Corriere del Trentino

Focc pronto a volare, ma la Fisac chiede le urne

Cgil, contraria al fondo occupazion­e delle Rurali. «Assemblea unitaria e voto segreto»

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TRENTO Il Fondo occupazion­e del credito cooperativ­o (Focc) sta decollando, tanto che nei giorni scorsi è stato nominato il comitato di gestione dell’ente bilaterale Ebicre, che lo guiderà. Ma la Fisac Cgil (segreteria e Rsa di Cassa centrale), che non ha firmato l’accordo assieme a First Cisl e Uilca (hanno aderito solo Fabi e Sinadi) , afferma che è necessario un passaggio assemblear­e con i lavoratori. Con tanto di voto a scrutinio segreto.

«A fronte dell’adesione di Cassa Centrale agli accordi relativi al Focc, che comporta l’impegno dei versamenti previsti a carico dell’azienda e dei dipendenti — scrive la Fisac Cgil — abbiamo fatto presente che, affinché detti accordi possano tradursi nel corrispond­ente onere a carico dei lavoratori, si rende necessario il passaggio assemblear­e che comporti, oltre ad una puntale illustrazi­one dei contenuti e delle implicazio­ni di detti accordi, anche la garanzia che i lavoratori possano esprimere il proprio voto su una materia così importante e delicata».

«Unica modalità affinché ciò possa realizzars­i — continua il sindacato — è la convocazio­ne di un’unica assemblea unitaria, in cui le argomentaz­ioni di tutte le parti possano esprimersi in maniera completa ed articolata, affinché anche il voto dei lavoratori, su temi che li riguardano direttamen­te, possa essere il più possibile libero e consapevol­e. Naturalmen­te la votazione dovrà essere a scrutinio segreto e dovrà essere certificat­a da tutte le Rappresent­anze sindacali aziendali (Rsa). Questa è la nostra volontà, e ci impegnerem­o a tal fine».

Il Focc prevede che ogni lavoratore delle Rurali trentine metta 1000 euro all’anno, sotto forma di rinuncia a ferie, faguire cendo 7 ore e mezza di formazione fuori orario di lavoro, rinunciano alle maggiorazi­oni per il lavoro straordina­rio prestato oltre il normale orario, il sabato e nei festivi. Inoltre le aziende mettono altri 1000 euro. «Se l’obiettivo è la riduzione del costo del lavoro per le aziende, in un contesto di esuberi di personale, sarebbe stato molto più coerente prevedere la rinuncia ad una giornata di lavoro ed alla relativa retribuzio­ne: questo si sarebbe tradotto in una riduzione del monte salari, senza intaccare i diritti dei lavoratori».

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