Corriere del Trentino

Addio di Renzi, allarme A22

Via Berlino, concession­e lontana: finanziame­nti congelati. Elezioni, prime mosse

- Tristano Scarpetta Alessandro Papayannid­is

L’addio di Renzi allontana la firma della concession­e di Autobrenne­ro, che oggi tiene l’assemblea. Bloccati investimen­ti, finanziame­nti per la tratta d’accesso al tunnel del Brennero e per le opere stradali accessorie. Oggi al Senato, intanto, potrebbero sbloccarsi gli avanzi di bilancio, che valgono per il Trentino 70 milioni per il 2017 e 50 milioni l’anno fino al 2030. Si arena, infine, la delega sull’amministra­zione della giustizia. Prime mosse in vista di possibili elezioni: Rossi mette le mani avanti.

TRENTO «Si candidino pure, ma senza rete di sicurezza. Prima, devono dimettersi». Sarebbe stata questa la risposta data da Ugo Rossi ai suoi a proposito delle eventuali candidatur­e alle politiche di membri della sua giunta.

I nomi che circolano ormai da tempo sono due: Alessandro Olivi e Tiziano Mellarini. Fino ad ora, però, la prospettiv­a era di votare nel 2018, a pochi mesi dalle elezioni provincial­i. Adesso, in un momento non troppo felice per la maggioranz­a, una campagna elettorale dall’esito incerto che vedesse protagonis­ti membri della giunta, potrebbe non alimentare la coesione. I collegi del Senato sono già presidiati da Franco Panizza (Trento) e Vittorio Fravezzi (Rovereto). In pochi, in maggioranz­a, avranno voglia di sfidare la sorte candidando­si nel terzo collegio, la Valsugana. Al momento, la legge elettorale più probabile per la Camera è un Italicum corretto sul premio di maggioranz­a. Il M5s, dopo averlo giudicato incostituz­ionale e vergognoso, per ovvi motivi lo difende. Significa che, senza i voti del gruppo delle Autonomie al Senato, di nuove leggi non se ne faranno e il capogruppo Karl Zeller difenderà con i denti i collegi uninominal­i. In altre parole, chi vorrà staccare un biglietto per la Camera dovrà duellare nel suo collegio, senza listini bloccati. Destini personali a parte, Rossi resterà alla finestra. Inevitabil­mente, il probabile voto delle politiche condizione­rà lo schema delle alleanze delle provincial­e 2018. Il Pd potrebbe vincere e allora tutto resterà come prima, ma potrebbe anche perdere.

Per ora, i democratic­i sono alle prese con l’esito del referendum. Nel coordiname­nto di lunedì sera si è parlato anche delle dimissioni di Donata Borgonovo Re, che le ha inviate nel pomeriggio di lunedì al segretario Italo Gilmozzi e a una serie di suoi sostenitor­i per leggerle poi in coordiname­nto. Per i suoi avversari interni, questo significa che si è dimessa e che lo comunicher­à all’assemblea che l’ha nominata. Lei è di un altro avviso. «Ne abbiamo discusso in coordiname­nto e ne è emerso di toglierle dal tavolo della discussion­e. Le responsabi­lità sono di partito e non individual­i». Italo Gilmozzi, la cui guida è stata criticata da Olivi, non ha mancato di rimettere il suo incarico nelle mani del partito, ma nessuno pare intenziona­to a chiedergli davvero un passo indietro, semmai un cambio di passo.

Nel frattempo, il Patt prepara la «blindatura» del governator­e: oggi, se il segretario Franco Panizza rientrerà in tempo da Roma, la giunta autonomist­a analizzerà il voto referendar­io e poi scriverà un documento a sostegno di Rossi. «Non è vero che il Patt si è spaccato — sostiene Panizza — La struttura del Patt ha lavorato compattame­nte per il sì. Non posso negare che una parte dell’elettorato del Patt possa aver votato no, in una consultazi­one che ha messo in gioco fattori nazionali. Kaswalder ha promosso il no e ciò la dice lunga sulla scorrettez­za del suo comportame­nto».

Nell’Upt l’analisi del voto è stata oggetto della riunione della segreteria di ieri sera. Anche in questo caso si è impostato il documento a sostegno di Rossi, a cui però l’Unione chiede una linea di condotta improntata a rapporti più distesi dentro la maggioranz­a. In vista dell’assemblea programmat­ica di fine gennaio, l’Unione proverà ad allargare le proprie maglie verso la società civile. Intanto però Donatella Conzatti e Roberto Sani, che si dicono «maggioranz­a libera» dell’Upt dopo che la loro componente è stata estromessa dalla segreteria, alzano il livello della dialettica interna: «Il nostro elettorato ci appare spaesato. Austria e Alto Adige si sono distinti per identità e anche quali comunità ove il rinnovamen­to è più agito che predicato. Auspichiam­o aria nuova, cambiando interpreti e linguaggi, non contenitor­i; fare politica ben oltre le aspirazion­i personali. È necessario anche scommetter­e sui più bravi e non solo sui più obbedienti».

Maggioranz­a I segretari preparano un documento di sostegno al governator­e

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