TRENTO E CENTRO ESPOSITIVO UNA SCOMMESSA DA GIOCARE
Nella rubrica «Il Caso» di venerdì scorso, rispondendo a un lettore che esaltava l’attenzione concreta finalmente dimostrata dal Comune di Trento attorno all’area Italcementi, lei ridimensionava di molto l’entusiasmo del lettore stesso, ma concordava sulla positività di essere riusciti a trovare soluzione all’annosa questione legata alla sede di «Trento Fiere». Vorrei esprimere al proposito qualche osservazione e qualche interrogativo. Vero che «Trento Fiere» c’è già e non dispone più della vecchia sede perché ceduta all’università, ma non sarebbe stato più economico concentrare tutte le manifestazioni fieristiche nel polo di Riva, facendone l’unico polo provinciale? Si vanno a spendere risorse pubbliche rilevanti: è stato predisposto un business plan che possa giustificare l’investimento e la sua redditività? Se sì, lo si è confrontato con la soluzione di concentrare tutto a Riva? Non mi pare che «Trento Fiere» rappresenti un’entità di rilievo per la città capoluogo. Qualche tempo fa, un assessore del comune di Trento sosteneva che la città, capoluogo di provincia, ha diritto a un suo polo fieristico. Tale ragionamento a me sembra strampalato, senza fondamento, soprattutto mentre in Italia certi poli fieristici di livello almeno provinciale si sono o si stanno fondendo o hanno chiuso. O è per caso vero che certe operazioni di dubbia positività sul piano dei rapporti costi/ricavi si possono fare solo qui, con le risorse derivanti dalla nostra autonomia? Che però non dovrebbe essere mai occasione per giustificare e assecondare scelte non oculate, bensì sprone a gestirle meglio e in maniera più avveduta. Chiedo scusa se rivolgo a lei simili interrogativi che dovrebbero essere indirizzati al Comune, ma questo è un interlocutore con il quale avrei difficoltà a interfacciarmi mentre lei forse li riterrà meritevoli di qualche attenzione.