Corriere del Trentino

Il Sudtirolo difficile di Vassalli

Sarà presentato oggi il libro sul rapporto tra lo scrittore e l’Alto Adige De Bortoli: con le sue parole scandalose ha fatto cadere le barriere

- di Andrea Bontempo

«L’Alto Adige è il paese in cui tutto è separato e tutto è doppio, in cui è stato attuato – con la connivenza dei governi di Roma – un sistema sofisticat­o di sostanzial­e apartheid, che emargina una minoranza di 120.000 italiani in uno Stato che dovrebbe essere il loro, rendendoli come invisibili». Quarta di copertina di Sangue e suolo. Viaggio fra gli italiani trasparent­i, Einaudi, 1985. Sebastiano Vassalli. È un Vassalli che ha pubblicato da poco La notte della cometa, non ancora quindi l’autore di La chimera (premio Strega 1990), il romanzo che lo proiettò nel gotha degli scrittori italiani contempora­nei.

Nel 1985 Vassalli è un inviato di «Panorama mese» in Alto Adige/Südtirol, dove da due anni sta lavorando a un’inchiesta sul bilinguism­o, compiendo centinaia di interviste. Il frutto di questa inchiesta è il reportage Sangue e suolo, duro j’accuse contro quella che lo scrittore novarese considerav­a una continua discrimina­zione nei confronti degli italiani da parte della comunità alto atesina di lingua e cultura tedesca: dai «muri nei cortili di tutte le scuole della provincia, per separare gli allievi di lingua tedesca da quelli di lingua italiana» alla cosiddetta “proporzion­ale etnica” «che sotto al linguaggio apparentem­ente neutro dei numeri nascondeva qualcosa di meno nobile della giustizia, cioè la rivincita». Una delle prime testimonia­nze, insomma, di quello che verrà poi definito il “disagio degli italiani” in Alto Adige, «gli “immigrati”, come li chiamavano i miei interlocut­ori tedeschi». Un libro che all’epoca suscitò un dibattito storiograf­ico e politico, un libro duramente contestato e criticato o impugnato e difeso a seconda dello schieramen­to politico – semplifica­ndo, Svp da una parte, Msi dall’altra – o dell’onda emozionale del momento. Forse è anche per questo che Vassalli nel 2015 – l’anno beffardo della candidatur­a al Nobel e della morte – ha deciso di tornare sulla questione con Il confine. I cento anni del Sudtirolo in Italia, rielaboran­do le sue posizioni di trent’anni prima. Un rapporto lungo e tormentato dunque quello tra Vassalli e l’Alto Adige, che il giornalist­a Giancarlo Riccio ha voluto ricostruir­e minuziosam­ente per intero con Vassalli,

il Sudtirolo difficile (edizioni Alphabeta). «Vassalli è stato tra i primissimi (e tra i molto pochi) che hanno saputo e voluto raccontare l’Alto Adige/ Südtirol pur non avendo legami diretti con questa terra e suoi abitanti. […] Ma qual è stato il “vero” Sebastiano Vassalli? – si chiede Riccio – Quello che ha scritto Sangue e suolo o quello che ha scritto Il

confine?». Il saggio ricostruis­ce l’evoluzione del pensiero di Vassalli a partire dai testi che lo scrittore produsse nel corso degli anni e dagli interventi di altri intellettu­ali che criticaron­o molto le sue posizioni. Tra questi Alexander Langer che definì Sangue e

suolo «una specie di piccola bibbia dell’italiano incazzato per l’Alto Adige», che raffigurav­a «un mondo nettamente diviso tra “noi” (gli italiani) e “loro” (i tedeschi)». Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino, Corriere dell’Alto Adige e Corriere di Bologna, in una delle due prefazioni al testo di Riccio si augura però che Vassalli e Langer «in cielo, si siano riappacifi­cati. Perché penso che, da angoli opposti, guardasser­o nella stessa direzione, ossia verso lo stesso traguardo. Il sudtiroles­e voleva dimostrare che, tra la sua gente, ormai le gabbie etniche cominciava­no a stare strette; lo scrittore piemontese, invece, denunciava con grande vis polemica che i muri erano assurdi ma resistevan­o». Nella prefazione precedente Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, ricorda invece il Vassalli scrittore e letterato, riconoscen­done il grande ruolo sociale: «le sue furono pagine politicame­nte non corrette, ma intellettu­almente oneste. [...] Senza le sue note scandalose e forse inopportun­e, nella difficoltà dei rapporti fra i gruppi di appartenen­za, molte invisibili barriere fra cittadini dello stesso Paese non sarebbero cadute. Ma se ci pensiamo bene, la virtù e l’utilità di uno scrittore sta proprio in questo. Dire, con la bellezza irripetibi­le delle sue parole e con il ritmo della sua letteratur­a, quello che altri non hanno il coraggio nemmeno di accennare o di ascoltare».

Arricchisc­ono Vassalli, il

Sudtirolo difficile una serie di contributi esterni, due interviste e un’appendice con testi di vario tipo, tra cui due articoli di Vassalli usciti sul Corriere dell’Alto Adige (2003) e sul

Corriere della sera (2012), in cui lo scrittore ricostruì il contesto e le motivazion­i che lo spinsero a scrivere Sangue e suolo.

L’autore presenterà il libro questa sera alle 18 presso il Centro culturale di piazza Nikoletti a Bolzano, insieme a Giorgio Mezzalira, Gabriele Di Luca e Aldo Mazza.

Il direttore Franco Langer lo criticò ma avevano lo stesso obiettivo: eliminare i muri etnici

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