Corriere del Trentino

«I partiti di maggioranz­a siano leali Mi attendo subito un sostegno netto»

Rossi: non lascio. «Rammarico per il risultato diverso da Bolzano»

- «Certo, la escludo». A. Pap. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRENTO Si dice «rammaricat­o» per l’esito diverso del referendum tra Trento e Bolzano. Ma Ugo Rossi guarda avanti e chiede pieno sostegno ai partiti di maggioranz­a: «Chiariscan­o la loro lealtà», dice respingend­o la richiesta di dimissioni che arriva dall’opposizion­e.

Qual è la sua valutazion­e del voto?

«Ho appena riunito la maggioranz­a, le ho portato il ringraziam­ento di Renzi per il nostro impegno e lealtà, e ho detto che dobbiamo ringraziar­e i 140.000 trentini che hanno creduto a questa riforma. È un’occasione persa per l’Italia ma anche per il Trentino: potevamo rendere più forte l’autonomia, ma non dobbiamo scoraggiar­ci perché Trento e Bolzano in settant’anni hanno dimostrato di fare grandi passi anche senza il principio dell’intesa. Dobbiamo stare ancora più uniti e batterci per difendere e ampliare l’autonomia, e lo faremo con qualsiasi governo dovremo interloqui­re».

In Alto Adige il sì ha vinto, qui il no. La preoccupa il fatto che i trentini non si siano dimostrati sensibili alla tutela dell’autonomia?

«Il voto in Trentino ha confermato che quando ci sono consultazi­oni nazionali qui non ci discostiam­o dal trend italiano, cosa che invece non avviene alle provincial­i. L’esito di domenica mi rammarica, ma dobbiamo evitare che il risultato si rifletta all’esterno in una diversa immagine del nostro rapporto con l’autonomia rispetto a Bolzano. Non sarebbe positivo».

Lei si è speso in prima persona per il sì. Perciò, adesso, l’opposizion­e chiede le sue dimissioni. Lascerà?

«I risultati del referendum sono cosa separata dal mandato politico assegnato al governo provincial­e. Non c’è alcun legame. L’ho detto in tempi non sospetti e per coerenza lo ripeto, poi naturalmen­te l’opposizion­e fa il suo gioco. Aggiungo però che questo voto ci interroga personalme­nte e la coalizione deve riflettere sulla sua coesione e sul senso dello stare assieme: nessuno dei nostri partiti può esimersi da questa riflession­e. Ho fatto presente alla maggioranz­a che, nell’immediato, abbiamo davanti adempiment­i cruciali: la legge di stabilità da approvare al Senato, che contiene passaggi decisivi per i nostri conti, e la nostra legge di stabilità provincial­e, che abbiamo il dovere di portare in porto. Serve massima coesione e lealtà a cui faccio finora appello. Non basta che lo dica io, è necessario e urgente che i partiti della coalizione si esprimano su questo con deliberazi­oni chiare e nette che mi aspetto in tempi brevissimi».

Ora la Consulta per la riforma dello Statuto va in archivio?

«L’autonomia dev’essere dinamica e deve coltivare sempre l’ambizione di espandersi e migliorare. Quindi è bene che si vada avanti con una riflession­e collettiva di Convenzion­e e Consulta, ma decideremo revisioni statutarie solo se ci saranno condizioni politiche di garanzia, nel senso di una riforma che aumenti l’autonomia».

Se non si andrà subito al voto, il centrosini­stra a Roma riproporrà la carta del disegno di legge costituzio­nale Zeller per blindare le competenze statutarie, giocando sulla difficoltà di trovare maggioranz­e in Senato?

«Abbiamo una delegazion­e parlamenta­re che naturalmen­te lavorerà per l’autonomia. Ora come ora, non mi pare che si possa iniziare dal ddl Zeller».

In caso di elezioni politiche nel 2017, esclude una sua candidatur­a in Parlamento?

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