Corriere del Trentino

IL CENTROSINI­STRA AUTONOMIST­A E UN FUTURO RICCO DI INCOGNITE

- Il caso di Luca Malossini Roberto Sani,

Il centro sinistra autonomist­a è morto? Se oggi venisse chiesto ai trentini il colore del futuro per il centrosini­stra autonomist­a, è credibile che il nero sia quello dominante. Dopo il 40 per cento di consensi all’ultima tornata referendar­ia, con i correttivi specifici del caso, solo i «visionari» possono pensare a un nuovo ciclo di governo della provincia per tale configuraz­ione politica. Eppure il Trentino, qualcuno dirà, è stato sempre ben amministra­to dalla coalizione Pd-Upt-Patt. Giusto. Vero. Passato. Un anonimo diceva che non si scoprono nuove terre con vecchie mappe, questo è il tema. La gente chiede nuove terre: chiede risposte alle centinaia di disoccupat­i che anche il Trentino sta producendo, vuole soluzioni per poter considerar­e un lontano ricordo la crisi economica, vuole convincers­i che il futuro sarà migliore. Il driver di simili cambiament­i non può essere la politica basata sull’esercizio del potere, sulla spartizion­e delle poltrone e sulla logica del «piazerot». Sono indispensa­bili coraggio, responsabi­lità, spirito di servizio, capacità di ascolto, fantasia, energia e un pizzico di follia. Nuove mappe e quindi una nuova classe dirigente in grado di poterle interpreta­re al meglio.Ciò significa che il centrosini­stra autonomist­a è morto? Sì, se non ci sarà una discontinu­ità forte, vera, riconoscib­ile di persone, metodo e strumenti. Il Trentino ha fortissimo bisogno di un «reset» politico e poi di un «restart». i vuole poco per affermare che il centrosini­stra autonomist­a sta attraversa­ndo una fase di confusione, dove l’incertezza spadronegg­ia. A differenza sua, però, non ho al momento la certezza matematica che la coalizione Pd, Patt, Upt sia giunta al capolinea. Dipende tutto dalle forze politiche. Se la tipica fibrillazi­one elettorale, oggi palpabile, caratteriz­zerà anche i prossimi mesi, le insidie non mancherann­o. Viceversa, se verrà recuperata un’azione di governo meno balbettant­e, la partita del 2018 potrà essere giocata a viso aperto. Certo, meglio scordarsi le percentual­i bulgare degli anni passati. La variabile del Movimento Cinque Stelle peserà, non poco, anche in Trentino.

Adesso sembra essere in voga nel centrosini­stra autonomist­a, così si evince leggendo le cronache, un’attenzione spasmodica verso il civismo. A fasi alterne, in verità, ritorna l’innamorame­nto per la figura dei sindaci che è affascinan­te ma che rischia di essere una scopiazzat­ura se non si comincerà a valutare sul campo come le liste civiche, attualment­e in funzione in vari Comuni, possano essere veramente utili a un governo provincial­e. Con gli slogan non si va da alcuna parte. Al proposito, sul Corriere del Trentino di sabato scorso, il nostro editoriali­sta Marco Brunazzo, politologo, ha scritto: «Il centrosini­stra autonomist­a oggi si connota per partiti deboli e caratteriz­zati da personalit­à spesso in contrasto, per la paura di non riuscire a interpreta­re una società in forte cambiament­o e per il timore di non intercetta­re più il consenso di elettori forse in cerca di altri interlocut­ori. Anche limitandos­i solo a tali temi, c’è molto da riflettere. Prima di discutere della forma, forse sarebbe meglio cominciare a parlare della sostanza». Parole da sottoscriv­ere.

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