Il fenomeno dei profughi ambientali
«Te ne vai o no?» martedì al Centro per la formazione alla solidarietà internazionale
«Te ne vai o no?» è il gioco ideato da un gruppo di studenti dell’ateneo per mettersi nei panni dei migranti ambientali. I profughi costretti a lasciare il Paese per ragioni climatiche sono in aumento.
Secondo una stima delle Nazioni Unite entro il 2050 i profughi così detti «ambientali» saranno compresi tra i 200 e i 250 milioni, in media 6 milioni di persone costrette ogni anno a lasciare la propria casa e a volte il proprio Paese d’origine. Tra i paesi più colpiti dal fenomeno l’Africa con circa 27,8 milioni di sfollati solo nel 2015. Per avvicinare persone di tutte le età al tema e per capire perché gli abitanti di paesi come Siria, Yemen, Iraq e India sono costretti a migrare per ragioni climatiche, un gruppo di studenti e dottorandi dell’università di Trento ha ideato il gioco «Te ne vai o no?» invitando tutti i cittadini a mettersi nei panni di un migrante ambientale.
«L’interesse nasce dal voler capire le migrazioni climatiche e le interazioni tra uomo e ambiente» spiega Eugenia Pacini, studentessa di giurisprudenza all’università di Trento e portavoce de «I rifiuti della terra», il gruppo studio dell’associazione Ingegneria senza frontiere Trento, che insieme all’associazione il Gioco degli specchi ha realizzato il gioco. «Dopo svariati mesi di ricerca interdisciplinare intrapresa da studenti e dottorandi di vari dipartimenti, abbiamo pensato che il modo migliore di presentare l’argomento fosse un gioco di ruolo col quale i partecipanti possano vestire i panni di un abitante del Bangladesh». La scelta non è certo stata lasciata al caso: «Abbiamo optato per questo paese proprio perché è tra i più colpiti dal fenomeno» precisa Eugenia.
«Ogni giocatore — spiega la studentessa — è membro di un villaggio e dispone di una scheda personaggio che gli attribuisce determinate risorse». Come in una sorta di tombola vengono estratti degli eventi metereologici più o meno catastrofici. «Tali episodi — precisa Eugenia — possono causare la perdita di risorse da parte dei partecipanti». Ai membri dei villaggi verranno quindi sottoposti quesiti generali sul tema delle migrazioni o sulle tecniche per far fronte a fenomeni climatici e, a seconda della risposta data, ci sarà o meno la perdita di risorse. «Questo passaggio — dice Eugenia — rappresenta la resilienza, cioè la capacità o meno di adattarsi a condizioni di difficoltà da parte degli abitanti». Quando un giocatore perderà tutte le sue risorse sarà costretto a fare la fatidica scelta: migrare o restare? «Se gli abitanti degli altri villaggi non sono in grado di accoglierlo il giocatore sarà costretto a migrare in un altro Paese e di conseguenza a uscire dal gioco. Questi movimenti — prosegue la studentessa — rappresentano la migrazione interna e quella internazionale».
Al gioco seguirà un momento di riflessione «proprio perché l’obiettivo ultimo è far capire a chi partecipa i motivi, spesso purtroppo ignorati, che portano queste persone a doversene andare dal proprio Paese. Inoltre — conclude Eugenia — si tratta di una condizione che in un futuro non troppo lontano potremmo trovarci a vivere anche noi».
A ospitare l’evento previsto per martedì prossimo alle 17.30 sarà il Centro per la formazione alla solidarietà internazionale (Cfsi) in vicolo san Marco a Trento.
«L’iniziativa — precisa Elisa Rapetti del Centro — si inserisce nel corso “Migrante a chi?” organizzato dal Cfsi. Ci è sembrato molto interessante includerla come attività collegata al corso che teniamo, in quanto permette di affrontare il tema delle migrazioni climatico-ambientali con un linguaggio differente e interattivo».