«Il muro invisibile di Gerusalemme»
Safa Dhaher e il conflitto israelo-palestinese: «Il governo unico non funzionerà»
TRENTO La recente risoluzione Onu e l’attentato di Gerusalemme hanno riportato a galla le controversie del conflitto israelo-palestinese, per molto tempo rimasto dietro le quinte. Ne parla Safa Dhaher, consulente e docente esperta sulla situazione in Cisgiordania e Gerusalemme Est.
«Sono nata a Gerusalemme — racconta Safa —. Ho conseguito il dottorato in “Sviluppo locale e dinamiche globali” all’università di Trento». Quando dopo cinque anni è tornata a Gerusalemme si parlava già dell’Intifada dei coltelli. «Adesso si parla solo di Isis — commenta Safa —. Il conflitto israelo-palestinese viene menzionato sempre meno di frequente. Il governo unico che dovrebbe crearsi non funzionerà. Non è una possibilità pratica perché Israele non vuole un vero governo con la Palestina, vuole una democrazia fatta su misura, qualcuno che dica soltanto di sì».
Eppure la realtà dei fatti imporrebbe riflessioni continue e profonde, secondo Safa. «Il muro che impera nel nostro Paese diventa sempre più indivisibile e più invisibile». Safa Dhaher lo racconta rifacendosi alla sua personale esperienza. Sua sorella, infatti, lavora a Gerusalemme ed è costretta ogni mattina a passare i controlli sul confine: «Ogni volta che mia sorella doveva andare a Gerusalemme per svolgere il suo lavoro si sottoponeva ai controlli. Tutte le volte suonava ai metal detector. Era il ferretto del suo reggiseno. L’ha cambiato e ha così reso invisibile il problema».
E questo è quello che tutti fanno in Palestina, rendono il muro invisibile. «Chi non lo fa diventa un terrorista — spiega Safa —. Viene etichettato come un eroe, come qualcuno che ha il coraggio di vedere cosa ha di fronte e di opporsi in nome della giustizia».