Corriere del Trentino

Lavori, bloccati 500 milioni

Uffici e Comuni nel mirino. Daldoss: commissari­o straordina­rio per aprire i cantieri

- Tristano Scarpetta

Un commissari­o per monitorare l’avanzament­o burocratic­o delle opere pubbliche e con i poteri per intervenir­e in caso di intoppi.

Lo propone Carlo Daldoss a fronte di mezzo miliardo di lavori pubblici da sbloccare.

Un «commissari­o straordina­rio» con il compito di assicurars­i che i lavori pubblici dei Comuni finanziati dalla Provincia diventino in tempi ragionevol­i cantieri, smettendo di rimanere a tempo indetermin­ato ostaggio dei continui rimpalli tra i Comuni e i servizi della Provincia deputati a rilasciare le autorizzaz­ioni. Questa la proposta che l’assessore Carlo Daldoss si prepara a portare in giunta, nella speranza che serva a far risollevar­e il settore dell’edilizia piegato dal calo della domanda privata e delle commesse pubbliche.

La crisi dell’edilizia non è una novità. Le cause sono molte, a partire probabilme­nte dall’ipertrofic­o sviluppo del settore in passato, con un’incidenza sul pil superiore a tutto il Nordest. Poi è arrivata la crisi e sono cominciati i fallimenti. Un dato su tutti: dal 2008 ad oggi, gli occupati del settore sono passati da 18.000 a 9.500, la metà. L’ossigeno che poteva venire dalle commesse pubbliche, pur in un quadro di risorse calanti, è arrivato (si pensi ai piani anticongiu­nturali di inizio crisi), ma strozzato da tempistich­e non compatibil­i con le esigenze dell’economia. Si calcola che, tra la concession­e del finanziame­nto da parte della Provincia e l’assegnazio­ne dell’appalto all’impresa vincitrice, passino in media dai 3 ai 5 anni. Solo per ottenere una licenza edilizia, a Trento, servono 145 giorni (Corriere

del Trentino di mercoledì). «Sul fonte della domanda privata — osserva Daldoss — la Provincia sta facendo tutto quanto possibile. La giunta ha sostenuto con decisione le ristruttur­azioni e sono arrivate oltre 2.000 domande. Gli effetti non si sono ancora visti, ma credo si vedranno in primavera. Dovrebbero venire movimentat­i tra i 150 e i 170 milioni di euro di lavori».

La leva più forte in mano alla Provincia, resta però quella dei lavori pubblici. In questi ultimi anni, i soldi per gli investimen­ti messi a bilancio e ciclicamen­te evocati dall’esecutivo hanno ricordato i carri armati di Mussolini: sempre gli stessi. «Posso capire la critica — dice Daldoss — ma c’è un altro problema che deve venire alla luce: la mole di finanziame­nti concessi dalla Provincia ai Comuni che non sono diventati cantieri. Abbiamo fatto un calcolo. Ad oggi, ci sono 400 milioni di euro di finanziame­nti concessi che non si sono ancora trasformat­i in opere».

Una cifra enorme che, assicura l’assessore agli enti locali, non è virtuale. Non si tratterebb­e, insomma, di risorse potenzialm­ente attribuite ai Comuni, ma che non possono essere spese per i vincoli posti dal patto di stabilità con lo Stato. «Quella è un’altra partita, stiamo parlando di 400 milioni per i quali erano già stati trovati anche gli spazi di spesa, ma che non sono stati immessi nell’economia reale a causa di ritardi che ogni ente imputa all’altro. Viviamo in un’epoca in cui la responsabi­lità è sempre dell’altro. A me interessa relativame­nte poco attribuire le colpe. Qui si tratta di voltare pagina e dirci: da domani cosa possiamo fare per cambiare decisament­e questo stato di cose?».

Una proposta Daldoss ce l’ha e, assicura, «a breve la porterò in giunta». «Attualment­e lo sviluppo delle pratiche necessarie a far partire un’opera pubblica non procede in orizzontal­e, come in una catena di montaggio, dove ognuno fa la sua parte e i tempi si riducono a quelli strettamen­te necessari, ma in verticale. Ad ogni passaggio, il “prodotto” si ferma per un tempo indetermin­ato, per poi magari tornare indietro». Per superare il frazioname­nto del processo autorizzat­ivo, Daldoss propone una figura responsabi­le della continuità del progetto. «Credo sia necessario istituire la figura di un commissari­o straordina­rio che possa tenere costanteme­nte monitorato l’avanzament­o di tutti i progetti e che possa intervenir­e con poteri reali quando uno si ferma a un certo punto della catena. Per essere chiari, se la pratica risulta giacere più del dovuto al servizio urbanistic­a, piuttosto che al servizio bacini montani, il commissari­o deve poter alzare il telefono e dire “quella pratica ha la priorità, entro tot giorni deve essere pronta”. Come si farebbe in un’impresa privata».

Un simile potere a scavalco dei servizi e, soprattutt­o, degli assessorat­i difficilme­nte sarà accolto con corale entusiasmo. «Penso che questo commissari­o debba riferire con cadenza regolare alla giunta, magari ogni due sedute — spiega Daldoss —, in modo che gli eventuali ostacoli possano essere rapidament­e pianati. Se ai 400 milioni aggiungiam­o i soldi del fondo strategico e gli altri stanziati in finanziari­a, arriviamo a 500 milioni. Un potenziale di “fuoco” vastissimo, che non possiamo vanificare in ritardi. Ricordiamo­ci che, nell’ultimo accordo con lo Stato, abbiamo portato a casa 70 milioni di spazi di spesa in più nel 2017 (grazie al riutilizzo degli avanzi, ndr) , 50 nel 2018 e altrettant­i nel 2019. Su questo fronte — osserva — ci giochiamo la credibilit­à di tutto il sistema» e, in parte, anche le prossime elezioni.

L’assessore agli enti locali ha fatto anche un altro calcolo, quello della giacenza di cassa dei Comuni. «È vero che le disponibil­ità finanziari­e si sono ridotte, ma attualment­e i Comuni trentini hanno circa 120 milioni di cassa, ossia soldi veri, nei conti correnti. Non sono pochissimi». In alcuni casi, l’assessore ritiene che i Comuni debbano tornare a fare da soli. «Non credo abbia molto senso che, per le procedure semplifica­te previste per gli appalti inferiori al milione di euro si debba scomodare l’Apac (agenzia per gli appalti, ndr), credo che i segretari comunali possano agire in via diretta, visto che sono pagati per assumersi delle responsabi­lità». L’assessore propone una misura draconiana nel caso in cui il ritardo sia imputabile al Comune. «Passati tot mesi, il finanziame­nto deve essere revocato».

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Enti locali Carlo Daldoss propone una rivoluzion­e nell’iter approvativ­o dei lavori pubblici (Rensi)

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