LA LAUREA A MARCHIONNE E QUELL’IRONIA FUORI LUOGO
Sono uno dei tre autori della lettera che esprimeva opposizione alla concessione della laurea honoris causa in meccatronica a Marchionne; ho letto la risposta del rettore nel vostro articolo di martedì scorso e sono rimasto stupito dal suo contenuto; il rettore ritiene «inusuale» l’interesse di un matematico (il collega Visintin) per la meccatronica! Dubito che la lettera spedita nasca da un tal tipo di interesse. Anche io e il collega Mauro non siamo meccatronici; io sono perfino un chimico fisico, afferisco a un dipartimento di ingegneria ma non sono ingegnere; come mai il rettore non ci cita ugualmente? La questione qui in ballo non è di quelle tecniche della meccatronica per cui sia necessario essere un esperto di tale disciplina per deciderla, ma è invece una questione che riguarda l’ateneo come tale e su questo abbiamo titolo, come docenti e membri di dipartimenti diversi, tutti noi e anche gli studenti e le altre persone che vi lavorano: il nostro ateneo, tenuto al rispetto della legge nel concedere i suoi titoli, può legittimamente concedere un titolo a chi non ha alcun titolo scientifico o pratico relativo al settore interessato? La regio decreto 1592/1933 parla chiaro: «Soltanto a persone che, per opere compiute o pubblicazioni fatte, siano venute in meritata fama di singolare perizia nelle discipline della Facoltà per cui è concessa». Marchionne è manager di un’azienda che usa la meccatronica è vero, ma non possiede alcuna singolare perizia nel merito; ma forse si vuol dire che tutti coloro che usano l’elettricità sono da premiare con il titolo di ingegnere elettrico o quelli che usano una macchina termica o nucleare con il corrispondente titolo ingegneristico o fisico? Appare chiaro dai testi proposti che la scelta sia basata sulle scelte strategiche di economia e strategia aziendale fatte da Marchionne; allora gli si conceda una laurea in Economia, che peraltro è il settore del rettore, mentre Marchionne è laureato in filosofia e legge, dunque esorto il Magnifico a concedergli una laurea in Economia aziendale. Altrimenti, per dirla tutta, sarebbe il caso di rinunciare alla strategia di ingraziarsi i potenti come potenziali finanziatori e ricorrere a una modalità del tutto legale ma dismessa: farsi pagare dalla Provincia i 200 e passa milioni di finanziamento legato ai patti intercorsi e che sono rimasti invece nelle casse provinciali (come hanno ripetutamente chiesto i colleghi Pascuzzi e Zambelli) ; lei cosa ne dice? Il rettore sarebbe d’accordo? urtroppo non da oggi e non solo in Trentino, i trucchi del marketing sono entrati a far parte delle strategie di scuole e università. La laurea in meccatronica a Marchionne è di certo meno scandalosa di quelle conferite ad artisti e sportivi solo per avere un po’ di visibilità. Ma la questione da voi sollevata è tutt’altro che peregrina, dunque non ho capito perché il rettore abbia risposto nel merito agli studenti (sostenendo che la laurea ad honorem è un po’ come un premio Nobel) riservando l’ironia al professor Visintin e, di riflesso, anche a lei. Non posso pensare che il Magnifico ritenga sia esclusivo diritto degli studenti contestare le scelte dell’ateneo e sia infastidito dal fatto che alcuni professori sollevino obiezioni; e poiché non ha chiesto ai ragazzi quali competenze avessero in meccatronica, proprio non capisco la battuta.