Corriere del Trentino

Balasso in Smith & Wesson «Mi piace far arrabbiare» Da giovedì al Comunale

- Massimilia­no Boschi

Tom Smith è un meteorolog­o, forse sedicente — nel caso non sarebbe l’unico — Jerry Wesson, invece, è un pescatore dai gusti particolar­i e un tantino necrofili. Insieme potrebbero essere Tom & Jerry, ma non giocano al gatto e al topo, sono quindi Smith & Wesson, anche se non sparano a nessuno. Più sempliceme­nte sono una coppia di balordi intenti a sbarcare il lunario dalle parti delle cascate del Niagara agli inizi del Novecento. Per essere precisi è il 1902 e Rachel, una giornalist­a ventitreen­ne, li avvicina per farsi aiutare a compiere un’impresa indimentic­abile. All’incirca da qui prende le mosse Smith & Wesson, la commedia scritta da Alessandro Baricco e diretta da Gabriele Vacis, che andrà in scena dall’8 all’11 dicembre al Teatro Comunale di Bolzano per la rassegna «La grande prosa» del Teatro Stabile.

Chi ci racconta tutto è Natalino Balasso, ovvero colui che sul palcosceni­co del Comunale si presenterà come Tom Smith: «Tutto è iniziato quando Baricco è venuto a vedere I Rusteghi di Gabriel Vacis in cui lavoravo. Gli ho fatto venire l’idea di scrivere uno spettacolo in cui ci fossi anche io. Il testo prende spunto da una storia reale, ma Baricco ne ha poi inventata una diversa per raccontare altro».

Che cosa?

«Quel meccanismo generazion­ale che si mette in moto ogni volt achei vecchi vogliono vamp i risti ca mente suggere la forza vitale dei giovani».

È una commedia sullo scontro generazion­ale?

«Anche. Tutti i personaggi hanno un conflitto molto forte con il proprio padre, ma ognuno lo risolve in maniera diversa. Un conflitto che li segna soprattutt­o nelle motivazion­i con cui portano avanti la vita».

A (s)proposito di identità. Come vanno le cose con i veneti? Apprezzano l’ironia di chi ha un accento della bassa polesana?

«I veneti sono di tanti tipi. C’è chi si arrabbia perché non ha capito, chi perché capisce e non vuole cambiare e chi perché ha capito troppo. Ma per fortuna qualcuno si arrabbia, altrimenti i miei spettacoli non avrebbero pubblico».

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