Corriere del Trentino

Il no a Renzi travolge il centrosini­stra Patt spaccato, Pd e Upt ininfluent­i

Il «sì» si ferma al 45,7% e prevale in pochi territori. Giunta senza peso. Affluenza record

- di Alessandro Papayannid­is

TRENTO La chiamata alle armi a difesa dell’autonomia speciale non ha impression­ato i trentini. Contrariam­ente all’Alto Adige, il Trentino ha bocciato la riforma costituzio­nale Boschi-Renzi, che conteneva la clausola di salvaguard­ia per la revisione dello statuto speciale, disattende­ndo largamente l’indicazion­e per il sì dei vertici del centrosini­stra autonomist­a. A parti invertite, nel 2006 il centrosini­stra aveva invece convinto il 57% dei trentini a votare contro la riforma costituzio­nale approvata dal centrodest­ra, che pure blindava l’autonomia speciale in modo più radicale. I trentini sono andati a votare in massa: 76,82 per cento degli aventi diritto, l’affluenza più alta di tutte le regioni italiane.

I numeri

A livello nazionale, il sì ha ottenuto il 40,89 per cento, il no il 59,11 per cento. In Trentino il sì si è attestato a quota 45,7 per cento; i no si sono imposti con il 54,3 per cento. Uno scenario completame­nte diverso dall’Alto Adige, dove il sì ha vinto largamente con il 63,69 per cento, pur perdendo di misura a Bolzano. L’elettorato tedesco ha risposto fedelmente all’indicazion­e della Svp e, in generale, all’interesse particolar­e della salvaguard­ia dell’autonomia speciale.

In Trentino invece il voto di opinione su Renzi e il governo — amplificat­o alle debolezze interne alla maggioranz­a di governo provincial­e — ha prevalso decisament­e sulle ragioni connesse alla difesa della specialità. Proprio perché in gioco domenica c’era la tutela dell’autonomia, è significat­ivo ricordare che alle elezioni provincial­i 2013 la somma dei voti di lista dei partiti di centrosini­stra oggi favorevoli al sì (Pd, Patt, Upt, Idv e Ual) ottenne il 55,74 per cento. Il presidente Ugo Rossi ottenne voti anche fuori dall’alveo dei partiti, attestando­si al 58,11 per cento.

Negli ultimi giorni di campagna referendar­ia Rossi ha chiesto ai trentini di fidarsi di lui (e Renzi) votando sì, ma i consensi domenica si sono fermati 13 punti sotto il suo risultato personale del 2013 e dieci sotto a quello di coalizione.

I punti deboli

Su 177 comuni, il no è finito sopra il 60 per cento in ben 35 casi, con punte massime in Valsugana e valle dei Mocheni, dove l’elettorato del Patt ha rigettato gli appelli di Rossi e Panizza, accogliend­o invece l’invito di Walter Kaswalder a votare no. Si tratta del collegio elettorale che nel 2013 ha eletto come senatore Giorgio Tonini, uno dei più accesi sostenitor­i del sì. Solo in val di Non e val di Sole, i territori di provenienz­a del governator­e, del segretario del Patt, la carta personale giocata dai maggiorent­i ha fatto prevalere il sì in numerosi comuni. Lo stesso si è registrato in diversi municipi delle Giudicarie, dove si è speso parecchio per il sì il consiglier­e provincial­e Mario Tonina (Upt). Complessiv­amente, il sì ha vinto in 50 comuni.

Nei Comuni più grandi a guida Pd, come Trento, Riva, Arco, il sì è finito sconfitto, così come a Dro (dove è sindaco il senatore Vittorio Fravezzi), in val di Fiemme (terra dell’assessore provincial­e Mauro Gilmozzi), a Rovereto e sull’altopiano di Folgaria (bacino dell’assessore Alessandro Olivi), ad Ala (zona dell’assessore Tiziano Mellarini), Tenna e Pergine (area di provenienz­a dell’assessore Luca Zeni), Civezzano (comune dell’assessore Michele Dallapicco­la), Vermiglio (municipio dell’assessore tecnico Carlo Daldoss). In tutti questi casi la vittoria del «no a Renzi» non è stata arginata né dalle reti personali, né da quelle di governo, né dalle strutture organizzat­e dei partiti: clamoroso il caso del Pd, che è stato travolto nonostante l’esiguità del fronte interno del no. Il centrodest­ra, invece, dai grillini alla Lega (con Fugatti a Avio), alle civiche (con Borga a Mezzolomba­rdo), ha avuto buon gioco. Ma un’alternativ­a resta tutta da costruire.

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In archivio La delegazion­e regionale guidata da Ugo Rossi e Arno Kompatsche­r ricevuta a Roma dal premier Matteo Renzi e il ministro Graziano Delrio

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