Storia di Carlo Merler «Aroldo»
«Buongiorno. Le telefono da Verona. Sono Milena, la figlia del partigiano combattente Carlo Merler, nome di battaglia “Aroldo”, deportato nel Lager di Bolzano: un magistrato militare nato a Povo. Papà amava il suo paese e il Trentino. Mi piacerebbe tanto se l’Anpi lo potesse ricordare. Io, di papà, ho conservato tutti i documenti».
Da questa premessa scaturisce Carlo Merler «Aroldo» magistrato trentino partigiano combattente (Osiride, 2016) il volume di Sandro Schmid, presidente Anpi del Trentino, che sarà presentato domani alle 17 a Trento, presso la sala Aurora del Consiglio provinciale (via Manci). Insieme con l’autore intervengono Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provinciale di Trento; Alessandro Andreatta, sindaco di Trento; Lorenzo Gardumi, Fondazione museo storico del Trentino; Mario Cossali, storico e vicepresidente Anpi del Trentino; Milena Merler, figlia di Aldo.
Un volume che ripercorre in modo accurato le tappe della vita e della carriera di Carlo Merler (Trento, Povo, 1903 – Verona, 1972), dalla prima giovinezza alla laurea in giurisprudenza al superamento del concorso in magistratura militare, in seguito al quale viene trasferito al tribunale militare di Torino. Particolare attenzione è riservata alle vicende che lo vedono diventare «patriota combattente»: «L’8 settembre, mi trovavo in licenza e per cura a San Pellegrino (Bergamo) — scrive Merler —. Conformemente ai miei sentimenti e al dovere, non esitai sulla via da seguire. Non risposi mai ad alcun bando né all’autorità tedesca di occupazione né, successivamente, dei fascisti repubblichini».
Il lavoro di Schmid — che prosegue approfondendo temi quali: «Le formazioni del partito
d’azione nella provincia di Trento» e «Il Cln di Trento dopo la liberazione» — si completa con un interessante apparato documentario, che comprende, tra l’altro, le lettere che Merler invia alla fidanzata Mary, ai familiari dal lager, ai compagni d’arma.
Tra le pagine di questo libro «vi è sicuramente la vicenda della sua famiglia di origine e la sua appartenenza alla comunità di Povo — osserva in introduzione Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione museo storico del Trentino —. Lo si può affiancare, senza forzature, ad un grande protagonista e leader della Resistenza trentina, Giannantonio Manci (…). La sua stessa adesione al Partito d’Azione testimonia una vicinanza ideale e politica». Mario Cossali, invece, sottolinea che la vicenda di Merler dimostra «che il movimento di resistenza al nazifascismo in Trentino, se non fu di massa in senso comune, fu tutt’altro che residuale». A tal proposito, Schmid osserva che «Carlo Merler, come tanti partigiani, non era e non voleva essere considerato un eroe, ma un italiano che ha semplicemente fatto il suo dovere. Un magistrato militare integerrimo e umano».