Corriere del Trentino

«Scuola, clima rissoso: fermiamoci»

Pasini, presidente provincial­e dei presidi, commenta l’impennata di ricorsi. «È un tratto comune a grandi e piccoli»

- Paolo Bari

«Il clima scolastico è meno sereno perché non si accettano più le decisioni». La riflession­e è di Alessandra Pasini, presidente provincial­e dell’Associazio­ne presidi, che commenta così l’impennata di ricorsi: «È un tratto comune a grandi e piccoli».

TRENTO «Il clima scolastico è meno sereno perché grandi e piccoli non accettano mai le decisioni. È un segnale dei tempi, nella scuola come nella società». Alessandra Pasini, dirigente scolastica all’istituto «Pilati» di Cles e presidente provincial­e dell’Associazio­ne presidi, è una voce attenta alle conseguenz­e dei cambiament­i — negativi o positivi — che si verificano fra adulti e giovani. E che sempre più si trasferisc­ono dalle aule della scuola a quelle dei tribunali: 108 ricorsi in un anno, uno ogni tre giorni (vedi Corriere del Trentino di ieri), sono un termometro che misura una febbre in salita. Un contenzios­o che dalle aule dei tribunali ritorna poi nelle scuole. Un deterioram­ento dei rapporti umani che la dirigente Pasini coglie nel suo lavoro quotidiano a contatto con docenti, studenti e famiglie.

Perché nel mondo della scuola assistiamo a un crescente numero di ricorsi presentati sia alla giustizia amministra­tiva sia a quella ordinaria?

«Ogni motivo è utile per avviare un contenzios­o. Tutti si sentono legittimat­i a presentare un ricorso perché non vi è certezza. Più incertezza significa più ricorsi e clima più teso. Lo avverto tutti i giorni a scuola e fuori. In questa situazione di attesa di un giudizio da parte della magistratu­ra si creano aspettativ­e che portano a lavorare peggio».

Una situazione che si percepisce anche in classe?

«Voglio essere fiduciosa verso la profession­alità degli insegnanti affinché non portino in classe questa situazione. Ma certo i tempi sono preoccupan­ti».

E come si comportano i ragazzi?

«I giovani sono i figli di questa società. Vedono il comportame­nto degli adulti e lo imitano. Oggi i ragazzi sono per esempio portati a non accettare un voto o un giudizio. Anche se avviene raramente che questa opposizion­e si traduca in un ricorso al Tar».

Quali possono essere le cause?

«Tutti abbiamo contribuit­o a creare questo clima, a partire dal mondo della politica che non sempre ha agito in maniera coerente. Ci sarebbe estremo bisogno di regole certe, chiare e stabili mentre invece le norme cambiano in continuazi­one. Si veda per esempio la questione degli ambiti territoria­li o delle due ore alle elementari, prima obbligator­ie, poi opzionali e infine di nuovo obbligator­ie. Senza contare la maturità: non si può dire ai ragazzi dell’ultimo anno che l’esame cambia; dobbiamo fissare delle regole che partono dal terzo anno e rimangono inalterate per l’intero triennio. Questa incertezza è dannosa».

Cosa fare per limitare i ricorsi alla magistratu­ra?

«Prima di tutto è molto importante fare le cose bene, con grande competenza. Oggi più che mai. Lo ripeto: norme semplici e chiare. E poi tutti dovremmo fermarci un attimo. Per il bene della collettivi­tà sarebbe opportuno imparare ad accettare anche le cose che non ci piacciono. Perché si è sempre alla ricerca della condivisio­ne? Pensiamo ad accettare una norma, anche senza condivider­la».

Sarà sufficient­e?

«Serve un atto di onestà intellettu­ale: tutti dovremmo contribuir­e a migliorare la situazione e smetterla di alimentare l’attuale condizione di rissa».

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A scuola Alessandra Pasini, presidente provincial­e dell’Associazio­ne presidi, con Ugo Rossi

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