A22 e giustizia, grane miliardarie
Concessione in bilico. Delega insabbiata. Il Senato vota su avanzi di bilancio e polo uffici
TRENTO Il governo Renzi intende confermare nel suo ultimo atto — la legge di bilancio — la norma che consentirebbe al Trentino di utilizzare 70 milioni di euro di avanzi di spesa nel 2017 e 50 milioni all’anno fino al 2030. Nel testo, che oggi sarà sottoposto al voto di fiducia del Senato, è inclusa anche la norma che sbloccherebbe oltre due miliardi di euro per i progetti delle aree periferiche, tra cui il nuovo polo uffici di via San Giovanni Bosco. Un’opera da 12,5 milioni con cui il Comune di Trento ha partecipato al bando nazionale indetto dall’ormai ex esecutivo guidato da Renzi.
In salita appare invece il destino di altre due grandi partite: la concessione di A22 e la norma d’attuazione sulla giustizia, per la quale «serve un governo nel pieno delle sue funzioni», sostiene il sottosegretario agli affari regionali, Gianclaudio Bressa.
Incertezza
«Per l’autonomia non è mai un bene far cadere i governi», sintetizza il governatore Ugo Rossi. Oggi in Piazza Dante si incroceranno le dita per il voto di fiducia con cui il governo tenterà di portare a casa la legge di stabilità. La trattativa sugli avanzi di bilancio è stata condotta con fatica per due mesi e, prima del referendum, ha portato a un compromesso accettabile per le autonomie di Trento e Bolzano: la possibilità di spendere 70 milioni il prossimo anno e 50 in quelli successivi fino al 2030. Lega e Pdl, però, hanno condizionato il passaggio rapido della manovra alla «cancellazione delle marchette pre-elettorali che il governo ha promesso prima del referendum». Ieri la commissione bilancio del Senato, presieduta dal trentino Giorgio Tonini (Pd), ha approvato senza modifiche il testo approvato alla Camera proprio per arrivare rapidamente al via libera definitivo, come auspicato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Oggi in Aula il clima potrebbe essere meno praticabile. Anche a Palazzo Thun si attende con trepidazione il voto del Senato, perché significherebbe accedere ai 12,5 milioni di euro di finanziamenti statali previsti per il Polo uffici, soldi che il Comune diversamente non saprebbe dove recuperare.
I problemi
Per due problemi risolvibili in extremis, ce ne sono altrettanti che la caduta di Renzi complica notevolmente. La concessione dell’Autobrennero, la cui base giuridica è stata posta nella finanziaria dell’anno passato, non è ancora stata firmata. Può farlo solo un ministro di un governo in carica. Se dopo Renzi arriverà un governo tecnico, difficilmente se ne occuperà; se sarà politico (si parla di larghissime intese prima del voto in primavera) il rinnovo della concessione in house potrebbe essere oggetto di un veto da parte del Pdl. Se si andrà subito al voto, tutto dipenderà dall’orientamento della maggioranza che uscirà dalle urne. Ammesso che il progetto «in house» sopravviva, serviranno mesi per avere in mano la tanto agognata firma. Fino ad allora i soci pubblici non potranno liquidare i privati e la società non potrà effettuare investimenti». Inoltre saranno congelati i finanziamenti al tunnel del Brennero e alle tratte di accesso (i binari da Verona a Fortezza) previsti dal piano economicofinanziario di A22(34 milioni all’anno per 30 anni) e oltre un centinaio di milioni di euro per le opere accessorie all’autostrada in Trentino: la bretella di San Michele all’Adige, il nodo di Trento (dove va sistemata la terza corsia dinamica e vanno allargate le gallerie di Piedicastello) e quello di Rovereto, dove vanno studiate formule di integrazione tra l’asse autostradale e la viabilità ordinaria. A Bolzano viene congelata la circonvallazione cittadina. In tutto, per lo Stato italiano, la partita vale 5 miliardi in trent’anni.
Con l’addio a Renzi vacilla anche la delega sull’amministrazione della giustizia: non è affatto scontato che il prossimo esecutivo sia ancora favorevole a privare lo Stato di una competenza. «È interesse anche dello Stato terminare il lavoro», fa notare il governatore Ugo Rossi. Ma ci sono forze politiche, come i 5 stelle, che vedono la delega come il fumo negli occhi. Se Mattarella assegnerà l’incarico di formare un nuovo governo, la delegazione parlamentare regionale al Senato ha già messo A22 e delega sulla giustizia in cima alle priorità a cui vincolare il sostegno al nuovo esecutivo. Se invece si andrà al voto, azzardare previsioni è impossibile.