Corriere del Trentino

Chiede soldi per il funerale della figlia, ma il lutto non c’è

Raggira una novantenne per 1.800 euro. Uomo condannato: pena di 16 mesi, 400 euro di multa

- M. R.

TRENTO Una storia tristissim­a, di quelle che nessuno vorrebbe mai sentire, di un padre costretto a organizzar­e il funerale della propria figliolett­a, morta a tre anni. Di un genitore che, nel tragico momento, non avrebbe però i soldi per far fronte alla necessità. L’avrebbe raccontata un uomo, un trentenne originario della Serbia, a una novantenne trentina che gli avrebbe creduto e gli avrebbe dato il denaro che lui le avrebbe chiesto. Ma l’uomo non sarebbe stato colpito da nessun lutto.

La vicenda è finita in tribunale dove l’uomo è stato condannato. Ma procediamo con ordine. Tutto sarebbe successo nell’estate 2015 in una valle trentina. L’anziana sarebbe (secondo la versione dell’accusa) stata avvicinata dall’uomo proprio nei pressi della sua abitazione. Avrebbe ascoltato la storia di un uomo alle prese con la prematura scomparsa della sua figliolett­a di tre anni e con delle difficoltà economiche che gli avrebbero reso difficile provvedere alle spese legate alla sepoltura della piccola. In particolar­e l’uomo avrebbe detto alla novantenne di dover comperare la bara, i fiori e la tomba per la piccolina. Forse colpita dalla tragicità dei fatti, la donna si sarebbe impietosit­a e avrebbe acconsenti­to a prestargli del denaro.

Un totale di 1.805 euro in tre tranche rispettiva­mente da 450 euro, 850 euro e 505 euro: questo sarebbe quanto la signora avrebbe dato al trentenne per aiutarlo ad affrontare le dolorose e impreviste spese su impegno di questi di restituire il denaro appena gli fosse stato possibile. In realtà però, sempre secondo la versione dell’accusa, l’uomo non sarebbe stato colpito da nessun lutto. Sono seguiti la denuncia e l’imputazion­e dell’uomo, processato a Trento con l’accusa di truffa aggravata.

Differente la versione della difesa, rappresent­ata in Aula dall’avvocato Angelica Domenichel­li. Secondo questa ricostruzi­one non vi sarebbe stata invece truffa, tutt’al più l’uomo non avrebbe tenuto fede a un’obbligazio­ne civile. Pur non essendo morta la sua figliolett­a, il trentenne avrebbe vissuto comunque un momento di difficoltà familiari che lo avrebbero portato ad aver bisogno di denaro. La signora, sempre secondo la posizione della difesa, sarebbe, nonostante l’età avanzata, pienamente in grado di intendere e volere e avrebbe deciso di prestare il denaro all’uomo tenendone traccia e segnandosi le cifre che gli avrebbe dato. Lui, poi, avrebbe anche manifestat­o e avuto intenzione di restituire la somma, ma non ne avrebbe avuto il tempo. Un prestito, non una regalia, insomma: questa la tesi della difesa.

Il giudice Giovanni De Donato, a processo (va precisato che si tratta di una sentenza relativa al primo grado di giudizio) ha ritenuto l’uomo colpevole del reato che gli era contestato con l’esclusione di un’aggravante. Lo ha condannato a una pena di un anno e quattro mesi di reclusione, a 400 euro di multa e al pagamento delle spese processual­i.

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Disponibil­e Un’anziana apre la porta di casa e ascolta l’interlocut­ore

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