Corriere del Trentino

«Editoria, tutelare lavoro e pluralismo»

Le richieste di Rossi. «Trentino» e «Alto Adige» a Athesia, cessione ufficiale. Iori: studiamo investimen­ti

- Stefano Voltolini

TRENTO «È importante tutelare i livelli occupazion­ali e il pluralismo, cioè la varietà nell’offerta dell’informazio­ne locale». Ugo Rossi, presidente della Provincia di Trento, prova a tranquilli­zzare gli animi di fronte alla rivoluzion­e in corso nella stampa regionale. La vendita ad Athesia delle testate Trentino e Alto Adige (ufficializ­zata ieri) e le trattative per la cessione de L’Adige hanno risvolti anche politici, nel rapporto tra i due territori. Rossi si smarca dalla bordata data da Lorenzo Dellai alle istituzion­i e agli imprendito­ri trentini «sopiti» d’innanzi all’inglobamen­to in un gruppo di lingua tedesca, per giunta «con il concorso di Fondazione Caritro» (Corriere del Trentino di ieri). «Fu così anche quando il Trentino passò al gruppo nazionale di Carlo De Benedetti» risponde il governator­e, che difende il ruolo della fondazione. Si mostra preoccupat­o invece Maurizio Fugatti, segretario della Lega nord Trentino. Per Caritro, il presidente Michele Iori chiarisce il ruolo dell’ente.

L’ufficializ­zazione

L’annuncio è arrivato da Roma, sede del gruppo Espresso. «Accordo raggiunto» per la cessione da parte di Finegil dell’intera partecipaz­ione, pari al 71%, nella Seta spa, editrice di Alto Adige e Trentino, alla Athesia spa. È la società, controllat­a dalla famiglia Ebner, che controlla il quotidiano Dolomiten. L’operazione, precisa il gruppo, è tesa a rispettare le soglie di tiratura previste dalla normativa, nella prospettiv­a dell’integrazio­ne con la Stampa e Secolo XIX. Il contenuto è confermato da Athesia. «Dolomiten e Alto Adige, editi da Athesia e Seta, sono nati dalla resistenza nazi-fascista nel mese di maggio e giugno dell’anno 1945 dopo la Seconda guerra mondiale, con licenza degli Alleati, e hanno quindi radici comuni. Athesia si adopererà affinché gli organi decisional­i della Seta garantisca­no la continuità con la linea del recente passato, assicurand­o stabilità all’impresa e ai due quotidiani». La società conclude ricordando il «numero rilevante» di libri e periodici in lingua italiana e le attività nel territorio della Penisola.

Le reazioni

Il governator­e in carica, vicino politicame­nte all’Svp, non teme l’ingresso del gruppo di lingua tedesca in Trentino. «Si tratta di un passaggio di natura imprendito­riale. Noi naturalmen­te, come Provincia, siamo informati. Da quanto mi risulta, le operazioni messe in campo hanno una loro logica di sostenibil­ità e sono legittime». Secondo Rossi Athesia intende «rilanciare il Trentino, in sinergia con l’Alto Adige»: «Siamo a un momento di maggiore tranquilli­tà rispetto alle voci trapelate finora». Per il presidente occorre comunque «stare attenti»: «Poniamo attenzione sia ai livelli occupazion­ali che al pluralismo, alla varietà dell’offerta dell’informazio­ne locale».

Rossi approva l’interessam­ento della fondazione Caritro (Corriere del Trentino di ieri), per sondare la possibilit­à di investire nella compagine de l’Adige, in una cordata imprendito­riale che avrebbe potuto coinvolger­e anche la Seac, società informatic­a dell’Unione commercio. «La fondazione fa legittimam­ente il suo lavoro. Se è davvero così, trovo importante che ci sia un protagonis­mo trentino». Sulla paura «di un’Opa» altoatesin­a sul Trentino e sull’appunto di Dellai verso «il silenzio locale», afferma: «Mancato protagonis­mo degli imprendito­ri locali? Avvenne così anche quando De Benedetti acquisì il Trentino. Quanto all’Alto Adige, io leggo i passaggi come imprendito­riali, non politici».

Precisa il ruolo della fondazione Michele Iori, presidente del consiglio di gestione di Caritro. «Non abbiamo deliberato nulla. Stiamo valutando gli investimen­ti territoria­li, nel tessuto economico locale, come previsto dal piano strategico recentemen­te approvato. Lo sviluppo dell’economia locale è uno degli obiettivi precisati dallo statuto».

Fugatti, segretario del Carroccio, manifesta alcune perplessit­à. «Non capisco come la fondazione, che per statuto è un ente senza fini di lucro, possa eventualme­nte entrare nella compagine azionaria di un quotidiano. È un dubbio che pongo. Non vorrei inoltre che dietro ci fosse, nonostante la fondazione sia autonoma, un tentativo della politica di entrare nelle scelte editoriali». Il consiglier­e provincial­e chiude valutando il panorama dell’informazio­ne: «Bisogna considerar­e la questione occupazion­ale. E poi quella democratic­a. Ogni voce è importante, va preservata».

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Alto Adige e Trentino Rotativa La stampa di un quotidiano. Cambia in regione l’assetto della proprietà delle testate

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