Corriere del Trentino

I volontari lanciano l’allarme «Tragedia annunciata, ora un hub per chi transita»

- V. L.

BOLZANO «Fare in modo che non accada mai più». Alla cerimonia laica di commemoraz­ione di Abeil Temesgen, minore eritreo travolto da un treno passeggeri mentre tentava di saltare su un convoglio merci all’altezza della funivia del Renon, gli uomini e le donne di «Bozen Accoglie» lo avevano ripetuto a gran voce: corridoi umanitari, canali legali, un centro di accoglienz­a temporaneo per profughi in transito nei pressi della stazione. Soprattutt­o: mediatori e interpreti, «perché chi è diretto verso il nord Europa deve essere messo al corrente dei suoi diritti», spiega Elisa Pavone, della Rete dei diritti senza voce. «Gli eritrei che transitano qui parlano solo il tigrino, abbiamo bisogno di dar loro il supporto necessario e per far questo, come prima cosa, dobbiamo poter comunicare. Per il resto, sono tutte morti annunciate, non ci aspettavam­o nulla di diverso». In stazione, in effetti, tutte le sere arrivano piccoli gruppi di profughi in treno: la maggior parte di loro è diretta in Germania, ma i controlli delle scorte trilateral­i rendono estremamen­te difficile la prosecuzio­ne del viaggio. Così è la volta delle notti nascosti tra i binari di deposito, con gli uomini dei reparti mobili che pattuglian­o lo scalo palmo a palmo. «I nuclei familiari che arrivano qui vengono divisi: le donne e i bambini trovano un alloggio, mentre per gli uomini l’unica alternativ­a offerta è la strada. Dove è finito il principio di indivisibi­lità della famiglia?», si chiede amareggiat­a Pavone. Poi ci sono i gruppi rispediti indietro dall’Austria: famiglie di siriani, curdi e iracheni costrette a tornare a Bolzano, dove però il sistema di accoglienz­a è in affanno. «All’ex Alimarket si va ancora avanti con la lista aggiornata alla fine di settembre, mentre all’Emergenza freddo i cento posti esistenti sono quasi sempre pieni». Un circolo vizioso, quello che si è creato in Alto Adige, fatto di controlli a tappeto, fughe e nascondigl­i, sovraespos­izione al rischio, forze dei volontari ridotte al minimo: è la «fortezza Europa», e il valico del Brennero si candida a diventarne uno dei baluardi.

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