«Indagine sanitaria sui pesticidi»
Bordon al convegno Apot: val di Non, monitoraggio su 400 persone
TRENTO «Partirà quest’anno l’indagine sanitaria su 200 bambini, fino ai 16 anni, e su 200 adulti tra i 60 e i 70 anni che dovrà verificare l’incidenza dei pesticidi utilizzati nelle coltivazioni della Val di Non. Un’indagine su urine, sangue e capelli che dovrà accertare non solo incidenze di tipo oncologico ma anche malattie di tipo degenerativo e disturbi dell’apprendimento». A dirlo ieri Paolo Bordon, direttore dell’azienda sanitaria, nel corso del convegno «Trentino sostenibile. Il futuro diventa presente» organizzato al Teatro Sociale di Trento, da Apot-Associazione dei produttori ortofrutticoli trentini. «L’impegno della Provincia e dell’Azienda sanitaria – ha specificato Bordon – è quella di svolgere un’indagine approfondita allargata a tutti i pesticidi che vengono utilizzati non solo perché il nostro obiettivo mira alla tutela dei cittadini, che mangino cose sane, ma anche che questi vivano in ambienti sani». Lo studio che coinvolgerà anche l’Istituto superiore di sanità «durerà per i prossimi 5 anni e gli esiti verranno poi parametrati con quelli di un’altra zona dove non c’è coltivazione di mele per avere un confronto». Bordon ha poi evidenziato che la precedente indagine sanitaria, eseguita solo su un principio attivo e non su un ampio spettro come quella che partirà, era stata fatta perché il campione di parametro prevedeva solo quel principio «mentre adesso — ha proseguito il direttore sanitario — procederemo con una migliore rilevazione».
«Stiamo lavorando con la Fondazione Mach — ha specificato Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela — per migliorare la produzione integrata. Da 1200 principi attivi utilizzati nelle coltivazioni siamo arrivati ad impiegarne 400 ma non ci dobbiamo fermare». Intanto su quei 400 verranno messe in atto delle verifiche sanitarie. «Va trovato un equilibrio tra agricoltura odierna di oggi ed economia — ha detto Andrea Segrè, presidente Fem-Fondazione Edmund Mach — Noi cerchiamo di interpretare questo legame attraverso la ricerca. Dobbiamo giocare in attacco con tecnologie all’avanguardia per sviluppare la resistenza delle piante e in difesa per cercare di curarle. In questo binomio si declina l’agricoltura moderna».