Corriere del Trentino

Wordbox, ultimo sipario «Da gennaio rilanciamo»

Cavosi: ottimo bilancio. Dal 13 «Dall’alto di una torre fredda»

- Massimilia­no Boschi

Èl’ultimo appuntamen­to del primo ciclo di Wordbox, sarà rappresent­ato nella sala prova del Teatro Comunale dal 13 al 16 dicembre (ore 18.30) e si intitola: Dall’alto di una fredda torre. Il testo, scritto da Filippo Gili, indaga dubbi e angosce di due fratelli poco più che trentenni che si ritrovano a dover donare il midollo ad entrambi i genitori, misteriosa­mente ammalati di un morbo detto Braussperg­er. Purtroppo, solo la ragazza ha il midollo compatibil­e e i due figli dovranno decidere di salvare una sola vita: quella del padre o quella della madre. Come nei precedenti cinque appuntamen­ti, la regia di queste specialiss­ime «prove a tavolino» aperte a un pubblico ristretto è affidata a Roberto Cavosi che, nel presentarc­i Dall’alto di una

fredda torre, ha anche tratto un primo bilancio dell’edizione 2016 di Wordbox.

«Dall’alto di una fredda torre» è un testo piuttosto delicato. Come lo tratterete?

«È vero, racconta di due figli che si trovano nelle condizioni di decidere quale genitore buttare dalla torre. Una questione complessa che Gili ha affrontato in maniera molto delicata e allo stesso tempo profonda. Avevo visto lo spettacolo tratto da questo testo al Teatro dell’Orologio di Roma e mi aveva molto colpito, direi che mi ha persino arricchito. Per questo l’ho proposto al direttore dello Stabile, Walter Zambaldi. È piaciuto anche a lui».

Il bilancio di questa prima edizione di «Wordbox»?

«È stata un’esperienza molto positiva, ogni testo che ho affrontato mi spingeva ad andare oltre, più in profondità. La risposta del pubblico mi è sembrata sempre positiva, quanto meno interessat­a, a volte entusiasti­ca».

Sembra di capire che ci sarà un seguito...

«Sì, da gennaio a marzo con alcune novità. Non vorrei svelare troppo, ma ci sarà anche un confronto con il passato».

Avete pensato ad altri possibili cambiament­i?

«Sì, ovviamente si cerca sempre di migliorare, ma non è sempliciss­imo. Abbiamo pensato

a come andare oltre alla lettura, trasforman­dolo in un banco di prova per fare un passo verso il palcosceni­co. Un’idea che è sempre stata parte del progetto ma che proveremo a sviluppare più avanti. Credo, invece, che non cambieremo la formula del numero limitato di spettatori».

Mai pensato di uscire dalle mura del teatro?

«No, per certi versi siamo già fuori dal teatro, visto che utilizziam­o la sala prove del settimo piano. Uno stanzone con una luce al neon molto cruda. Ci siamo detti: se i testi funzionano così figuriamoc­i una volta che utilizzere­mo l’ambiente teatrale. Poi, magari, è così solo in teoria».

Dal punto di vista personale che esperienza è stata?

«Mi sono divertito molto, i soli tre giorni di prova con gli attori mi costringon­o a lavorare molto di istinto, una cosa che mi piace molto e che ho sfruttato lungamente nel Teatrogior­nale (la trasmissio­ne ideata da Cavosi per Radiotre, ndr). Credo che vada a toccare direttamen­te quei sentimenti che si trasferisc­ono dalla pagina alla parola e mi permette di verificare lo spessore drammaturg­ico di quest’ultima. Sono molto contento di proseguire questa esperienza».

I biglietti per lo spettacolo sono acquistabi­li al prezzo di 5 euro alle casse del Teatro Comunale di Bolzano.

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