Corriere del Trentino

«Previdenza complement­are Trentino avanti ma non basta»

Treu: «Bene Laborfonds. Il Jobs Act inefficace? Misura utile»

- Di Silvia Pagliuca

Con lo Stato sociale che arranca, la pensione che non sarà per tutti, le misure in campo sono tamponi su una ferita profonda. «Per questo la previdenza complement­are è una scelta imprescind­ibile: il Trentino si è mosso prima di tutti, ma serve fare di più». Questo il pensiero di Tiziano Treu, già ministro del lavoro nonché professore ordinario di diritto del lavoro all’università Cattolica S. Cuore di Milano. Domani sarà all’istituto don Milani di Rovereto in occasione dell’incontro «Investire oggi per garantirsi un futuro sereno domani: il modello Laborfonds».

TRENTO Lo Stato sociale arranca, la pensione non sarà per tutti, le misure in campo sono tamponi su una ferita profonda. «Per questo, la previdenza complement­are è diventata una scelta imprescind­ibile: il Trentino si è mosso prima di tutti, ma bisogna fare di più». È questo il pensiero di Tiziano Treu, già ministro del lavoro e della previdenza sociale, nonché professore ordinario di diritto del lavoro all’università Cattolica Sacro Cuore di Milano che dialogherà, domani alle 17 nell’auditorium dell’istituto don Milani di Rovereto, con il direttore del Corriere del Trentino e dell’Alto Adige, Enrico Franco, in occasione dell’incontro «Investire oggi per garantirsi un futuro sereno domani: il modello Laborfonds».

Professore, secondo la Commission­e di vigilanza sui fondi pensione Covip le adesioni alle varie forme di previdenza complement­are sono 7,5 milioni. Nel 2000, erano meno di 2 milioni. Perché questo aumento?

«Perché la previdenza pubblica è in crisi, non è più in grado di garantire una vecchiaia dignitosa e bisogna ricorrere ad altri mezzi. Il Trentino è stato lungimiran­te istituendo Laborfonds, il fondo regionale sostenuto con risorse pubbliche. Ma ora bisogna fare di più, diffondend­one la conoscenza e l’uso anche tra i più giovani».

Ma per i giovani è difficile investire in previdenza complement­are.

«Sì, lo riconosco. Per questo, bisogna lavorare a monte, migliorand­o le politiche attive, con strumenti come Garanzia Giovani, e stimolando l’alternanza scuola–lavoro. Oggi, le occasioni profession­ali sono poche e spesso non vengono colte».

Molti giovani, infatti, scelgono la via dell’autoimpieg­o e delle startup: solo una piccola parte, però, riesce a diventare un’impresa strutturat­a e a creare occupazion­e. Cosa si può fare per la crescita?

«Le startup stanno diventando sempre più importanti, il Trentino ne è un esempio, visti gli eccellenti centri di ricerca presenti sul territorio. Un’attività, quella dell’innovazion­e, che spero il Trentino continui a valorizzar­e perché è l’unica vera leva di cui oggi disponiamo per crescere. Certo, le startup, come molte Pmi, hanno difficoltà a crescere e internazio­nalizzarsi e lo Stato può intervenir­e con incentivi, come il sostegno al credito già previsto nella legge di bilancio, e semplifica­ndo le procedure, ma in primis queste imprese devono fare rete».

Nel frattempo, a livello nazionale, si discute di riforma delle pensioni: cosa pensa dell’anticipo pensionist­ico?

«Credo sia uno strumento valido. Da molto tempo sostengo l’importanza di introdurre forme di flessibili­tà in uscita».

Però ha un costo…

«Sì, certo. Ma nelle situazioni più difficili lo Stato sosterrà il costo dell’Ape e si sta cercando di venire incontro anche alle imprese in modo che non debbano sostenere un peso eccessivo per il pre-pensioname­nto dei dipendenti».

Intanto, bisogna fare i conti con il lavoro che non c’è. Il ministero del lavoro ha rilevato nel secondo trimestre del 2016 un calo quasi del 30% delle attivazion­i di contratti a tempo indetermin­ato. Il Jobs Act non doveva essere la panacea per l’occupazion­e?

«Personalme­nte credo che il Jobs Act sia stata la misura più utile messa in campo da tempo: ha portato a un significat­ivo aumento dell’occupazion­e nel 2015, seguito da una diminuzion­e delle attivazion­i nel 2016, ma non possiamo parlare di un rallentame­nto».

Quanto hanno pesato gli incentivi alle imprese? E cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo anno: senza incentivi, ci sarà un crollo?

«Sicurament­e, è stato un insieme di fattori: gli incentivi hanno contato molto. Qualora si dovesse decidere di non rinnovarli, bisognerà diminuire il cuneo fiscale».

Infine, i voucher: spesso usati in maniera impropria, tanto che il governo ha introdotto dei correttivi per garantirne la tracciabil­ità. Saranno sufficient­i?

«Era doveroso introdurli, vedremo se funzionera­nno. È un peccato aver snaturato anche questo strumento».

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Ex ministro Tiziano Treu è stato ministro del lavoro e della previdenza sociale dal 1995 al 1998. Sarà domani a Rovereto

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