Cavalese, un altro bando deserto
Ancora una volta, nessun pediatra in Italia si è detto disponibile ad andare a lavorare a Cavalese. Ieri a mezzogiorno scadevano i termini del nuovo bando di mobilità indetto dall’Azienda sanitaria. Potrebbero ancora arrivare adesioni via posta (in quel caso fa fede la data di spedizione), ma le probabilità paiono scarse. Per i sostenitori del punto nascite è una pessima notizia, ancor più se si considera che dieci giorni fa il ministero ha sollecitato una soluzione alla Provincia.
Se il punto nascite di Cles, al contrario di quello di Arco, è stato salvato perché giudicato compatibile con gli standard nazionali, per il punto nascite di Cavalese è in corso un tentativo di «salvataggio» da parte della Provincia. La richiesta del territorio e della politica locale è forte, ma si scontra non solo con gli standard di sicurezza decisi a livello nazionale, ma anche con la sostanziale contrarietà dei medici. Il presidente dell’Ordine, Marco Ioppi è stato chiaro: in termini di sicurezza, il trasporto da Cavalese a Trento non è un problema, l’assenza di una struttura ospedaliera di alto livello, invece, potrebbe rivelarsi determinante in caso di complicazioni durante il parto. Ieri, rispondendo a un’interrogazione di Maurizio Fugatti (Lega), Luca Zeni (Pd) ha allegato la lettera con la quale il Ministero si assume la responsabilità dell’errore (nessun nato ad Arco da Ledro) nella risposta data a Mauro Ottobre, sgravandone così la Provincia. Nella stessa lettera, ricorda che i termini per l’adeguamento di Cavalese sono scaduti. «Abbiamo risposto — riferisce Zeni — di darci ancora un po’ di tempo perché stiamo proseguendo nei tentativi di reclutamento e studiando con altre regioni possibili standard alternativi». La replica di Roma è attesa a breve.