Il Sudtirolo difficile di Vassalli
Sarà presentato oggi il libro sul rapporto tra lo scrittore e l’Alto Adige De Bortoli: con le sue parole scandalose ha fatto cadere le barriere
«L’Alto Adige è il paese in cui tutto è separato e tutto è doppio, in cui è stato attuato – con la connivenza dei governi di Roma – un sistema sofisticato di sostanziale apartheid, che emargina una minoranza di 120.000 italiani in uno Stato che dovrebbe essere il loro, rendendoli come invisibili». Quarta di copertina di Sangue e suolo. Viaggio fra gli italiani trasparenti, Einaudi, 1985. Sebastiano Vassalli. È un Vassalli che ha pubblicato da poco La notte della cometa, non ancora quindi l’autore di La chimera (premio Strega 1990), il romanzo che lo proiettò nel gotha degli scrittori italiani contemporanei.
Nel 1985 Vassalli è un inviato di «Panorama mese» in Alto Adige/Südtirol, dove da due anni sta lavorando a un’inchiesta sul bilinguismo, compiendo centinaia di interviste. Il frutto di questa inchiesta è il reportage Sangue e suolo, duro j’accuse contro quella che lo scrittore novarese considerava una continua discriminazione nei confronti degli italiani da parte della comunità alto atesina di lingua e cultura tedesca: dai «muri nei cortili di tutte le scuole della provincia, per separare gli allievi di lingua tedesca da quelli di lingua italiana» alla cosiddetta “proporzionale etnica” «che sotto al linguaggio apparentemente neutro dei numeri nascondeva qualcosa di meno nobile della giustizia, cioè la rivincita». Una delle prime testimonianze, insomma, di quello che verrà poi definito il “disagio degli italiani” in Alto Adige, «gli “immigrati”, come li chiamavano i miei interlocutori tedeschi». Un libro che all’epoca suscitò un dibattito storiografico e politico, un libro duramente contestato e criticato o impugnato e difeso a seconda dello schieramento politico – semplificando, Svp da una parte, Msi dall’altra – o dell’onda emozionale del momento. Forse è anche per questo che Vassalli nel 2015 – l’anno beffardo della candidatura al Nobel e della morte – ha deciso di tornare sulla questione con Il confine. I cento anni del Sudtirolo in Italia, rielaborando le sue posizioni di trent’anni prima. Un rapporto lungo e tormentato dunque quello tra Vassalli e l’Alto Adige, che il giornalista Giancarlo Riccio ha voluto ricostruire minuziosamente per intero con Vassalli,
il Sudtirolo difficile (edizioni Alphabeta). «Vassalli è stato tra i primissimi (e tra i molto pochi) che hanno saputo e voluto raccontare l’Alto Adige/ Südtirol pur non avendo legami diretti con questa terra e suoi abitanti. […] Ma qual è stato il “vero” Sebastiano Vassalli? – si chiede Riccio – Quello che ha scritto Sangue e suolo o quello che ha scritto Il
confine?». Il saggio ricostruisce l’evoluzione del pensiero di Vassalli a partire dai testi che lo scrittore produsse nel corso degli anni e dagli interventi di altri intellettuali che criticarono molto le sue posizioni. Tra questi Alexander Langer che definì Sangue e
suolo «una specie di piccola bibbia dell’italiano incazzato per l’Alto Adige», che raffigurava «un mondo nettamente diviso tra “noi” (gli italiani) e “loro” (i tedeschi)». Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino, Corriere dell’Alto Adige e Corriere di Bologna, in una delle due prefazioni al testo di Riccio si augura però che Vassalli e Langer «in cielo, si siano riappacificati. Perché penso che, da angoli opposti, guardassero nella stessa direzione, ossia verso lo stesso traguardo. Il sudtirolese voleva dimostrare che, tra la sua gente, ormai le gabbie etniche cominciavano a stare strette; lo scrittore piemontese, invece, denunciava con grande vis polemica che i muri erano assurdi ma resistevano». Nella prefazione precedente Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, ricorda invece il Vassalli scrittore e letterato, riconoscendone il grande ruolo sociale: «le sue furono pagine politicamente non corrette, ma intellettualmente oneste. [...] Senza le sue note scandalose e forse inopportune, nella difficoltà dei rapporti fra i gruppi di appartenenza, molte invisibili barriere fra cittadini dello stesso Paese non sarebbero cadute. Ma se ci pensiamo bene, la virtù e l’utilità di uno scrittore sta proprio in questo. Dire, con la bellezza irripetibile delle sue parole e con il ritmo della sua letteratura, quello che altri non hanno il coraggio nemmeno di accennare o di ascoltare».
Arricchiscono Vassalli, il
Sudtirolo difficile una serie di contributi esterni, due interviste e un’appendice con testi di vario tipo, tra cui due articoli di Vassalli usciti sul Corriere dell’Alto Adige (2003) e sul
Corriere della sera (2012), in cui lo scrittore ricostruì il contesto e le motivazioni che lo spinsero a scrivere Sangue e suolo.
L’autore presenterà il libro questa sera alle 18 presso il Centro culturale di piazza Nikoletti a Bolzano, insieme a Giorgio Mezzalira, Gabriele Di Luca e Aldo Mazza.
Il direttore Franco Langer lo criticò ma avevano lo stesso obiettivo: eliminare i muri etnici