Fa’afafine e gender, la politica sgomita
Ferrari: «Scuole, no alle intimidazioni. Defezioni? Non mi risulta». Borga: informare le famiglie
TRENTO «Non mi risultano tutte queste defezioni. Lo spettacolo parla di apertura, accettazione, solidarietà, riconoscimento della specialità. Non può essere fonte di scontro politico. E non si possono intimidire le scuole per non farle partecipare». Sara Ferrari si riferisce a Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro. Lo spettacolo che, nella sua tournée italiana per le scuole, sta incontrando le resistenze dalle realtà che temono il «gender fluid» e di conseguenza un notevole risalto mediatico.
Dopo le tappe altoatesine a beneficio di 1.250 studenti (svoltesi senza problemi, ma con la sorveglianza delle forze dell’ordine per evitare contestazioni), la pièce portata in scena dal regista Giulio Scarpinato approda a Trento, il 6 marzo alle 10 al Cuminetti. La vicenda raccontata — un ragazzino vuole essere, come un dinosauro, maschio e femmina allo stesso tempo — ha messo in subbuglio la società e la politica locale. Da destra a sinistra si lavora sottotraccia per favorire o boicottare l’evento.
Sui social si è parlato di desposta fezioni da parte di quattro classi su cinque, che però non risulterebbero agli organizzatori del centro Santa Chiara.
Rodolfo Borga nelle settimane scorse ha inviato una lettera alle scuole in cui si ricorda quanto prevede l’ordine del giorno 215, approvato dal consiglio, che prevede con riferimento alla mozione antiomofobia un’adeguata informazione circa le iniziative e il diritto di lasciare a casa i minori.
In una seconda missiva, il consigliere provinciale di Civica Trentina ha ricordato la ri- della ministra dell’istruzione Fedeli alla sollecitazione di Elena Donazzan, assessora della giunta regionale veneta. «Il ministero, precisa Fedeli, non ha nulla a che fare con lo show, un’iniziativa valutata in autonomia dagli istituti. I quali devono informare adeguatamente i genitori sui contenuti trasmessi», precisa il consigliere.
«Primo — precisa Ferrari, in veste di assessora alle pari opportunità — non mi risulta affatto che lo spettacolo possa per il momento andare deserto. Secondo, è in atto una strumentalizzazione politica da parte del centrodestra e Forza nuova. Lo spettacolo è una libera offerta culturale che le scuole hanno accolto nella loro autonomia, giudicandolo in linea con i propri obiettivi educativi e il piano di istituto». Poi Ferrari prende in considerazione gli orientamenti del Consiglio provinciale sotto una luce diversa da Borga: «Il Consiglio provinciale — spiega — ha dato un’indicazione approvando la mozione antiomofobia». Ferrari chiude guardando all’esempio dell’Alto Adige: «L’accoglienza positiva è la testimonianza che questa è una bufala alimentata ad arte, destinata a sgonfiarsi. La rappresentazione parla di accettazione e riconoscimento della specialità. In Trentino non facciamoci spaventare».