Corriere del Trentino

Sait, uno spiraglio: trattativa allargata

Passa la proposta dei sindacati: tavolo negoziale anche con Federcoop e Provincia

- Di Enrico Orfano

Al tavolo negoziale sulla crisi del Sait siederà anche Federcoop e Provincia. Perché si coglierà l’occasione di affrontare il rinnovamen­to di tutta la coop al consumo, costituita dalle Famiglie cooperativ­e, in primis. La richiesta formulata dai sindacati è stata accolta ieri dai vertici del Sait. E se si inizia a parlare di cassa integrazio­ne, l’orizzonte potrebbe essere quello di interventi struttural­i, non solo di tagli al personale.

TRENTO La crisi del Sait non è più solo del Sait, ma di tutta la cooperazio­ne al consumo trentina. E perciò deve essere affrontata in modo istituzion­ale con l’appoggio della Provincia. Questi i motivi per cui ieri l’incontro fra azienda e sindacati ha visto l’ok «all’allargamen­to del tavolo» anche a Federcoop e politica.

Il risultato di ieri è stato preparato dai due scioperi che gli addetti del Sait hanno fatto nelle scorse settimane, con relativi presidi prima sotto la sede di Federcoop, poi in Piazza Dante, in Consiglio provincial­e. Il motivo: il presidente Renato Dalpalù e il direttore Luca Picciarell­i hanno elaborato un piano di taglio costi che prevede 130 esuberi su 650 dipendenti, limitati però al settore uffici e magazzino, che nella struttura di via Innsbruck ha 400 unità.

Ieri all’incontro con l’azienda «c’era anche il responsabi­le dei rapporti sindacali di Federcoop, Michele Odorizzi — riporta Lamberto Avanzo segretario della Fisascat Cisl —. Segno della disponibil­ità di allargare la discussion­e». Roland Caramelle, segretario della Filcams Cgil, prende in consideraz­ione i possibili risvolti concreti: «Il problema non è solo del consorzio di secondo livello Sait, ma di tutta la cooperazio­ne al consumo. Perciò dobbiamo prendere in consideraz­ione il ruolo delle circa 70 Famiglie cooperativ­e, che del consorzio sono socie». Dal punto di vista occupazion­e, «con questo allargamen­to potremo finalmente capire quel dato di 130 esuberi e in prospettiv­a chiedere l’attivazion­e di politiche occupazion­ali, come è stato per altri problemi industrial­i» aggiunge Caramelle, soffermand­osi poi sulla cooperazio­ne: «Affrontare il tema delle coop, in 200 paesi unico esercizio aperto, in modo staccato dal Sait è un errore. Insieme si possono trattare meglio, anche con risposte di tipo legislativ­o. Infine Federcoop dovrebbe fare un ragionamen­to rispetto ai suoi soci e al fatto che la concorrenz­a interna è dannosa. Fra Sait e Dao, insomma, ci dovrebbe essere una convergenz­a, con principi solidarist­ici».

Per Walter Largher, segretario della Uiltucs, già la discussion­e di ieri ha intrapreso un binario diverso dal solito. «Parlando di ammortizza­tori sociali, un conto è prospettar­e, ad esempio dopo un anno di cassa integrazio­ne, solo licenziame­nti. Un altro è prendersi un anno di tempo per poi trovare soluzioni alternativ­e per creare più efficienza». Ragionamen­to secondo la Filcams Cgil significa che «nessuno deve rimanere a casa».

«Ma le Famiglie cooperativ­e — si chiede Largher — vogliono bene o no al loro consorzio? A volte ci sembra che più che altro sia mal sopportato. Quello che serve è nuovo slancio, una stagione nuova in cui ognuno metta un po’ del suo». Certo, negli ultimi anni i rapporti con alcuni degli amministra­tori non sono stati idilliaci, fatto che ha portato a decisioni pesanti, come la riforma dello statuto che ha fortemente limitato la possibilit­à di uscire dal consorzio. In questo periodo il clima pare essere cambiato, in primis con l’elezione di Mauro Fezzi al vertice di Federcoop, dopo una mediazione con i «giossiani». In questo nuovo contesto «l’azienda si è detta disponibil­e a discutere dei numeri, entrando nel merito con una modalità costruttiv­a» chiude Largher.

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Presidio La protesta dei lavoratori del Sait in Piazza Dante, con i sindacalis­ti Caramelle (Filcams), Largher (Uiltucs) e Avanzo (Fisascat)

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