Profughi, viaggio mortale sul treno merci
Wörgl, due migranti schiacciati dai Tir durante le operazioni di scarico. Il terzo è grave a Innsbruck Il sospetto: potrebbero essere saliti alla stazione di Bolzano. Il Coisp denuncia: «Politiche inefficaci»
BOLZANO Un’altra morte annunciata, un’altra tragedia sulla pelle di esseri umani destinati a rimanere senza volto e senza nome. Un altro crudele viaggio verso il futuro, interrottosi bruscamente tra le rotaie di una stazione del nord Europa .« Irregolarmente entrati nel Paese »: così la polizia austriaca ha bollato i due profughi, un uomo e una donna, schiacciati da un tir in fase di scarico del treno merci sul quale si erano nascosti. Un convoglio della compagnia Rola partito da Verona e diretto a Wörgl, al confine tra Austria e Germania, dove si è verificato il tragico incidente. Il treno, che fa tappa al Brennero, trasportava mezzi pesanti e i profughi si erano nascosti sotto uno di essi: erano in tre, il superstite è ricoverato in gravi condizioni a Innsbruck. Con ogni probabilità, il gruppetto era saltato clandestinamente sul vagone a Bolzano o al valico, dove il convoglio ha effettuato una sosta. Non è però da escludersi che i migranti abbiano incrociato il treno nella stazione di Trento. Stando alle prime ricostruzioni, è possibile che i due migranti siano morti assiderati. Avrebbero forse perso i sensi molto prima che avvenisse lo scarico del tir sotto il quale si erano rifugiati: proprio per questo, non si sarebbero accorti che il motore del mezzo era entrato in funzione. Sulle salme dei due profughi sarà ora effettuata l’autopsia, che dovrà stabilire la causa del decesso.
Con l’intensificazione dei controlli nelle stazioni della provincia e sui convogli passeggeri diretti a Monaco di Baviera, i profughi tentano quindi di oltrepassare il confine sfruttando i treni merci: convogli lunghi centinaia di metri, difficili da controllare interamente e che, a differenza dei normali treni per passeggeri, si fermano ai semafori e nelle aree antistanti le stazioni. La maggior parte dei migranti è di nazionalità eritrea: arrivano a Bolzano dal sud Italia o da Milano, e cercano disperatamente di raggiungere il nord Europa, dove magari risiedono già parenti o conoscenti. Trascorrono le loro notti in strada, gravitano intorno allo scalo ferroviario, in attesa del treno giusto. Lo stesso accade al Brennero dove, soprattutto negli ultimi tempi, sono stati individuati piccoli gruppi di migranti rimasti bloccati al valico. A loro disposizione, un centro aperto esclusivamente di giorno e poi gli otto o cinque gradi sotto lo zero delle ultime notti. Se la questura fa sapere che in tutto l’Alto Adige sono operativi oltre 100 agenti che controllano in modo permanente la linea ferroviaria del Brennero, il sindacato di polizia Coisp, attraverso il segretario altoatesino Fulvio Coslovi, se la prende con la macchina dell’accoglienza: «La tragedia delle morti sui treni merci era prevista e prevedibile ma non sarà mai evitabile. Dove sono gli appaltatori e gli appaltanti dell’accoglienza? Dov’è la risposta politica? Lo avevamo annunciato un anno fa, la migrazione non si ferma con i proclami e non può ricadere sulle spalle dei poliziotti di confine».
Chiara Rabini, la referente comunale per profughi e richiedenti asilo, commenta indignata: «L’ennesimo dramma. Le disgrazie e le morti del Mediterraneo si verificano anche sotto i nostri occhi, lungo i i confini e i muri che abbiamo eretto pensando di difenderci. Più controlli e più informazione nelle stazioni alle persone in transito, apertura di un punto di accoglienza per i transitanti, possibilità di ricongiungimenti».