Cgil: «Industria in ripresa, ora negoziamo»
Bilanci mediamente positivi per il gruppo di 110 aziende. Ianeselli: «Migliorare le condizioni»
TRENTO L’industria trentina si prepari perché i sindacati, o almeno la Cgil è pronta a rilanciare sulle retribuzioni e sulla contrattazione di secondo livello. «Se fino a oggi abbiamo lavorato per difendere le posizioni dei lavoratori in una situazione di crisi economica delle aziende — ha detto ieri il segretario generale della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli — ora è tempo che ripartano i negoziati acquisitivi sia sul piano dell’organizzazione aziendale, sia sul piano salariale con il miglioramento delle retribuzioni dei lavoratori». Il cambio di posizione segue il resoconto emerso dal rapporto sui bilanci delle industrie trentine condotte da Franco Ischia dell’ufficio studi del sindacato, su un campione di 110 realtà industriali della provincia, di dimensione medio grande (sopra i 10 dipendenti), nei settori meccanico (49), tessile (8), chimico (16), agroalimentare (15), cartario (11) e nei gruppi industriali (11).
In generale dall’analisi è emersa una tendenza al miglioramento in un quadro di sostanziale stabilità. Nel 2015 il fatturato è cresciuto (+2,6%) arrivando a 4,87 miliardi di euro. «Il campione 2014 aveva visto un incremento del 4,4% rispetto all’anno precedente — ha rilevato Ischia — Nel 2015, dunque, la crescita c’è stata seppur leggermente rallentata: 62 aziende su 110 hanno visto un incremento del fatturato, per 48 invece c’è stata una riduzione». Entrando nei dettagli, la crescita si è registrata in tutti i settori (da evidenziare un +11% nei gruppi per un ottimo risultato del gruppo Luxottica) con un aumento del 3,6% nel settore alimentare; del 2,8% nel chimico e nel cartario; del 2,4% nel metalmeccanico; dell’1% nel tessile. Il settore che quindi ha tenuto meglio è l’agroalimentare che ha pure visto l’aumento più elevato e diffuso —con una media del 5,66% — per quanto riguarda il dato occupazionale.
Il bilancio complessivo ha presentato un utile di 202,6 milioni di euro pari al 4,2% del fatturato: sono risultati in attivo tutti i settori escluso il tessile, che risente del risultato particolarmente negativo di alcune aziende e segna -1,82%. Nel settore meccanico l’utile netto è stato del 6,9% del fatturato, nel chimico del 3,2%, nell’alimentare del 2,4% e nel cartario del 3,2%, i gruppi e le varie sono al 8,5%. Le aziende in utile nel 2015 sono state 85, quelle perdita sono 25. Il primo indicatore di redditività, per le aziende campione, è migliorato rispetto al 2014 nonostante una crescita più contenuta del fatturato.
Il saldo occupazionale è cresciuto dell’1,7%. Su 77 aziende del campione (escluso i gruppi) i lavoratori sono cresciuti di 200 unità passando da 11.600 a 11.800. Resta stabile invece il costo del lavoro che ammonta a 655,3 milioni di euro pari al 13,5% del fatturato.
«L’industria trentina — ha quindi rilevato Ianeselli — non è tutta fuori dalla crisi, ma c’è una buona parte del nostro tessuto industriale che ha attraversato le difficoltà e sta ricominciando a crescere. Si tratta di uno spaccato importante del nostro tessuto economico, quello che dà un contributo rilevante all’export.