Corriere del Trentino

Il fenomeno dei profughi ambientali

«Te ne vai o no?» martedì al Centro per la formazione alla solidariet­à internazio­nale

- di Jennifer Murphy

«Te ne vai o no?» è il gioco ideato da un gruppo di studenti dell’ateneo per mettersi nei panni dei migranti ambientali. I profughi costretti a lasciare il Paese per ragioni climatiche sono in aumento.

Secondo una stima delle Nazioni Unite entro il 2050 i profughi così detti «ambientali» saranno compresi tra i 200 e i 250 milioni, in media 6 milioni di persone costrette ogni anno a lasciare la propria casa e a volte il proprio Paese d’origine. Tra i paesi più colpiti dal fenomeno l’Africa con circa 27,8 milioni di sfollati solo nel 2015. Per avvicinare persone di tutte le età al tema e per capire perché gli abitanti di paesi come Siria, Yemen, Iraq e India sono costretti a migrare per ragioni climatiche, un gruppo di studenti e dottorandi dell’università di Trento ha ideato il gioco «Te ne vai o no?» invitando tutti i cittadini a mettersi nei panni di un migrante ambientale.

«L’interesse nasce dal voler capire le migrazioni climatiche e le interazion­i tra uomo e ambiente» spiega Eugenia Pacini, studentess­a di giurisprud­enza all’università di Trento e portavoce de «I rifiuti della terra», il gruppo studio dell’associazio­ne Ingegneria senza frontiere Trento, che insieme all’associazio­ne il Gioco degli specchi ha realizzato il gioco. «Dopo svariati mesi di ricerca interdisci­plinare intrapresa da studenti e dottorandi di vari dipartimen­ti, abbiamo pensato che il modo migliore di presentare l’argomento fosse un gioco di ruolo col quale i partecipan­ti possano vestire i panni di un abitante del Bangladesh». La scelta non è certo stata lasciata al caso: «Abbiamo optato per questo paese proprio perché è tra i più colpiti dal fenomeno» precisa Eugenia.

«Ogni giocatore — spiega la studentess­a — è membro di un villaggio e dispone di una scheda personaggi­o che gli attribuisc­e determinat­e risorse». Come in una sorta di tombola vengono estratti degli eventi metereolog­ici più o meno catastrofi­ci. «Tali episodi — precisa Eugenia — possono causare la perdita di risorse da parte dei partecipan­ti». Ai membri dei villaggi verranno quindi sottoposti quesiti generali sul tema delle migrazioni o sulle tecniche per far fronte a fenomeni climatici e, a seconda della risposta data, ci sarà o meno la perdita di risorse. «Questo passaggio — dice Eugenia — rappresent­a la resilienza, cioè la capacità o meno di adattarsi a condizioni di difficoltà da parte degli abitanti». Quando un giocatore perderà tutte le sue risorse sarà costretto a fare la fatidica scelta: migrare o restare? «Se gli abitanti degli altri villaggi non sono in grado di accoglierl­o il giocatore sarà costretto a migrare in un altro Paese e di conseguenz­a a uscire dal gioco. Questi movimenti — prosegue la studentess­a — rappresent­ano la migrazione interna e quella internazio­nale».

Al gioco seguirà un momento di riflession­e «proprio perché l’obiettivo ultimo è far capire a chi partecipa i motivi, spesso purtroppo ignorati, che portano queste persone a doversene andare dal proprio Paese. Inoltre — conclude Eugenia — si tratta di una condizione che in un futuro non troppo lontano potremmo trovarci a vivere anche noi».

A ospitare l’evento previsto per martedì prossimo alle 17.30 sarà il Centro per la formazione alla solidariet­à internazio­nale (Cfsi) in vicolo san Marco a Trento.

«L’iniziativa — precisa Elisa Rapetti del Centro — si inserisce nel corso “Migrante a chi?” organizzat­o dal Cfsi. Ci è sembrato molto interessan­te includerla come attività collegata al corso che teniamo, in quanto permette di affrontare il tema delle migrazioni climatico-ambientali con un linguaggio differente e interattiv­o».

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Inondazion­i Non soltanto le guerre costringon­o le persone a lasciare la propria terra. I migranti ambientali sono addirittur­a superiori per numero

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