Corriere del Trentino

Il progetto di Trento per la quantistic­a

- Andrea Rossi Tonon

Trento prepara la squadra di super scienziati per esplorare i confini della fisica quantistic­a. L’ateneo, la fondazione Bruno Kessler e l’unità provincial­e del consiglio nazionale delle ricerche stanno infatti predispone­ndo il «Quantum at Trento», o Q@TN, un laboratori­o in cui coordinare ricerca, trasferime­nto tecnologic­o e alta formazione nel settore delle scienze e tecnologie quantistic­he.

L’attività del laboratori­o si concentrer­à su cinque aree: comunicazi­one, calcolo, simulazion­i, sensori e fisica teorica. In ognuna di esse saranno impegnati un ricercator­e post-dottorato e due studenti di dottorato, per un totale di quindici persone, a cui spetterà anche il compito di fare la sintesi dell’attività in corso nei diversi laboratori dell’università, di Fbk e del Cnr. «Lo scorso 20 gennaio abbiamo tenuto un workshop di scienze e tecnologie quantistic­he per fare il punto su ciò che già stiamo facendo e chi se ne sta occupando» ha spiegato Gianluigi Casse, direttore del centro Materiali e Microsiste­mi di Fbk. Il quale ha poi aggiunto che «il risultato è stato sorprenden­temente positivo».

L’obiettivo è di rendere competitiv­o Q@TN entro il 2018, quando la Commission­e europea lancerà l’«iniziativa faro» del settore che prevede un finanziame­nto di un miliardo di euro in dieci anni. Secondo le stime, affinché il laboratori­o sia pronto per allora servirà un finanziame­nto di 1,3 milioni di euro distribuit­i sui tre anni, fondo che sta per essere richiesto alla Provincia.

L’integrazio­ne tra ricerca e possibili sbocchi commercial­i viene già esplorato dai dipartimen­ti scientific­i dell’ateneo ed Fbk, che collaboran­do hanno sviluppato un microchip avanzato basato proprio sulla scienza quantistic­a. «Insieme abbiamo progettato un sistema composto da un emettitore di luce e da un rilevatore a singolo fotone, che consente di generare numeri e codici impossibil­i da predire» ha spiegato Lorenzo Pavesi, direttore del dipartimen­to di Fisica. La prima applicazio­ne possibile di tale sistema è legato alla sicurezza nelle telecomuni­cazioni. «Possiamo paragonare i sistemi attuali a un lancio di dadi, in cui se conosco tutte le condizioni iniziali posso predire il risultato finale, e quindi avere a disposizio­ne la chiave per leggere i messaggi — continua Pavesi — Non posso invece prevedere quando un emettitore di luce produrrà un fotone».

Il prototipo trentino si è evoluto nel tempo e, partito da un sistema delle dimensioni di un metro quadrato, ha raggiunto la grandezza di un microchip facilmente installabi­le in uno smartphone. Il sistema è stato quindi brevettato e il prossimo passo è lo sviluppo di un oggetto più completo in collaboraz­ione con due aziende leader del settore come Id Quantique e Bosch.

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