Con le guanxi i cinesi fanno società
Yujin: «Un tempo erano disinteressate. Oggi sono strumentalizzate a fini politici e economici»
Quando le relazioni durano tutta la vita. «Guanxi» è il termine che definisce una peculiarità nella struttura sociale dei cinesi. «Un tempo erano disinteressate. Oggi aiutano a perseguire obiettivi politici e economici» spiega Yujin, avvocatessa. «Non dobbiamo guardare alle radici, ma alle nuvole» dice il sociologo Adel Jabbar riflettendo sui problemi di integrazione delle seconde generazioni.
TRENTO «I cinesi si conoscono tutti». Questa è la frase che stereotipa l’immagine degli immigrati dal lontano Est. Un po’ per via delle concentrate attività imprenditoriali che formano le folcloristiche «chinatown» e un po’ perché, spogliando l’affermazione da luoghi comuni, in essa si nasconde una mezza verità. Qualsiasi persona che migra per motivi economici trae sicuramente beneficio a inserirsi nel tessuto etnico di appartenenza nel luogo di arrivo. Ma il cinese, a differenza del resto del mondo, si è sempre contraddistinto per il modo singolare di stringere relazioni che, da millenni a questa parte, ha forgiato il suo carattere conferendogli un approccio unico d’intendere i rapporti sociali.
Niente chinatown
Trento, seppur piccola ma pur sempre città, non è stata testimone del fenomeno «chinatown». Le famiglie cinesi non hanno concentrato le loro attività imprenditoriali in un unico luogo urbano identificandosi in esso, ma si sono sparse su gran parte del territorio: a Trento, a Riva del Garda, ad Arco e lungo gli snodi cruciali della Valsugana. I 1.185 cinesi che oggi vivono in Trentino (in Italia ammontano a 271.330) si conoscono a seconda della posizione professionale che occupano, dunque dalle relazioni che instaurano. «Fino a una decina di anni fa» spiega Yujin, un’appassionata avvocatessa giunta a Trento una dozzina di anni fa, «gli immigrati della mia nazionalità si conoscevano fra di loro perché la comunità cinese era piccola e la loro provenienza omogenea». «Ma ora», continua la studiosa orientale, «i cinesi di Trento e d’Italia sono di varie origini e culture». Manager, studenti e altre figure professionali. Queste le persone che formano la nuova comunità, diversa da quella tradizionale «e non necessariamente connessa con quest’ultima», afferma. In mandarino «relazione» si traduce in «guanxi». Un concetto complesso e differente da com’è stato interpretato nella cultura filo-occidentale. Tradizionalmente «è una nozione neutra che rimanda all’interazione fra persone» spiega Yujin. Ma l’arte di «creare guanxi» non è semplicemente entrare in un rapporto occasionale, bensì stringere un legame che è e sarà destinato a durare per sempre.
Capitale sociale
Nella Cina di oggi la versione aggiornata del concetto si avvicina a quello che «noi» occidentali intendiamo quando ci riferiamo al «capitale sociale», ma con maggiori coinvolgimenti emotivi e non così ben organizzato. «Nel mio paese», continua l’esperta, «le guanxi potrebbero implicare di più, maggiori compromessi». Per dare un’idea, in Occidente alla firma di un contratto d’affitto il rapporto con la controparte cessa di esistere se non per meri motivi legati all’allocazione. In Cina invece, è proprio alla firma dello stesso che si sancisce l’inizio di una sincera e si auspica stabile e longeva relazione. In altre parole, familiarizzare con una persona di origine cinese significa stringere un sodalizio che non si fermerà a un livello mentale, ma scenderà fino a raggiungere un posto da qualche parte vicino al cuore.
Nella piramide dei legami di un individuo di cultura sinensis, vi sono quelli che si estendono alla parentela più stretta (in Cina la famiglia allargata detta «Zu» può contare fino a un numero di 40 persone). Poi quelli che si stringono fra amici e infine i legami effettivi, fra colleghi o conoscenze lontane. I differenti livelli di status giocano un ruolo fondamentale per ogni componente del gruppo. All’interno di quest’ultimo i catalizzatori delle decisioni sono, non vi è dubbio, coloro che hanno maggior influenza. «Dal 1978 — continua l’avvocatessa asiatica — alcune ricerche hanno conferito a questo termine l’insieme di quelle conoscenze interpersonali per raggiungere i propri interessi economici e politici. E da allora la parola è preceduta da verbi come cercare, rincorre, e così via». «Niente a che vedere con la versione tradizionale delle guanxi», spiega.
La via moderna
«Il pensiero antico confuciano insegna innanzitutto la relazione fra il cielo e l’uomo. L’essenza del primo — racconta — è l’onestà e la sincerità, che nel secondo si riflette sotto forma di gentilezza e benevolenza. Due qualità queste, che dovrebbero istintivamente esistere nel rapporto fra due persone. Ma la via moderna di rincorrere guanxi più che dal pensiero confuciano è influenzata dalle caratteristiche socio-economiche della società in cui si vive e dalla psicologia di massa». Un proliferare di relazioni umane e di risorse interpersonali che nella Cina moderna è «strumentalizzato» afferma Yujin.
Nella maggior parte delle esperienze migratorie è prevalente la tradizionale concezione delle guanxi che dalla lontana Cina, spiana e facilita la comunicazione fra genti dalla madre patria all’America, dal Pacifico all’Africa poi via fino all’Europa. Un dragone con la testa in Oriente, la cui coda si espande al mondo intero e prospera senza fine grazie all’aggiungersi di nuovi rapporti in nome di quelli preesistenti, saldi di generazioni in generazioni e duri a morire.