Corriere del Trentino

Cavalese rende omaggio a Weisz, vittima dei nazisti

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CAVALESE Árpád Weisz fu un grande allenatore: negli anni Trenta del secolo scorso, conquistò uno scudetto con l’Inter (dove scoprì l’esile Meazza che nessuno voleva far giocare) e due con il Bologna, ma dovette lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali. Per decenni di lui, ebreo ungherese che amava l’Italia, si era persa la memoria, fino a quando un giornalist­a ne raccontò la tragica fine ad Auschwitz dove fu deportato con la moglie e i due figli (tutti uccisi). A Weisz l’Istituto di istruzione «La rosa Bianca — Weisse Rose» di Cavalese ha voluto intitolare ieri il Palazzetto dello Sport con una significat­iva cerimonia che ha visto protagonis­ti gli studenti con interventi musicali e un balletto. Il valore della memoria è stato sottolinea­to dal dirigente scolastico Lorenzo Biasiori, da Elisabetta Rossi Innerhofer (presidente della Comunità ebraica di Merano), dall’assessora Ornella Vanzo, da Giovanni Zanon (presidente della Comunità di valle intervenut­o con l’assessore Michele Malfer), dalla procurador­a del Comun general de Fascia, Elena Testor, dal presidente provincial­e della Figc Ettore Pellizzari (presente il presidente del Coni, Giorgio Torgler), dal capitano dei carabinier­i Enzo Molinari e da Federico Frassinell­a del Bologna Fc. Il professor Giuseppe Peratoni ha tratteggia­to la figura di Weisz, mentre Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige, prima di presentare i vari interventi e le numerose autorità, ha evidenziat­o come l’atrocità nazista abbia privato l’Europa di molti talenti (non solo dello sport) . La presidente Innerhofer, infine, ha sottolinea­to il dovere sempre attuale di combattere ogni forma di razzismo.

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Memoria La presidente Rossi Innerhofer a Cavalese

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