Le famiglie numerose invocano aiuto
Un figlio costa 8.300 euro l’anno. L’associazione: ora una legge organica
Crescere un figlio in Italia costa 8.300 euro all’anno. Lo sostiene l’associazione delle famiglie numerose che ieri, al festival della famiglia, ha chiesto una legge organica a sostegno dei nuclei numerosi.
TRENTO Crescere un figlio in Italia? Costa 8.300 euro l’anno. Dal cibo ai vestiti, dai trasporti agli impegni extrascolastici, l’ha calcolato uno studio dell’Associazione nazionale delle famiglie numerose, che oggi a Trento celebra la sua ottava assemblea.
Protagonista, ieri, della giornata conclusiva del Festival della famiglia, l’associazione rilancia una proposta di legge che favorisca iniziative a beneficio delle famiglie e chiede l’attivazione, ferma al palo, della carta famiglia.
In Italia, secondo l’Istat, le coppie con almeno tre figli sono 728.849, con quattro 128.747; in Trentino sono rispettivamente 7.661 e 1.485. Sul territorio provinciale, inoltre, nel 2011 le famiglie con cinque figli erano 9.300, 2.600 quelle con sei o più. Fra le 300 trentine associate all’Anfn, la più numerosa è la famiglia Sicher: Silvio e Biancarossa sono genitori di dieci figli. «Le famiglie numerose, però, sono in via di estinzione» denuncia l’associazione: nel 1961 erano circa tre milioni quelle con almeno quattro figli, oggi invece, sempre secondo l’Istat, a essere oltre 4,6 milioni sono le coppie che non ne hanno.
Del resto, la nascita di un figlio incide non poco sul reddito disponibile di una coppia: «Secondo un sondaggio della nostra associazione la busta paga che entra in una famiglia numerosa ogni mese si svuota, in un caso su sei, entro i primi dieci giorni — fa notare Alfredo Catalbiano, coordinatore del centro studi — In un caso su due entro i primi venti».
Secondo lo studio effettuato dall’associazione, si spende soprattutto per il cibo (4.000 euro l’anno a testa), l’affitto, la rata del mutuo o la manutenzione della casa (2.500 euro l’anno pro-capite), i vestiti (1.321 euro), le gite e il materiale scolastico (520 euro), l’attività sportiva o ricreativa (475 euro), le spese di riscaldamento (444,63), elettricità (247,84) o acqua (102 euro a figlio).
Per questo l’associazione rilancia da Trento una proposta di legge organica a sostegno delle grandi famiglie: «È già stata recepita e rilanciata in un atto parlamentare sottoscritto da diciotto deputati e ha iniziato il suo iter — spiega Catalbiano — Chiediamo che sia favorito il congedo temporaneo dal lavoro, che venga esteso l’assegno di cura a chi decide di stare a casa per i primi tre anni di vita del figlio, che sia rivisto il trattamento tributario delle famiglie numerose, che la soglia del reddito per i figli a carico sia portata da 2.840,51 euro fer- mi dal 1986 a 8.000 euro». Chiedono, inoltre, che il progetto della carta famiglia nazionale, già inserita nella legge di stabilità di quest’anno ma ancora in attesa di decreto attuativo, venga attivata: hanno anche scritto una lettera pubblica al ministro Giuliano Poletti.
«Di giovani si parla in rapporto ai «Neet» o ai bambini che non nascono e dunque ai giovani che mancano, quando si nominano quelli che lasciano l’Italia o quelli che restano in casa, il 67% fra i 18 e i 35 anni — osserva il presidente nazionale dell’associazione Giuseppe Butturini — Nelle famiglie numerose, invece, i figli lasciano le famiglie fra i 23 e i 28 anni perché quei nuclei sono palestre di autonomia e responsabilità».
E se è vero, come riporta il rapporto giovani 2016 curato dall’istituto Giuseppe Toniolo, che il 28% dei giovani fra i 30 e i 34 anni vive ancora nella famiglia d’origine, è anche vero, come sottolinea Cristina Pasqualini dell’università cattolica del sacro cuore di Milano, che si intravede «uno spiraglio di cambiamento»: «Chi intende uscire dalla famiglia nei prossimi tre anni nel 30% dei casi lo fa per sposarsi — ha spiegato la ricercatrice — il 25% per esigenze di autonomia e indipendenza».