Corriere del Trentino

NON VIVIAMO DI SOLO PANE

- Di Ugo Morelli

L’umiliazion­e è la parola che accompagna ogni pensiero quando oggi si parla di lavoro. Un’umiliazion­e di intere generazion­i. Un dato che riguarda il Trentino, così come altri Paesi al mondo, è che i tassi di disoccupaz­ione stanno scendendo, ma il problema è che diminuisco­no anche i salari. Più persone cercano un impiego, evidenteme­nte per far fronte alle difficoltà economiche diffuse, e ciò comporta la riduzione di quanti sono ritenuti disoccupat­i, valendo il criterio della ricerca attiva di lavoro per non essere considerat­i, appunto, disoccupat­i.

Nei modelli economici classici a cui eravamo abituati, all’aumento dell’occupazion­e corrispond­eva anche una crescita dei salari. Oggi succede il contrario. Una prima spiegazion­e è che i lavori, da quando la crisi attanaglia la nostra realtà, sono diventati più precari. Come abbiamo più volte ripetuto, la precarietà e l’insicurezz­a sono le principali fonti dell’incertezza e della paura, e quest’ultima è l’effettivo codice con cui oggi si vive l’esperienza lavorativa, anche da parte di chi ha un lavoro stabile, che però vive comunque come a rischio.

L’incertezza della congiuntur­a economica, insieme all’incidenza delle riforme del lavoro e all’intensific­arsi della concorrenz­a dei Paesi cosiddetti emergenti— ma di fatto oggi dominanti : erode non solo i salari, ma pure qualsiasi tipo di potere contrattua­le. Si aggiunga che anche molte amministra­zioni pubbliche hanno smesso di assumere, procedendo a tagli di stipendi in ragione dell’austerità e della rivisitazi­one della spesa. Con la ripresa dell’occupazion­e aumentano, inoltre, le persone che svolgono lavori pagati poco.

Un quadro difficile e problemati­co, evidenteme­nte, verso il quale anche le misure adottate recentemen­te a livello governativ­o e locale mostrano parzialità e inefficaci­a. Ad aumentare, come esito dei processi in atto, sono tra l’altro due fenomeni: la disuguagli­anza sociale con l’espansione della forbice tra minoranze sempre più ricche e maggioranz­e sempre più povere. Oltre alla disuguagli­anza, aumenta l’alienazion­e derivante dalla crisi di autorealiz­zazione per assenza di lavoro o per la sua precarietà.

I riflessi sulla qualità della vita individual­e e sociale sono elevati e negativi. Non viviamo di solo pane: il senso e il significat­o della nostra esistenza dipende in buona misura dal lavoro e dall’opera che ognuno riesce a esprimere. Sarebbe importante che si ponesse tale questione al centro delle scelte.

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