Corriere del Trentino

L’UNIVERSITÀ È AL VERTICE

- Di Sara Ferrari

Come responsabi­le per la Giunta provincial­e delle deleghe all’Università e ricerca, vorrei proporre una lettura della condizione dell’Università di Trento un po’ meno di opinione e fantasia e un po’ più di realtà rispetto a quanto sembrano suggerire alcune recenti esternazio­ni. Stiamo infatti parlando di quello che il Censis considera l’ateneo migliore d’Italia, primo nella classifica assoluta e capolista tra le università di medie dimensioni.

Come responsabi­le per la Giunta provincial­e delle deleghe all’Università e ricerca, vorrei proporre una lettura della condizione dell’Università di Trento un po’ meno di opinione e fantasia e un po’ più di realtà rispetto a quanto sembrano suggerire alcune recenti esternazio­ni. Stiamo infatti parlando di quello che il Censis considera l’ateneo migliore d’Italia, primo nella classifica assoluta e capolista tra le università di medie dimensioni (anno 2016-17). Lo stesso che il mese scorso la comparazio­ne pubblicata dal Sole 24 Ore identifica­va tra quelli statali come il secondo migliore del Paese, grazie a punti di forza come l’attrattivi­tà di studenti, le borse di studio, la qualità della produzione scientific­a. Infine, nonostante le piccole dimensioni, parliamo di quell’università che, con oltre 15 milioni di euro di finanziame­nti ottenuti nel programma quadro europeo Horizon 2020, è quinta assoluta per progetti attivi (dietro solo ai politecnic­i di Milano e Torino e alle università di Bologna e di Roma-La Sapienza).

Chiarito che è questo lo stato in cui «versa» la nostra università, ciò non significa che non si ravvisi problema alcuno, o che il domani sia da considerar­si solo in discesa. Dimostra sempliceme­nte che non è vero che una politica cieca e stolta sta disegnando per l’ateneo «un futuro di scarsa qualità», chiarisce che davvero nessuno è in fuga (non i docenti, stante un reclutamen­to in crescita, e non gli studenti, che per oltre la metà arrivano attratti dalle altre regioni), ed evidenzia i frutti di una spesa per il diritto allo studio in aumento (rifinanzia­ta tre mesi fa con maggiori risorse e il plauso di parti sociali e studenti). Tutto ciò è stato possibile a fronte di sforzi non indifferen­ti, perché nell’evidenza di un bilancio provincial­e in calo, garantire l’invarianza di finanziame­nto rivela una scelta politica importante e convinta.

Così, oltre ai circa 80 milioni prima trasferiti dallo Stato, la Provincia ha garantito la conferma delle risorse, consolidan­do un finanziame­nto annuale pari a 32,6 milioni, assicurand­o la stabilizza­zione dei progetti di biotecnolo­gie (Cibio) e di neuroscien­ze (Cimec) (più 3 milioni nel 2015), avviando nel 2016 il Centro C3A (Agricoltur­a, Alimentazi­one, Ambiente) in collaboraz­ione con la Fondazione Mach, attivando nuovi corsi di laurea in Viticoltur­a ed enologia, in Comparativ­e european internatio­nal legal studies (prima laurea triennale interament­e in inglese), avviando una laurea magistrale in Musicologi­a (interatene­o con Bolzano), una laurea magistrale in Internatio­nal security studies (con Pisa), una laurea magistrale in Quantative and computatio­nal biology e una in Human and computer interactio­n.

Certo, il contesto economico generale, che oggi non è più quello di un tempo, ci ha imposto uno sforzo maggiore, e i vincoli posti dal patto di stabilità nazionale hanno effettivam­ente reso necessario un accordo tra Provincia e Università che consentiss­e un riallineam­ento tra flussi di cassa e stanziamen­ti di bilancio.

Ma al di là degli sfoghi da «dopo di me il diluvio», ciò che emerge analizzand­o in modo puntuale il quadro complessiv­o delle risorse stanziate, dei progetti di ricerca attivi, delle nuove proposte formative, delle classifich­e nazionali e internazio­nali elaborate da terzi, è che non solo l’Università di Trento mantiene la posizione di vertice che da tempo le appartiene, ma è impegnata in un costante aggiorname­nto e sviluppo. Uno sforzo che affronta attraverso una doppia relazione e sinergia: quella con il mondo della scuola e dei giovani, per orientare e sensibiliz­zare gli studenti e le loro famiglie rispetto alla consapevol­ezza che nonostante il futuro incerto, puntare sull’istruzione universita­ria è una scelta competitiv­a e ad alto valore aggiunto; e quella con l’intero sistema della ricerca trentina. Una collaboraz­ione che oggi ci vede un passo più in là rispetto a prima, realizzand­o quel dialogo tra enti che per una realtà come la nostra rappresent­a il principale investimen­to nel futuro della comunità e per la competitiv­ità del territorio.

I dati come si vede sono positivi e non abbiamo alcuna intenzione di mollare.

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