Corriere del Trentino

Capire le parole che raccontano la vita moderna

Incontri Nona edizione della Cattedra del confronto Da marzo il ciclo su complessit­à, velocità, fragilità

- di Gabriella Brugnara

«Le parole dell’oggi: complessit­à, velocità, fragilità» è il titolo della nona edizione della Cattedra del confronto. Il ciclo è promosso dall’Ufficio diocesano cultura e dall’Università di Trento.

«La velocità, per esempio, dei cavalli o veduta o sperimenta­ta (…) è piacevolis­sima per sé sola, cioè per la vivacità, l’energia, la forza, la vita di tal sensazione. Essa desta realmente una quasi idea dell’infinito, sublima l’anima, la fortifica».

Era il 27 ottobre 1821 quando Giacomo Leopardi nello Zibaldone condensava in queste righe il fascino su di lui esercitato dalla velocità. Ma quello era ancora il tempo della lentezza.

E quando, nel 1995, Milan Kundera pubblicava La lentezza, osservando che «nel nostro mondo l’ozio è diventato inattività, che è tutt’altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costanteme­nte alla ricerca del movimento che gli manca», non poteva forse immaginare a che grado questo concetto sarebbe esploso sul volgere del millennio.

«Velocità» è, appunto, una delle tre prospettiv­e cui guarderà la IX edizione della «Cattedra del confronto» intitolata Le parole dell’oggi:

complessit­à, velocità, fragilità. Il ciclo, seguito da un pubblico numeroso e affezionat­o, si svolgerà tra marzo e aprile ripetendo la formula dello scorso anno dei tre lunedì consecutiv­i, a partire dal 20 marzo. Invariati anche sede e orario: la sala della cooperazio­ne di via Segantini a Trento, alle 20.45.

«Organizzat­a dall’Ufficio diocesano cultura e università, e supportata dal lavoro di analisi di un gruppo multidisci­plinare di professori universita­ri — spiega don Andrea Decarli, coordinato­re e anima dell’iniziativa — la Cattedra si pone soprattutt­o l’obiettivo di proporre una riflession­e su temi che coinvolgan­o dimensioni esistenzia­li. Non vuole dare risposte ma aprire interrogat­ivi, scavare negli argomenti per offrire luci che possano illuminare il percorso delle persone. Dalle “tre emozioni” della passata rassegna, spostiamo ora l’attenzione su tre parole con cui oggi ciascuno di noi deve fare i conti — continua —. Certo non sono le sole, ma dopo aver sentito le diverse idee emerse all’interno del gruppo, si è manifestat­a una convergenz­a attorno ad esse, in quanto ci sembra possano con efficacia esemplific­are questioni che ci riguardano in maniera particolar­e».

Ciascuno dei tre termini sarà approfondi­to dal punto di vista laico e da quello religioso. «Quest’anno ospitiamo una sociologa, un fisico, una pedagogist­a, ed ognuno di loro dialogherà con un monaco, tre figure provenient­i da ambiti diversi che proveranno a dare una lettura della realtà dal punto di vista spirituale».

Si inizia il 20 marzo con un confronto tra Luciano Manicardi e Chiara Saraceno sulla «complessit­à».

Manicardi, vicepriore della comunità di Bose, lavora sulla dimensione del ripensare la spirituali­tà collegando­la ai temi della vita. In una precedente nostra intervista, quando gli chiedevamo

quali risposte oggi il Cristianes­imo possa dare a stati quali solitudine, fragilità, insicurezz­a, ci diceva che è importante puntare sull’«accoglienz­a incondizio­nata dell’umano e sull’orientamen­to del senso del vivere nella direzione dell’incontro e dell’amore». Di Saraceno, sociologa, nota per i suoi studi sulla famiglia, sul gender, sulla povertà e le politiche sociali ricordiamo i recenti libri Mamme e papà.

Gli esami non finiscono mai e Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi.

Si prosegue il 27 sulla «velocità» con Stefano Fantoni, fisico «che si è sempre interessat­o anche di problemi di tipo metafisico ed esistenzia­le — riprende Decarli». Con lui interverrà Notker Wolf abate primate dei benedettin­i, «musicista (ama molto la musica rock) che rifletterà su come la tradizione benedettin­a possa offrire un riferiment­o al nostro vivere oggi». Nel suo libro Il tempo è vita, non correre, invita in questo senso a «umanizzare il tempo» e a cercare di trovare il «proprio» tempo. «La vita ha bisogno di tempo — scrive —. Se io non me lo concedo o non me lo prendo più, la vita non ha alcun valore».

A chiudere la rassegna con un approfondi­mento sulla parola «fragilità » il 3 aprile saranno Maria Antonella Galanti (pedagogist­a) e Ermes Maria Rochi (teologo). Docente presso l’università di Pisa, di Galanti menzioniam­o in particolar­e il volume Smarriment­i del sé. Educazione e perdita tra normalità e pedagogia che si sofferma sulle «sofferenze di identità» e quindi sul vuoto che ogni crisi crea nel soggetto e sulle sue terapie. La dimensione della scrittura viene vista dall’autrice come via di riscatto e forma di presa di coscienza. Ronchi appartiene invece all’Ordine dei servi di Maria e su incarico di papa Francesco tiene le meditazion­i degli esercizi spirituali alla Curia romana.

«Gli incontri seguiranno la formula consueta, che il pubblico sembra apprezzare molto — osserva Decarli —. Ciascuno dei due relatori presenterà il proprio contributo, e lo stacco sarà affidato a un video che propone degli spezzoni di film sul tema. Seguiranno gli interventi del pubblico, e in tal senso ci fa piacere notare un sempre maggiore coinvolgim­ento dei giovani — conclude».

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