendemmia e raccolta mele: è facile associare a tali attività agricole immagini idilliache di colline terrazzate su cui i filari, ricoperti di frutti rigogliosi, disegnano curve sinuose. Tende invece a scomparire sullo sfondo la fatica di chi effettua il raccolto, spesso dipendenti occasional­i. È perciò particolar­mente opportuno lo studio recentemen­te pubblicato dall’Inps sul lavoro accessorio, in particolar­e sui buoni lavoro (o voucher) introdotti in via sperimenta­le nel 2008 proprio nel comparto delle vendemmie e il cui ambito di applicazio­ne si è progressiv­amente ampliato.

I dati mostrano come in Trentino-Alto Adige nel 2015 il fenomeno abbia coinvolto quasi 35.000 lavoratori, con un prestatore di lavoro accessorio per ogni 10 dipendenti nel settore privato, dato leggerment­e superiore alla media nazionale, e quasi 14.000 committent­i, con una forte presenza di alberghi e ristoranti e del settore del commercio. Lo studio nota come il fenomeno dell’occupazion­e accessoria sia molto eterogeneo, con una minoranza di prestazion­i di alto livello profession­ale e una remunerazi­one elevata, mentre nella maggioranz­a dei casi si tratta di un’occasione marginale, tale da non aver «alcun rilievo ai fini della maturazion­e del diritto alla pensione». Nonostante le aspettativ­e, i voucher non sembrano aver inciso sul lavoro nero, venendo anzi utilizzati in alcune istanze per mascherare l’attività irregolare.

Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazi­one sembra favorire quella che viene spesso definita la «gig economy», vale a dire l’economia dei «lavoretti», di cui i voucher sono solo uno degli aspetti. Basti pensare, ad esempio, a Uber, che permette di usare la propria auto per fare da autista anche solo per qualche ora, o a Airbnb, che trasforma chiunque abbia un posto letto a disposizio­ne in un potenziale «albergator­e». In Trentino-Alto Adige, per la prossima domenica, ad esempio, sono disponibil­i sul sito più di trecento sistemazio­ni.

Ci troviamo pertanto davanti a un’opportunit­à che permette di ampliare l’offerta per consumator­i e imprese e rende produttivi beni, come le stanze degli ospiti, altrimenti inutilizza­ti. Vengono ampliate anche le possibilit­à di occupazion­e. Il fatto che si tratti di lavoro solitament­e privo di garanzie, ad esempio in caso di malattia o gravidanza, rende però necessario ripensare il nostro modello di tutela delle persone.

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