IL VALORE CIVICO DELL’ARTE
Dopo molti anni di disinteresse totale della Galleria Civica di Trento verso il rapporto architettura-città, ecco l’auspicata svolta. Da alcuni giorni ha aperto una mostra dove protagonisti sono gli architetti Armani, Salvotti e Perini insieme a un gruppo di artisti, tutti trentini. L’esposizione ha un pregio: riaprire uno squarcio di luce su un periodo importante del capoluogo inerente proprio ai rapporti tra artisti e architetti.
Il ruolo di una galleria come la Civica — che già nel nome dovrebbe avere un compito preciso — è anche legato al significato che si attribuisce oggi alla cultura visiva, alla ricerca di nuovi canoni estetici condivisibili piuttosto che ristretti a una cerchia di amatori e appassionati. Diffondere e divulgare il ruolo «civico» delle arti contemporanee — architettura, design, grafica, fotografia — non solo è un dovere, ma una necessità. Lo è soprattutto in una realtà dove lo stesso Mart, in relazione alle sue potenzialità, fa ancora numeri risibili di visitatori per lo «specialismo» in cui è segregato, dimenticando che a fare grande il Trentino è stato proprio il confronto tra architetti e artisti.
La riflessione investe inevitabilmente le istituzioni, restie a intercettare il cambio radicale che le culture delle arti hanno subito con la rivoluzione digitale e i grandi flussi della rete. Bisogna poi passare dal considerare musei e gallerie come luoghi chiusi, roccaforti d’élite separate dalla realtà, a occasioni capaci di elevare la sensibilità verso i temi di una nuova bellezza collettiva che riguarda anche le città intelligenti, i paesaggi di valore. L’arte, insomma, come strumento di cambiamento e crescita «popolare». Per Trento, che non ha un luogo in cui mostrare percorsi attuali e futuri, tenere una Galleria Civica così è un lusso e uno spreco. Tornare a parlare di progetti, fomentare una stagione di confronto e di riflessione corale su temi nuovi, emergenti o potenziali, dovrebbe essere l’obiettivo coordinato di strutture pubbliche, musei e centri espositivi.
Non è tollerabile che investimenti significativi abbiano poche ricadute: il valore della cultura, di cui fa parte a buon diritto quella urbana, e dell’architettura (dovrebbero ribadirlo gli Ordini) deve misurarsi con le sfide di oggi e dei prossimi anni. In Trentino, una nuova stagione di modernità vera passa per il saper intravedere opportunità in altre forme di dinamismo che non siano note, scontate, tradizionali.