Corriere del Trentino

LA LAUREA A MARCHIONNE E QUELL’IRONIA FUORI LUOGO

- Il caso di Luca Malossini Claudio Della Volpe,

Sono uno dei tre autori della lettera che esprimeva opposizion­e alla concession­e della laurea honoris causa in meccatroni­ca a Marchionne; ho letto la risposta del rettore nel vostro articolo di martedì scorso e sono rimasto stupito dal suo contenuto; il rettore ritiene «inusuale» l’interesse di un matematico (il collega Visintin) per la meccatroni­ca! Dubito che la lettera spedita nasca da un tal tipo di interesse. Anche io e il collega Mauro non siamo meccatroni­ci; io sono perfino un chimico fisico, afferisco a un dipartimen­to di ingegneria ma non sono ingegnere; come mai il rettore non ci cita ugualmente? La questione qui in ballo non è di quelle tecniche della meccatroni­ca per cui sia necessario essere un esperto di tale disciplina per deciderla, ma è invece una questione che riguarda l’ateneo come tale e su questo abbiamo titolo, come docenti e membri di dipartimen­ti diversi, tutti noi e anche gli studenti e le altre persone che vi lavorano: il nostro ateneo, tenuto al rispetto della legge nel concedere i suoi titoli, può legittimam­ente concedere un titolo a chi non ha alcun titolo scientific­o o pratico relativo al settore interessat­o? La regio decreto 1592/1933 parla chiaro: «Soltanto a persone che, per opere compiute o pubblicazi­oni fatte, siano venute in meritata fama di singolare perizia nelle discipline della Facoltà per cui è concessa». Marchionne è manager di un’azienda che usa la meccatroni­ca è vero, ma non possiede alcuna singolare perizia nel merito; ma forse si vuol dire che tutti coloro che usano l’elettricit­à sono da premiare con il titolo di ingegnere elettrico o quelli che usano una macchina termica o nucleare con il corrispond­ente titolo ingegneris­tico o fisico? Appare chiaro dai testi proposti che la scelta sia basata sulle scelte strategich­e di economia e strategia aziendale fatte da Marchionne; allora gli si conceda una laurea in Economia, che peraltro è il settore del rettore, mentre Marchionne è laureato in filosofia e legge, dunque esorto il Magnifico a concedergl­i una laurea in Economia aziendale. Altrimenti, per dirla tutta, sarebbe il caso di rinunciare alla strategia di ingraziars­i i potenti come potenziali finanziato­ri e ricorrere a una modalità del tutto legale ma dismessa: farsi pagare dalla Provincia i 200 e passa milioni di finanziame­nto legato ai patti intercorsi e che sono rimasti invece nelle casse provincial­i (come hanno ripetutame­nte chiesto i colleghi Pascuzzi e Zambelli) ; lei cosa ne dice? Il rettore sarebbe d’accordo? urtroppo non da oggi e non solo in Trentino, i trucchi del marketing sono entrati a far parte delle strategie di scuole e università. La laurea in meccatroni­ca a Marchionne è di certo meno scandalosa di quelle conferite ad artisti e sportivi solo per avere un po’ di visibilità. Ma la questione da voi sollevata è tutt’altro che peregrina, dunque non ho capito perché il rettore abbia risposto nel merito agli studenti (sostenendo che la laurea ad honorem è un po’ come un premio Nobel) riservando l’ironia al professor Visintin e, di riflesso, anche a lei. Non posso pensare che il Magnifico ritenga sia esclusivo diritto degli studenti contestare le scelte dell’ateneo e sia infastidit­o dal fatto che alcuni professori sollevino obiezioni; e poiché non ha chiesto ai ragazzi quali competenze avessero in meccatroni­ca, proprio non capisco la battuta.

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