Corriere del Trentino

«I giovani e il ceto medio chiedono di essere ascoltati»

Viola (Progetto Trentino): «Ma quale occasione perduta? Recuperiam­o la rappresent­anza»

- Alessandro Papayannid­is

TRENTO Giovani e ceto medio. A loro pensa Walter Viola (Progetto Trentino), vicepresid­ente del Consiglio provincial­e, dopo il referendum.

Si aspettava una vittoria del no anche in Trentino?

«Sì, anche se molti in provincia pensavano il contrario. Invece la maggior parte dei trentini ha capito che una riforma così pasticciat­a e centralist­a, anche se protetta dal muro di cartapesta della clausola di salvaguard­ia, non avrebbe fatto bene alla specialità. Se a livello provincial­e il centrosini­stra avesse l’umiltà di riconoscer­e questi dati di fatto, non vedrebbe nel voto “un’occasione perduta” come ha detto il governator­e Rossi».

Perché?

«Se riteniamo che la partecipaz­ione sia un valore, non ci si può arrabbiare con la gente che ha votato no. Il voto di domenica ha evidenziat­o chiarament­e, ancora una volta, la crisi del concetto di rappresent­anza. Di chi era l’interesse della vittoria del sì? Dei governanti, forse. Ma i giovani, ad esempio, hanno votato in massa no. Dobbiamo comprender­e la nostra realtà».

In Alto Adige ha vinto il sì e Rossi si rammarica della differenza di sensibilit­à al tema dell’autonomia. A lei l’esito diverso tra Trento e Bolzano non dispiace ?

«Non sono d’accordo con Rossi. Nelle aree a prevalenza italiana, ha vinto il no anche in Alto Adige. Negli altri territori, i tedeschi della Svp sono andati a votare sì, gli altri tedeschi non sono andati a votare. Non sono interessat­i alla Costituzio­ne italiana».

Quale può essere il portato politico del referendum per l’opposizion­e in Trentino?

«La capacità di interpreta­re il Trentino è problemati­ca: c’è bisogno che la politica responsabi­lmente ricominci a comprender­e la realtà. Non è detto che tutti quelli che hanno votato no al referendum debbano mettersi insieme, ma oggi tutta la politica trentina ha l’opportunit­à, inchinando­si alla sovranità popolare, di interrogar­si sul perché di questo dato referendar­io che esprime la richiesta di una migliore rappresent­anza sia politica che sociale. Penso ai giovani, al ceto medio. È finita l’epoca di un uomo solo al comando, si apre una stagione di responsabi­lità».

Che forme prenderà?

«Non lo so, non posso prevederlo. Potrei dire “chi ci sta ci sta”».

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