NON VIVIAMO DI SOLO PANE
L’umiliazione è la parola che accompagna ogni pensiero quando oggi si parla di lavoro. Un’umiliazione di intere generazioni. Un dato che riguarda il Trentino, così come altri Paesi al mondo, è che i tassi di disoccupazione stanno scendendo, ma il problema è che diminuiscono anche i salari. Più persone cercano un impiego, evidentemente per far fronte alle difficoltà economiche diffuse, e ciò comporta la riduzione di quanti sono ritenuti disoccupati, valendo il criterio della ricerca attiva di lavoro per non essere considerati, appunto, disoccupati.
Nei modelli economici classici a cui eravamo abituati, all’aumento dell’occupazione corrispondeva anche una crescita dei salari. Oggi succede il contrario. Una prima spiegazione è che i lavori, da quando la crisi attanaglia la nostra realtà, sono diventati più precari. Come abbiamo più volte ripetuto, la precarietà e l’insicurezza sono le principali fonti dell’incertezza e della paura, e quest’ultima è l’effettivo codice con cui oggi si vive l’esperienza lavorativa, anche da parte di chi ha un lavoro stabile, che però vive comunque come a rischio.
L’incertezza della congiuntura economica, insieme all’incidenza delle riforme del lavoro e all’intensificarsi della concorrenza dei Paesi cosiddetti emergenti— ma di fatto oggi dominanti : erode non solo i salari, ma pure qualsiasi tipo di potere contrattuale. Si aggiunga che anche molte amministrazioni pubbliche hanno smesso di assumere, procedendo a tagli di stipendi in ragione dell’austerità e della rivisitazione della spesa. Con la ripresa dell’occupazione aumentano, inoltre, le persone che svolgono lavori pagati poco.
Un quadro difficile e problematico, evidentemente, verso il quale anche le misure adottate recentemente a livello governativo e locale mostrano parzialità e inefficacia. Ad aumentare, come esito dei processi in atto, sono tra l’altro due fenomeni: la disuguaglianza sociale con l’espansione della forbice tra minoranze sempre più ricche e maggioranze sempre più povere. Oltre alla disuguaglianza, aumenta l’alienazione derivante dalla crisi di autorealizzazione per assenza di lavoro o per la sua precarietà.
I riflessi sulla qualità della vita individuale e sociale sono elevati e negativi. Non viviamo di solo pane: il senso e il significato della nostra esistenza dipende in buona misura dal lavoro e dall’opera che ognuno riesce a esprimere. Sarebbe importante che si ponesse tale questione al centro delle scelte.