«Editoria, tutelare lavoro e pluralismo»
Le richieste di Rossi. «Trentino» e «Alto Adige» a Athesia, cessione ufficiale. Iori: studiamo investimenti
TRENTO «È importante tutelare i livelli occupazionali e il pluralismo, cioè la varietà nell’offerta dell’informazione locale». Ugo Rossi, presidente della Provincia di Trento, prova a tranquillizzare gli animi di fronte alla rivoluzione in corso nella stampa regionale. La vendita ad Athesia delle testate Trentino e Alto Adige (ufficializzata ieri) e le trattative per la cessione de L’Adige hanno risvolti anche politici, nel rapporto tra i due territori. Rossi si smarca dalla bordata data da Lorenzo Dellai alle istituzioni e agli imprenditori trentini «sopiti» d’innanzi all’inglobamento in un gruppo di lingua tedesca, per giunta «con il concorso di Fondazione Caritro» (Corriere del Trentino di ieri). «Fu così anche quando il Trentino passò al gruppo nazionale di Carlo De Benedetti» risponde il governatore, che difende il ruolo della fondazione. Si mostra preoccupato invece Maurizio Fugatti, segretario della Lega nord Trentino. Per Caritro, il presidente Michele Iori chiarisce il ruolo dell’ente.
L’ufficializzazione
L’annuncio è arrivato da Roma, sede del gruppo Espresso. «Accordo raggiunto» per la cessione da parte di Finegil dell’intera partecipazione, pari al 71%, nella Seta spa, editrice di Alto Adige e Trentino, alla Athesia spa. È la società, controllata dalla famiglia Ebner, che controlla il quotidiano Dolomiten. L’operazione, precisa il gruppo, è tesa a rispettare le soglie di tiratura previste dalla normativa, nella prospettiva dell’integrazione con la Stampa e Secolo XIX. Il contenuto è confermato da Athesia. «Dolomiten e Alto Adige, editi da Athesia e Seta, sono nati dalla resistenza nazi-fascista nel mese di maggio e giugno dell’anno 1945 dopo la Seconda guerra mondiale, con licenza degli Alleati, e hanno quindi radici comuni. Athesia si adopererà affinché gli organi decisionali della Seta garantiscano la continuità con la linea del recente passato, assicurando stabilità all’impresa e ai due quotidiani». La società conclude ricordando il «numero rilevante» di libri e periodici in lingua italiana e le attività nel territorio della Penisola.
Le reazioni
Il governatore in carica, vicino politicamente all’Svp, non teme l’ingresso del gruppo di lingua tedesca in Trentino. «Si tratta di un passaggio di natura imprenditoriale. Noi naturalmente, come Provincia, siamo informati. Da quanto mi risulta, le operazioni messe in campo hanno una loro logica di sostenibilità e sono legittime». Secondo Rossi Athesia intende «rilanciare il Trentino, in sinergia con l’Alto Adige»: «Siamo a un momento di maggiore tranquillità rispetto alle voci trapelate finora». Per il presidente occorre comunque «stare attenti»: «Poniamo attenzione sia ai livelli occupazionali che al pluralismo, alla varietà dell’offerta dell’informazione locale».
Rossi approva l’interessamento della fondazione Caritro (Corriere del Trentino di ieri), per sondare la possibilità di investire nella compagine de l’Adige, in una cordata imprenditoriale che avrebbe potuto coinvolgere anche la Seac, società informatica dell’Unione commercio. «La fondazione fa legittimamente il suo lavoro. Se è davvero così, trovo importante che ci sia un protagonismo trentino». Sulla paura «di un’Opa» altoatesina sul Trentino e sull’appunto di Dellai verso «il silenzio locale», afferma: «Mancato protagonismo degli imprenditori locali? Avvenne così anche quando De Benedetti acquisì il Trentino. Quanto all’Alto Adige, io leggo i passaggi come imprenditoriali, non politici».
Precisa il ruolo della fondazione Michele Iori, presidente del consiglio di gestione di Caritro. «Non abbiamo deliberato nulla. Stiamo valutando gli investimenti territoriali, nel tessuto economico locale, come previsto dal piano strategico recentemente approvato. Lo sviluppo dell’economia locale è uno degli obiettivi precisati dallo statuto».
Fugatti, segretario del Carroccio, manifesta alcune perplessità. «Non capisco come la fondazione, che per statuto è un ente senza fini di lucro, possa eventualmente entrare nella compagine azionaria di un quotidiano. È un dubbio che pongo. Non vorrei inoltre che dietro ci fosse, nonostante la fondazione sia autonoma, un tentativo della politica di entrare nelle scelte editoriali». Il consigliere provinciale chiude valutando il panorama dell’informazione: «Bisogna considerare la questione occupazionale. E poi quella democratica. Ogni voce è importante, va preservata».