Corriere del Trentino

Senza governo saltano tutti gli accordi

Terzo Statuto addio. Nuove norme di attuazione al palo. Rinnovo di A22 non scontato

- Tristano Scarpetta

TRENTO All’indomani del voto, il governo con il quale il Trentino aveva raggiunto una serie di importanti accordi non esiste più. Gli effetti non sono di poco conto: la scrittura del terzo Statuto di autonomia è rinviata a data da destinarsi, le nuove deleghe (giustizia, agenzie fiscali, ipotesi sui concorsi della scuola) scivoleran­no nella migliore delle ipotesi in fondo all’agenda del prossimo esecutivo, il rinnovo senza gara della concession­e autostrada­le di A22, se non sarà rimesso in discussion­e, di certo subirà un ritardo.

Per il Trentino Alto Adige, l’effetto più significat­ivo della bocciatura della riforma Boschi è che la riscrittur­a dello Statuto non sarà più necessaria. «Il lavoro della Consulta per il terzo Statuto d’autonomia non potrà che proseguire — scrive il presidente del consiglio provincial­e, Bruno Dorigatti — con maggior vigore». Tutti, però, sanno che non sarà così.

Cancellata la riforma costituzio­nale, insieme alla previsione di una revisione statutaria, sparisce anche l’obbligo di raggiunger­la «d’intesa» con Trento e Bolzano. Arrivata in parlamento, la proposta di revisione potrebbe infatti essere completame­nte stravolta, il che significa che nessuno sarà tanto pazzo da presentarl­a. Non in questo clima di ostilità verso le Speciali, non in assenza di un patto di ferro con il governo in carica. Consulta (Trento) e Convenzion­e (Bolzano) potranno proseguire i propi lavori, il cui senso rischia però di ridursi a un bell’esercizio di stile. Se, in prossimità di un appuntamen­to storico per l’autonomia come la riscrittur­a della sua Carta, l’interesse dei trentini e perfino delle forze politiche pareva già molto basso, difficilme­nte una discussion­e teorica attirerà le masse popolari.

I parlamenta­ri del Trentino Alto Adige potrebbero rispolvera­re il contestati­ssimo (perché anticipava molte delle possibili proposte di Consulta e Convenzion­e) disegno di legge Zeller, ma anche in questo caso, in assenza di garanzie da parte del governo, portarlo in aula sarebbe come giocare alla roulette russa con sei proiettili nel tamburo: sconsiglia­to.

La delega sul personale della giustizia ha già ricevuto il placet dei vari dicasteri competenti ed è pronta per l’approvazio­ne definitiva in consiglio dei ministri, la si attendeva a settimane, ma le prossime sedute dell’esecutivo avranno probabilme­nte altre priorità. Al palo resteranno anche la delega sulle agenzie fiscali e le trattative su quelle in materia di personale della scuola, oltre alla definizion­e degli impegni finanziari. Quanto alla manovra, basterebbe un emendament­o al Senato per far saltare la titolarità sugli avanzi di spesa recentemen­te conquistat­a e interpreta­ta da una parte della stampa nazionale come l’ennesimo privilegio alle Speciali.

Facile poi prevedere un rinvio anche sul rinnovo della concession­e di A22. La società si stava preparando a definire piano industrial­e e governance rispettosi del protocollo d’intesa sottoscrit­to con il governo per arrivare a chiudere a fine 2017. In particolar­e, l’acquisto delle quote dei privati per raggiunger­e il 100% della proprietà pubblica in modo da poter dare vita all’in house, avverrà solo dopo aver avuto l’assoluta certezza del rinnovo. Ammesso e non concesso che il prossimo governo rispetti l’impegno preso (Brunetta, per fare un nome, ha sempre contestato in ogni modo l’accordo), di certo l’assenza del ministro (Graziano Delrio) che lo aveva preso, si farà sentire e la messa in sicurezza della principale infrastrut­tura regionale potrebbe slittare alla prossima legislatur­a.

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Trattative Matteo Renzi con il presidente Ugo Rossi e il presidente della Commission­e dei dodici Lorenzo Dellai

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