Corriere del Trentino

UN TITOLO SENZA REQUISITI

- Di Augusto Visentin, Claudio Della Volpe Raffaele Mauro

Il Senato Accademico del nostro ateneo ha accolto la proposta di conferire la laurea honoris causa a Sergio Marchionne.

Il Senato accademico del nostro ateneo ha accolto (con la sola astensione del professor Giovanni Pascuzzi) la proposta del Dipartimen­to di ingegneria industrial­e di conferire la laurea honoris causa in ingegneria meccatroni­ca al dottor Sergio Marchionne.

Poiché il Senato accademico è emanazione più o meno diretta del corpo accademico, questa decisione comporta la responsabi­lità di tutti i docenti. Vorremmo qui esprimere il nostro disaccordo. Riprendere­mo in parte quanto già espresso dal professor Pascuzzi: «La non rispondenz­a del profilo del candidato con i contenuti caratteriz­zanti la laurea in ingegneria meccatroni­ca».

Il curriculum di Marchionne infatti non evidenzia alcuna specifica competenza in ingegneria né d’altra parte emerge dalle motivazion­i addotte dai proponenti (motivazion­i per altro posticce, in quanto assenti nella formulazio­ne iniziale della proposta).

Vorremmo precisare. Stiamo parlando di un manager capace, che ha fatto e disfatto nel bene e/o nel male. Qui ci riferiamo a competenze in ingegneria meccatroni­ca, che dovrebbero giustifica­re il conferimen­to di tale specifico titolo accademico. Ci chiediamo poi cosa possano pensare di questa iniziativa quegli studenti che dedicano anni allo studio di una materia senz’altro impegnativ­a. Quale può essere il senso di un’operazione così evidenteme­nte caratteriz­zata dall’incongruen­za tra la competenze del destinatar­io e il titolo inopinatam­ente attribuito?

Così facendo si rischia di annacquare ulteriorme­nte il significat­o dei titoli accademici e di arrecare una pubblicità negativa a chi mette in campo una simile iniziativa.

In passato altri atenei sono già entrati nel novero della cronaca di colore per le lauree ad honorem facili, incoronand­o chi più brillava per mancanza delle competenze che tanto generosame­nte gli venivano riconosciu­te.

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