Autorizzazioni, i Comuni gestiranno tutti i permessi
Daldoss illustra due disegni di legge. I sindaci temono per la mole di lavoro
Non saranno più i cittadini, ma i Comuni a dover raccogliere dai vari uffici la documentazione per portare a termine una pratica. È una delle conseguenze della cura anti-burocrazia indotta dalle nuove norme volute dal ministro Marianna Madia. Ieri l’assessore Carlo Daldoss ha illustrato le novità ai sindaci, che temono per l’aumento della mole di lavoro.
TRENTO «Siamo di fronte a una svolta epocale». I sindaci trentini ne sono convinti: il recepimento dei decreti Madia sulla semplificazione dei procedimenti amministrativi di urbanistica, territorio e ambiente è destinato a cambiare la vita dei cittadini. Ma anche dei loro Comuni. L’assessore provinciale Carlo Daldoss ha illustrato ieri con alcuni dirigenti di Piazza Dante al consiglio delle autonomie locali il contenuto di due diversi disegni di legge legati all’adozione dei decreti, uno dei quali contiene le modifiche alla legge per il governo del territorio proposte dalla giunta provinciale.
Il punto fondamentale delle nuove discipline è l’inversione del paradigma attualmente esistente che vede sì al centro dei servizi il cittadino o l’impresa, ma che finisce per essere «lo sportello unico di se stesso». La riforma si basa infatti su alcuni punti cardine tra cui, innanzitutto, l’istituzione di uno sportello unico a cui il cittadino o l’impresa si potranno rivolgere per ottenere un’autorizzazione. L’intera pratica verrà presa in carico dall’amministrazione pubblica i cui uffici procederanno alla raccolta di tutta la documentazione necessaria per esprimersi, e questo è un altro punto cardine, con un provvedimento unico. Altro punto fondamentale è la possibilità per il privato, come illustrato ieri, «di presentare soltanto la Scia edilizia senza dover presentare anche tutti gli altri atti d’assenso». Inoltre a occuparsi dell’agibilità sarà l’interessato «presentando sempre una segnalazione certificata a riguardo».
Il procedimento urbanistico derivante dal recepimento dei decreti Madia dovrebbe avere inoltre tempi definiti che saranno compresi tra i 45 e i 90 giorni quando la procedura sarà valutata dalla Conferenza semplificata «asincrona», organismo chiamato a decidere a maggioranza e non più all’unanimità, esclusivamente sulla base delle documentazioni. Se si dovesse rendere necessario un approfondimento, i tempi si allungheranno di altri 30 giorni. I primi venti serviranno per trasferire la pratica alla Conferenza simultanea, una tavola rotonda composta da tecnici, che si esprimeranno in dieci giorni. A conclusione del processo, in ogni caso, il provvedimento sarà unico.
Una diffusa preoccupazione è stata espressa dai sindaci di fronte alla mole di lavoro che si troveranno a gestire le amministrazioni locali. Daldoss ha però sottolineato che l’adeguamento sarà «flessibile e graduale», prendendo avvio con la mappatura dei procedimenti, precondizione all’attuazione insieme all’informatizzazione integrale dei processi e la riorganizzazione degli sportelli. L’intenzione della giunta è in ogni caso quella di portare in aula la discussione non prima di giugno.
Anche la seconda proposta di delibera della giunta provinciale prevede un adeguamento ai medesimi decreti e prospetta l’approvazione di un disegno di legge concernente «disposizioni per la semplificazione dei procedimenti amministrativi». Gli interventi riguarderanno la disciplina generale della conferenza dei servizi, interpretati come «strumento per valutare i profili da indagare nel rilascio delle autorizzazioni», ha spiegato il direttore generale della Provincia, Paolo Nicoletti.
Ieri in discussione vi sono però state anche le modifiche alla legge elettorale provinciale del 2003 che prevede dei criteri di ineleggibilità per i sindaci. Oggi la legge obbliga i sindaci dei Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti a dimettersi prima di candidarsi al consiglio provinciale. Il disegno di legge presentato dal consigliere provinciale Rodolfo Borga propone l’innalzamento di tale soglia a 10.000 abitanti, ma ieri i sindaci sono andati anche oltre, sostenendo che la legge non dovrebbe prevedere alcuna soglia legata al numero di residenti sul Comune di cui si trovano alla guida.