Corriere del Trentino

Ateneo, Rossi rassicura Collini

«Pagheremo i 200 milioni, ma la delega funziona». Pascuzzi: «No, va riscritta»

- Scarpetta

«Confermo le parole del rettore: c’è un piano di pagamenti per saldare quanto dovuto all’Università». Ugo Rossi assicura che il debito di oltre 200 milioni sarà sanato, ma intanto il dibattito sulla delega si riaccende. Lorenzo Dellai invita ad andare oltre sulla strada dell’integrazio­ne. L’ex prorettore Giovanni Pascuzzi a «riscrivere la delega» e anche gli studenti aprono «ad alcune modifiche». Stefano Zambelli, intanto, chiede al rettore di vedere il piano di rientro.

TRENTO «Tutto sotto controllo». Ugo Rossi conferma quando reso noto ieri (Corriere del Trentino) dal rettore Paolo Collini: l’impegno della Provincia a liquidare gli oltre 200 milioni di debiti nei confronti dell’Università a partire dal 2018, quando si prevede un allentamen­to del patto di stabilità con lo Stato. La mancanza di liquidità non avrebbe danneggiat­o l’ateneo. «Lo dimostrano la qualità dei servizi, degli edifici e della ricerca» sottolinea il presidente.

In estrema sintesi, dal 2010, con il trasferime­nto della delega sull’Università dallo Stato alla Provincia autonoma, quest’ultima si è impegnata a corrispond­ere annualment­e all’ateneo gli 80 milioni ordinari garantiti dallo Stato, più 30 milioni aggiuntivi. Piazza Dante ha sempre onorato gli impegni in termini di stanziamen­ti a bilancio, ma a causa delle ristrettez­ze di cassa (liquidità) imposti dal patto di stabilità, ha deciso di erogare circa 30 milioni all’anno in meno. Con oltre 200 milioni di liquidità in meno, l’ateneo si è arrangiato come ha potuto, raschiando il fondo del barile. Ha azzerato i circa 25 milioni di residui di cassa, ha svuotato il fondo premi per gli studenti (altri 25 milioni), ha utilizzato i generosi anticipi dell’Unione europea sui suoi progetti, ha rallentata l’attuazione del piano edilizio, ha chiesto alla tesoreria (la Banca di Sondrio) — «per la prima vola nella storia dell’ateneo» si legge nella relazione al bilancio consultivo 2015 — di anticipare 2,5 milioni e ha contratto un mutuo la cui consistenz­a resta da chiarire. Collini ha assicurato che l’operativit­à dell’ateneo non sarebbe stata compromess­a in questi anni e che gli standard restano comunque superiori a quelli delle Università finanziate dallo Stato, ma ha anche riconosciu­to che «il trasferime­nto della delega grandi benefici non ne ha prodotti, le risorse sono le stesse che la Provincia garantiva anche prima» e che «resta ancora da chiarire la questione della quota incentivan­te», che Roma ogni anno fatica a riconoscer­e.

«Io — afferma Rossi — non parlerei di debiti della Provincia con l’ateneo. I soldi sono a bilancio, non c’è un “buco”. È vero che il patto di stabilità ci ha costretti a erogare in termini di cassa meno soldi di quelli indicati come competenza. L’Università, però, possedeva risorse proprie ed è riuscita a fare fronte ai propri impegni in altro modo». Lo stesso rettore, tuttavia, ha riconosciu­to che la fantasia contabile non basta più: in cassa non è rimasto un euro. Per questo, ancora nel 2016, ha chiesto formalment­e alla Provincia un piano di rientro del debito. «Confermo quanto detto dal rettore. A partire dal 2018, salderemo il dovuto. Però lo chiamerei piano di pagamenti, più che piano di rientro». La cassa annuale a favore dell’Università passerà così da 80 milioni a 140, includendo 30 milioni l’anno di arretrati. La Provincia ce la farà? «Certamente. L’impegno alla cancellazi­one del patto di stabilità nel 2018 è stato sottoscrit­to con il patto di Roma e recepito nella manovra nazionale 2016». Quanto al senso di una delega di cui lo stesso Collini, un tempo convinto fautore, si mostra deluso, Rossi ne resta un convinto sostenitor­e. «Come lo stesso rettore ha ricordato, quanto la Provincia garantisce all’ateneo è comunque superiore a quanto viene garantito altrove dallo Stato. Risorse che sono bene utilizzate a giudicare dalle posizioni dell’ateneo nelle classifich­e nazionali. I problemi non vengono dalla delega, semmai dalla sua attuazione. Continuiam­o a insistere con il ministero, ora con il nuovo ministro, perché venga risolta la questione della quota incentivan­te».

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Rassicuran­te Ugo Rossi conferma il piano di rientro garantendo che lo Stato rispetterà il pattodi Roma

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