Magagni mostra i muscoli «Noi con il placet della Bce»
Credito cooperativo, parla Magagni. Oggi il meeting di Cassa centrale a Verona
Nel suo tour con Iccrea banca Giulio Magagni ha già incontrato 509 amministratori e 151 Bcc. Oggi a Verona Cassa centrale banca incontra circa 170 banche e forse 600 rappresentanti. La partita della riforma del credito cooperativo è aperta. Magagni rimarca: «Il gruppo Iccrea ha tutti i requisiti patrimoniali e operativi richiesti. Il placet della Bce al nostro piano industriale è coerente con questo quadro».
TRENTO Questa mattina Cassa centrale banca a Verona spiegherà a circa 170 banche italiane i contorni del proprio progetto di gruppo bancario cooperativo, alternativo a quello di Iccrea banca. C’è attesa soprattutto per il pronunciamento di Dz Bank, il socio tedesco di Ccb che dovrebbe annunciare la propria adesione, o meno, all’aumento di capitale necessario per portare il patrimonio a un miliardo di euro. Ieri intanto Iccrea ha continuato il suo tour in giro per l’Italia, toccando le Federazioni di Marche e Abruzzo. Dal presidente Giulio Magagni arriva un messaggio di sfida alla reale capacità di Ccb di arrivare fino in fondo: «Non possiamo non rimarcare come il Gruppo Iccrea abbia già tutti i requisiti patrimoniali ed operativi che la normativa richiede per la costituzione di un Gruppo bancario cooperativo. Il placet della Bce sul nostro piano industriale riteniamo, quindi, sia coerente con questo quadro».
Il lungo cammino della riforma del credito cooperativo, con la prima esposizione del piano di Ccb a luglio dell’anno scorso, oggi a Verona vede una tappa fondamentale, ma probabilmente non finale. Il direttore Mario Sartori spiegherà a che punto sono i lavori, il presidente Giorgio Fracalossi spronerà le banche ad aderire, accompagnato dal vicepresidente vicario Carlo Antiga. Dz Bank, che ha il 25% di Ccb dirà se continuerà a mantenere la quota, versando capitale, oppure se la lascerà diluire (in assemblea di Ccb, in estate, tifava per un gruppo unico nazionale). Come già riportato dal Corriere del Trentino, la «conta» definitiva però non ci sarà, poiché prima è necessario che Banca d’Italia emani la normativa secondaria definitiva relativa alla riforma. È ipotizzabile che le adesioni ufficiali al progetto di Ccb arrivino solo in novembre inoltrato. Intanto però stanno arrivando numerose «adesioni temporanee», non vincolanti, però comunque di un certo peso. Dopo il meeting di Verona una delegazione di Cassa centrale andrà in visita in alcune Federazioni, in Friuli Venezia Giulia e in Veneto, ad esempio. Poi forse si capirà una volta per tutte quale sarà l’assetto definitivo della riforma. Un dettaglio: se una Cr trentina, in contrapposizione con il progetto di Fracalossi e Sartori, in un contesto a due gruppi, decidesse di andare comunque con Iccrea, potrebbe farlo. Almeno sulla carta.
Magagni dal canto suo scandisce: ««Il gruppo Iccrea continua a lavorare ad una soluzione unitaria per la costituzione di un’unica capogruppo delle Bcc italiane. Coerentemente, ha prodotto e messo a disposizione delle Bcc un piano industriale inclusivo ovve- ro aperto a tutte le componenti del Credito Cooperativo, che ha già avuto l’apprezzamento della Bce. In questi giorni stiamo girando tutta Italia per presentarlo alle Bcc. Ad oggi abbiamo incontrato 509 tra amministratori e direttori generali in rappresentanza di 151 Bcc, riscontrando un notevole e diffuso apprezzamento. Non possiamo non rimarcare, d’altra parte, come il Gruppo Iccrea abbia già tutti i requisiti patrimoniali ed operativi che la normativa richiede per la costituzione di un Gruppo bancario cooperativo. Il placet della Bce sul nostro piano industriale riteniamo, quindi, sia coerente con questo quadro». In un certo senso è una risposta alla convinzione, in Ccb, che Bce non si sia ancora espressa sul piano Iccrea. La proposta di Alessandro Azzi, (Federcasse) sembra essere ancora sul tavolo. Se il piano di Ccb non dovesse andare in porto, sarebbe ancora valida?