«Previdenza complementare Trentino avanti ma non basta»
Treu: «Bene Laborfonds. Il Jobs Act inefficace? Misura utile»
Con lo Stato sociale che arranca, la pensione che non sarà per tutti, le misure in campo sono tamponi su una ferita profonda. «Per questo la previdenza complementare è una scelta imprescindibile: il Trentino si è mosso prima di tutti, ma serve fare di più». Questo il pensiero di Tiziano Treu, già ministro del lavoro nonché professore ordinario di diritto del lavoro all’università Cattolica S. Cuore di Milano. Domani sarà all’istituto don Milani di Rovereto in occasione dell’incontro «Investire oggi per garantirsi un futuro sereno domani: il modello Laborfonds».
TRENTO Lo Stato sociale arranca, la pensione non sarà per tutti, le misure in campo sono tamponi su una ferita profonda. «Per questo, la previdenza complementare è diventata una scelta imprescindibile: il Trentino si è mosso prima di tutti, ma bisogna fare di più». È questo il pensiero di Tiziano Treu, già ministro del lavoro e della previdenza sociale, nonché professore ordinario di diritto del lavoro all’università Cattolica Sacro Cuore di Milano che dialogherà, domani alle 17 nell’auditorium dell’istituto don Milani di Rovereto, con il direttore del Corriere del Trentino e dell’Alto Adige, Enrico Franco, in occasione dell’incontro «Investire oggi per garantirsi un futuro sereno domani: il modello Laborfonds».
Professore, secondo la Commissione di vigilanza sui fondi pensione Covip le adesioni alle varie forme di previdenza complementare sono 7,5 milioni. Nel 2000, erano meno di 2 milioni. Perché questo aumento?
«Perché la previdenza pubblica è in crisi, non è più in grado di garantire una vecchiaia dignitosa e bisogna ricorrere ad altri mezzi. Il Trentino è stato lungimirante istituendo Laborfonds, il fondo regionale sostenuto con risorse pubbliche. Ma ora bisogna fare di più, diffondendone la conoscenza e l’uso anche tra i più giovani».
Ma per i giovani è difficile investire in previdenza complementare.
«Sì, lo riconosco. Per questo, bisogna lavorare a monte, migliorando le politiche attive, con strumenti come Garanzia Giovani, e stimolando l’alternanza scuola–lavoro. Oggi, le occasioni professionali sono poche e spesso non vengono colte».
Molti giovani, infatti, scelgono la via dell’autoimpiego e delle startup: solo una piccola parte, però, riesce a diventare un’impresa strutturata e a creare occupazione. Cosa si può fare per la crescita?
«Le startup stanno diventando sempre più importanti, il Trentino ne è un esempio, visti gli eccellenti centri di ricerca presenti sul territorio. Un’attività, quella dell’innovazione, che spero il Trentino continui a valorizzare perché è l’unica vera leva di cui oggi disponiamo per crescere. Certo, le startup, come molte Pmi, hanno difficoltà a crescere e internazionalizzarsi e lo Stato può intervenire con incentivi, come il sostegno al credito già previsto nella legge di bilancio, e semplificando le procedure, ma in primis queste imprese devono fare rete».
Nel frattempo, a livello nazionale, si discute di riforma delle pensioni: cosa pensa dell’anticipo pensionistico?
«Credo sia uno strumento valido. Da molto tempo sostengo l’importanza di introdurre forme di flessibilità in uscita».
Però ha un costo…
«Sì, certo. Ma nelle situazioni più difficili lo Stato sosterrà il costo dell’Ape e si sta cercando di venire incontro anche alle imprese in modo che non debbano sostenere un peso eccessivo per il pre-pensionamento dei dipendenti».
Intanto, bisogna fare i conti con il lavoro che non c’è. Il ministero del lavoro ha rilevato nel secondo trimestre del 2016 un calo quasi del 30% delle attivazioni di contratti a tempo indeterminato. Il Jobs Act non doveva essere la panacea per l’occupazione?
«Personalmente credo che il Jobs Act sia stata la misura più utile messa in campo da tempo: ha portato a un significativo aumento dell’occupazione nel 2015, seguito da una diminuzione delle attivazioni nel 2016, ma non possiamo parlare di un rallentamento».
Quanto hanno pesato gli incentivi alle imprese? E cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo anno: senza incentivi, ci sarà un crollo?
«Sicuramente, è stato un insieme di fattori: gli incentivi hanno contato molto. Qualora si dovesse decidere di non rinnovarli, bisognerà diminuire il cuneo fiscale».
Infine, i voucher: spesso usati in maniera impropria, tanto che il governo ha introdotto dei correttivi per garantirne la tracciabilità. Saranno sufficienti?
«Era doveroso introdurli, vedremo se funzioneranno. È un peccato aver snaturato anche questo strumento».