Gli avvocati: la legge rincorre l’emergenza
Aumentano le cause: Carta e Osele spiegano le ragioni. «Ci sono supplenti da 30 anni»
Il mondo del precariato scolastico «produce» la maggior parte dei ricorsi alla magistratura. Molteplici i motivi, come spiegano due avvocati interpellati sull’argomento. Fra l’altro, si tratta di un settore che ha un suo corrispettivo economico: una causa può infatti costare da 3-4.000 a 1012.000 euro a seconda della complessità, del valore, del numero delle parti in causa.
Progressiva precarizzazione dei rapporti di lavoro, all’evidente scopo di risparmiare sui costi del servizio scolastico, e una legislazione che rincorre l’emergenza anziché partire da una visione globale dei problemi e dalla sua soluzione in modo sistematico. Sono due dei motivi che l’avvocato Attilio Carta (con un presente denso di ricorsi «scolastici») vede come causa del crescente contenzioso nel mondo della scuola.
«La svolta — spiega — si ha nel ’94 con il governo Ciampi. Per problemi di bilancio cambia il sistema di reclutamento dei docenti. Se prima vi erano concorsi e stabilizzazioni a cadenza regolare, dopo si è assistito al blocco dei concorsi e delle immissioni in ruolo». Un vero e proprio abuso del precariato che avrebbe pertanto ingenerato l’aumento dei ricorsi e creato un filone di procedimenti giudiziari con protagonisti importanti studi legali di tutta Italia. Risultato: una serie di sentenze, anche a volte in contrasto fra loro, ed uno stato di continua incertezza del diritto.
Ma non tutto il male vien per nuocere. «L’incremento del contenzioso — aggiunge Carta — è servito perché il governo nazionale e quello locale sono stati costretti ad ampliare le stabilizzazioni, per esempio con quanto previsto dalla legge 107 del 2015».
Solo che le norme si sono accavallate disordinatamente: «Si è preferito — commenta l’avvocato — tentare di tamponare le emergenze anziché procedere con una visione globale dell’intero sistema scolastico».
Sostanzialmente d’accordo Maria Cristina Osele che elenca possibili motivi di contenzioso: una normativa ondivaga, la patologia della continua reiterazione del contratto di lavoro, il minor numero di concorsi.
«La platea di chi è coinvolto in queste vicende — afferma l’avvocato Osele — è davvero ampia e crescente. Pur con prospettive differenti, molti provano pertanto la strada del ricorso perché esigono un riconoscimento del punteggio in graduatoria o uno scatto di anzianità oppure l’accesso al posto fisso. D’altro canto, ho degli assistiti con 25-30 anni di servizio come supplenti; è naturale che sperino nel passaggio in ruolo. Con qualunque mezzo».
La normativa appare ondivaga anche perché a volta è la stessa magistratura a intervenire per riformare bandi, punteggi o altre regole. «Con il risultato — conclude l’avvocato — che si è aperto un varco dentro il quale molti si sono infilati».