«I giovani e il ceto medio chiedono di essere ascoltati»
Viola (Progetto Trentino): «Ma quale occasione perduta? Recuperiamo la rappresentanza»
TRENTO Giovani e ceto medio. A loro pensa Walter Viola (Progetto Trentino), vicepresidente del Consiglio provinciale, dopo il referendum.
Si aspettava una vittoria del no anche in Trentino?
«Sì, anche se molti in provincia pensavano il contrario. Invece la maggior parte dei trentini ha capito che una riforma così pasticciata e centralista, anche se protetta dal muro di cartapesta della clausola di salvaguardia, non avrebbe fatto bene alla specialità. Se a livello provinciale il centrosinistra avesse l’umiltà di riconoscere questi dati di fatto, non vedrebbe nel voto “un’occasione perduta” come ha detto il governatore Rossi».
Perché?
«Se riteniamo che la partecipazione sia un valore, non ci si può arrabbiare con la gente che ha votato no. Il voto di domenica ha evidenziato chiaramente, ancora una volta, la crisi del concetto di rappresentanza. Di chi era l’interesse della vittoria del sì? Dei governanti, forse. Ma i giovani, ad esempio, hanno votato in massa no. Dobbiamo comprendere la nostra realtà».
In Alto Adige ha vinto il sì e Rossi si rammarica della differenza di sensibilità al tema dell’autonomia. A lei l’esito diverso tra Trento e Bolzano non dispiace ?
«Non sono d’accordo con Rossi. Nelle aree a prevalenza italiana, ha vinto il no anche in Alto Adige. Negli altri territori, i tedeschi della Svp sono andati a votare sì, gli altri tedeschi non sono andati a votare. Non sono interessati alla Costituzione italiana».
Quale può essere il portato politico del referendum per l’opposizione in Trentino?
«La capacità di interpretare il Trentino è problematica: c’è bisogno che la politica responsabilmente ricominci a comprendere la realtà. Non è detto che tutti quelli che hanno votato no al referendum debbano mettersi insieme, ma oggi tutta la politica trentina ha l’opportunità, inchinandosi alla sovranità popolare, di interrogarsi sul perché di questo dato referendario che esprime la richiesta di una migliore rappresentanza sia politica che sociale. Penso ai giovani, al ceto medio. È finita l’epoca di un uomo solo al comando, si apre una stagione di responsabilità».
Che forme prenderà?
«Non lo so, non posso prevederlo. Potrei dire “chi ci sta ci sta”».