Corriere del Trentino

Salvadori, il trentino che combatte Isis e malnutrizi­one

- E. Fer.

L’ultimo episodio risale appena a mercoledì. Un’autobomba è esplosa in una base militare nel nord del Paese provocando quasi 80 morti: l’attacco è stato rivendicat­o da un gruppo estremista islamico. «In Mali è quasi all’ordine del giorno» osserva Massimo Salvadori (nella foto con un gruppo di mamme del Mali). Trentasei anni, trentino di Pieve, risponde al telefono da Milano, dalla sede di Coopi, l’organizzaz­ione non governativ­a per il quale è area manager. «L’unica italiana che opera contro la malnutrizi­one materno-infantile nel distretto di Segou, regione centrale del Mali» spiega. Ma come ci è finito un «pievatol» in Mali? Per passione, o meglio, vocazione. Dopo la laurea in sociologia e un master in gestione di imprese sociali a Trento, Salvadori ha l’opportunit­à di effettuare uno stage in una ong spagnola: è la prima missione, in Sierra Leone. Per i sei anni successivi non si fermerà più. Gambia, Senegal, Mali. Africa certo, ma anche Haiti. Infine Coopi, una posizione dirigenzia­le: «Il mio è un ruolo di supervisio­ne — racconta — Mi occupo della strategia programmat­ica della ong nei Paesi di mia competenza, Senegal, Mali, Nigeria, Niger, Ciad, Sierra Leone. Lavoriamo su diversi temi, nutrizione, sicurezza alimentare, energie rinnovabil­i, riduzione dei rischi disastri». Dal 2013 è attivo nella regione di Segou per dare risposta ai casi di malnutrizi­one acuta e moderata. In Mali sono 3,5 milioni le persone in stato d’insicurezz­a alimentare, 700.000 sono bambini sotto i 5 anni. Uno su 6 soffre di malnutrizi­one acuta e dei 180.000 casi più gravi solo il 17% è raggiunto da un programma di aiuto umanitario. Le cause? Molteplici. «Nelle regioni centrali e del nord sono presenti almeno nove gruppi armati islamici legati ad Al Qaeda, Isis e movimento Touareg, che hanno causato fughe e sfollati e l’abbandono di molte zone coltivabil­i — dice Salvadori — A questo si aggiungano la povertà estrema, che fa sì che il Mali sia uno dei principali esportator­i di migranti verso l’Europa, l’esplosione demografic­a (dagli attuali 16 milioni di persone entro il 2050 la popolazion­e raggiunger­à i 30, ndr) e il cambiament­o climatico, che con siccità, inondazion­i e avanzament­o del deserto da nord verso sud, sta causando gravi problemi soprattutt­o al settore agricolo». La malnutrizi­one acuta è una vera e propria patologia, che, se non debellata entro i primi due anni di vita, può provocare danni irreparabi­li allo sviluppo psico-fisico del bambino oltre a portare, nei casi più gravi, anche alla morte. Da qui l’importanza di intervenir­e fornendo supporto e prevenzion­e: «Oltre all’attività di screening e cura, sensibiliz­ziamo le madri sull’allattamen­to esclusivo almeno fino ai 6 mesi, sull’importanza delle norme igieniche e sull’uso dell’acqua pulita — specifica Salvadori — forniamo kit di igiene e spieghiamo come utilizzarl­i, offriamo supporto e formazione allo staff sanitario che lavora nei centri di salute e all’ospedale centrale, lavoriamo con il ministero della salute». Per conoscere meglio il progetto: http://lasuaspera­nza.org/.

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