Corriere del Trentino

Il pitbull aggredì un commercian­te Padrona risarcisce

Ferito al braccio mentre difendeva il suo cocker. La donna dovrà risarcire

- Romagnoli

Un’aggression­e di un cocker da parte di un pitbull, in cui il padrone del cagnolino, nel tentativo di difenderlo, era stato morso a un braccio. Una scena quasi da film, ma purtroppo era accaduta nella realtà e il proprietar­io dell’animale più piccolo era rimasto ferito. L’episodio risale al 2014, ora è stata confermata la sentenza di primo grado che condannava la padrona dell’animale più grande a risarcire l’uomo.

Tutto era avvenuto di sera, attorno alle 22. Nel sottopassa­ggio pedonale che collega via Dogana a via Buonarroti si erano incontrati, provenendo in direzione opposta, una giovane donna con i suoi due pitbull e una coppia che passeggiav­a con un’amica e due cocker. La ragazza non era riuscita a resistere alla forza dei cani e aveva perso di mano il guinzaglio con cui teneva i due grossi cani che si erano diretti verso i cocker. Verso uno di essi, visto che l’altro pitbull e il secondo cagnolino di piccola taglia non avevano partecipat­o all’episodio. Sarebbe seguita un’aggression­e del cane di taglia più grande nei confronti di quello della coppia. Intervenut­o (anche con dello spray al peperoncin­o) per salvare il suo cagnolino, Michele Failo Anesi (un istruttore di difesa personale) era rimasto ferito, morso a un braccio. La prognosi per lui era stata di pochi giorni e fortunatam­ente le conseguenz­e non erano state gravi nemmeno per il suo cocker. Sul posto erano intervenut­i la polizia, il 118, un veterinari­o e alcuni addetti della Asl.

La vicenda era poi finita davanti al giudice di pace: la padrona del pitbull era accusata di lesioni personali colpose per aver portato in strada i cani senza museruola.

Differente la versione sostenuta dalla difesa della donna che in appello era rappresent­ata dall’avvocato Fabio Valcanover (avvocato di parte civile era invece Matteo Benvegnù). Secondo questa tesi l’eventuale morso (non ci sarebbero le prove relative alla provenienz­a e al fatto) sarebbe avvenuto in fase di separazion­e dei cani, momento in cui sarebbe dunque stato interrotto il nesso di causalità tra la condotta della padrona del pitbull e l’accaduto. La giovane donna avrebbe inoltre messo in atto diverse precauzion­i e avrebbe impegnato il sottopassa­ggio vuoto.

Queste le basi sulle quali in appello la difesa della proprietar­ia dei pitbull ha chiesto una rivalutazi­one della condanna stabilita dal giudice di pace. A luglio la giovane donna era stata condannata alla pena pecuniaria di 258 euro, cui si aggiungeva­no le spese processual­i e il risarcimen­to di 700 euro alla parte civile e il pagamento della costituzio­ne. Ora il giudice Giovanni De Donato ha confermato la sentenza di condanna disponendo per la proprietar­ia del cane di grossa taglia del pagamento delle spese di costituzio­ne in giudizio della parte civile (800 euro).

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Largo Pigarelli La sede del Palazzo di giustizia di Trento che ospita il tribunale e la Procura
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Cane Un pitbull

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