Premiato il luminare dei tumori ereditari
Harvard, ha scoperto due geni chiave per il cancro di mammella e ovaio
David Morse Livingston, statunitense, 74 anni, è il vincitore del premio Pezcoller 2017 per la ricerca sul cancro. Il riconoscimento gli verrà consegnato il 5 maggio al Castello del Buonconsiglio. Livingston ha scoperto due geni chiave per il cancro di mammella e ovaio.
TRENTO È considerato un pioniere nello studio dei meccanismi che controllano il ciclo di replicazione cellulare nei tumori, a lui si deve l’identificazione di alcune alterazioni genetiche che favoriscono la comparsa di certi tipi di cancro, scoperta fondamentale per la cura del carcinoma della mammella e dell’ovaio: David Morse Livingston, statunitense, 74 anni, è il vincitore del premio Pezcoller 2017 per la ricerca sul cancro. Il prestigioso riconoscimento gli verrà consegnato il 5 maggio alle 18 al Castello del Buonconsiglio. L’annuncio è stato dato ieri dal neo-presidente della Fondazione Pezcoller Enzo Galligioni, succeduto di recente a Davide Bassi, giunto al termine del suo quinquennio di mandato: «Ventesimo ricercatore ad assicurarsi il premio (tre di loro hanno successivamente ricevuto il Nobel per la medicina, ndr), Livingston si è laureato nel 1965 alla scuola di medicina di Boston e ha sempre lavorato ad Harvard, dove oggi è professore di genetica e medicina e vicedirettore del «Dana-Farber» cancer institute, uno dei più prestigiosi centri anti tumore al mondo. Livingston, segnalato al comitato scientifico internazionale della Fondazione e dell’associazione americana per la ricerca sul cancro assieme ad altri trenta candidati, ha sempre coniugato la ricerca di laboratorio e quella clinica.
Studiando, negli anni Ottanta e Novanta, uno dei pochissimi tumori ereditari, il retinoblastoma, ha dato un contributo fondamentale alla conoscenza dei meccanismi che controllano la proliferazione delle cellule in condizioni normali e che sono invece alterati nella maggior parte dei tumori umani. Proseguendo su questo filone di ricerche, ha poi scoperto altri fattori cruciali per il controllo del ciclo cellulare, essenziali non solo per la proliferazione, ma anche per la differenziazione e specializzazione delle cellule: nei tumori anche questi fattori risultano alterati, provocando ammassi di cellule proliferanti in maniera incontrollata e con proprietà o funzioni inutili o dannose per l’organismo.Con il suo gruppo di ricerca, inoltre, Livingston è stato il primo a dimostrare che due particolari geni (Brca 1 e 2) sono normalmente coinvolti nella riparazione dei danni che avvengono nel Dna e che la conseguenza di un loro mancato funzionamento è lo sviluppo di molti tumori, in particolare della mammella e dell’ovaio.
Questa scoperta ha reso possibile, da un lato, identificare le persone che hanno nel loro Dna queste alterazioni genetiche e sono dunque maggiormente a rischio di sviluppare un tumore (in Italia è un esame riconosciuto dal servizio sanitario nazionale), dall’altro di sviluppare farmaci specifici. «Ogni anno in Italia si ammalano più di 500.000 donne di tumore alla mammella e quasi 38.000 all’ovaio, rispettivamente 370 e 38 in Trentino — chiosa Galligioni — il 25% di pazienti presenta questo meccanismo di tipo familiare o ereditario». All’opportunità di ripensare il modo di fare ricerca, affinché presenti maggiori o più precoci ricadute in campo clinico, sarà dedicato invece l’annuale simposio della Fondazione Pezcoller, che riunirà a Trento i migliori cervelli al mondo (Livingston compreso) il 22 e 23 giugno e sarà ospitato negli spazi della Fondazione Caritro.